Ovvero Tre editori e le nuove forme di albo non-fiction
Per il numero 48 della sua rivista, Le meraviglie, Associazione Hamelin ha intervistato tre dei maggiori autori di albi illustrati di non-fiction italiani per chiedere loro quali sono le sfide che incontra chi usa l’illustrazione per fare divulgazione. Hanno risposto Sabina Stavro di Editoriale Scienza, Sebastiano Le Noël de L’Ippocampo Edizioni e Paolo Canton di Topipittori.
Quello che segue è un estratto dell’intervista; l’integrale si trova sul numero 48 della rivista Hamelin, disponibile nelle librerie specializzate o su hamelin.net.
[a cura di Associazione Hamelin]
La copertina del numero 48 della rivista Hamelin (illustrazione di Felix Bork).
A tal proposito, la storia delle scienze ci ha portato a considerare la meraviglia come un concetto antitetico al rigore della conoscenza. Tuttavia la produzione degli albi di non-fiction contemporanei insiste molto su meraviglia e stupore. Quale importanza gli date nel vostro catalogo in quanto strumenti educativi e di conoscenza? Per quali ragioni?
Editoriale Scienza: «La meraviglia è il seme da cui si genera la conoscenza» diceva Francis Bacon, e si deve partire proprio da qui se si vuole entrare in sintonia con il bambino e coinvolgerlo. Siamo profondamente convinti che la scienza sia parte irrinunciabile e fondamentale della cultura: per questo, tra i libri per giovanissimi, ci devono essere anche quelli di divulgazione, accanto alle fiabe e alla narrativa fantastica. Un bambino legge/si fa leggere Cappuccetto Rosso con lo stesso entusiasmo di un libro che descrive il corpo umano, il mondo animale o lo spazio: per lui sono storie altrettanto interessanti. L’importante è tenere sempre desta l’attenzione, partendo dalle sue esperienze quotidiane e dal mondo che lo circonda. La meraviglia è spesso insita proprio in ciò che si racconta (la ricchezza della natura, i viaggi spaziali, l’evoluzione della vita sulla Terra…), sta a noi metterla in evidenza per appassionare il lettore.
L'Ippocampo Edizioni: I ragazzi sono molto curiosi e scoprono tutto stupendosi di continuo. Basta guardali quando con cura analizzano un libro che li attrae. Ci si perdono a capofitto con gli occhi spalancati. Certamente la meraviglia non sarà l’unica porta di accesso per comprendere la scienza ma abbiamo voluto che fosse il filo rosso delle nostre pubblicazioni. Volevamo fare dei libri che risvegliassero questo sentimento.
Noi ricerchiamo libri che abbiano un forte impatto per lo sguardo e che presentino il contenuto scientifico in maniera accattivante e nuova. Lo stesso principio vale per la fiction.
Sei zampe e poco più, di Geena Forrest (Topipittori, 2016).
Vagabonde!, di Marianna Merisi (Topipittori, 2017).
Topipittori: Per prima cosa, solo la scienza novecentesca ha negato alla meraviglia il posto che le spetta anche nell’ambito della ricerca scientifica (con meritorie eccezioni). Va ricordato che fino a poco più di cento anni fa, gli scienziati erano anche scrittori, musicisti, pittori, poeti, e che le loro passioni – quelle artistiche e quelle scientifiche – convivevano (si deve proprio dirlo) meravigliosamente. Ricordiamo che uno dei primi trattati di malacologia, pubblicato nel 1681, titolava Ricreatione dell'occhio e della mente nell'osservation' delle Chiocciole; che Francesco Redi – lo scienziato che per primo ha confutato con successo il principio della generazione spontanea – era un poeta e scriveva trattati scientifici sulle api, in versi; che Galileo Galilei è passato alla storia non solo per i risultati delle sue ricerche nel campo della fisica, ma anche per la qualità letteraria dei suoi scritti, al centro delle riflessioni di Italo Calvino nelle Lezioni americane; che Wolfgang Goethe, oltre a essere lo scrittore nazionale tedesco, era uno scienziato molto serio che si occupava di botanica, di geologia e che la sua teoria del colore è ancora oggi il fondamento degli studi in materia. Nel secondo millennio, il mondo della scienza si è reso conto di quanto fosse importante raccontare le nuove scoperte e le ricerche in corso in un modo comprensibile e affascinante. Per questa ragione, oggi, istituzioni internazionali di ricerca, come il CERN di Ginevra o le basi scientifiche in Antartide, hanno fra i propri collaboratori artisti visivi; e la comunità dei ricercatori in nanotecnologie bandisce annualmente premi fotografici focalizzati sulla microfotografia scientifica. La meraviglia è fondamentale per lo sviluppo della scienza, ma forse meglio sarebbe dire dell’intelletto: se il mondo fosse brutto, se la natura disgustasse, se non ci fosse fascinazione e meraviglia, se non ci fosse «ricreazione dell’occhio e della mente» a nessuno verrebbe in mente di fare dell’osservazione e dell’indagine un impegno quotidiano, un mestiere. Questo esercizio dell’osservare per meravigliarsi acuisce l’ingegno, insegna la pazienza, aiuta a individuare e sviluppare inclinazioni e talenti.
L'albero, di Silvana D'Angelo e Studio Fludd (Topipittori, 2017).
Naturalisti in cucina, di Federica Buglioni e Anna Resmini (Topipittori, 2019).
I volumi da cui sono tratte le illustrazioni di questo post fanno parte della collana Topipittori dedicata alla natura e alle scienze: PiNO, Piccoli Naturalisti Osservatori.