[di Michele Longo]
Credere, obbedire, insegnare, il bel saggio a più voci sulle nuove indicazioni a cura di Dario Ianes, pubblicato recentemente da Erickson, inizia con un dialogo immaginario tra un barista e una dirigente scolastica. “Ma è una cosa importante?” chiede il barista, “Che si deve seguire? Una specie di Legge nuova?”. La dirigente, che immagino già un po’ stanca, risponde: “Così come i cani lasciano il loro segno per far sentire che lì loro sono passati, così, da decenni, la scuola italiana viene segnata a suon di decreti, indirizzi, orientamenti, linee guida. Negli ultimi trent’anni, da quando le scuole dovrebbero avere una piena autonomia, praticamente siamo stati travolti senza un ordine, una coerenza di fondo, senza un’attenzione a chi la scuola la fa e ha bisogno di capire che cosa si sta chiedendo. Capire è secondario, basta appendere la medaglia, mettere una x e pubblicamente proclamare di aver lasciato il segno”.
Immagine courtesy Spazio Bk
Difficile dirlo meglio. Il riflesso di ignorare la grandine lieve e incessante delle novità ministeriali è un indispensabile strumento di lavoro, nella scuola italiana. Noi, le maestre*, dobbiamo anche andare tutti i giorni in classe, in orario, con qualche idea di cosa fare, sufficientemente ben disposte verso i bambini: tutte cose incompatibili con la lettura puntuale ed esaustiva dei documenti ministeriali. D’altra parte, le nuove indicazioni sono state annunciate da una costellazione di parole e riferimenti allarmanti, per la maggior parte di noi: la lettura della Bibbia nelle ore di storia, l’accoppiamento contronatura Cuore-Pinocchio, “Solo l’occidente conosce la storia”, l’italianità. La domanda del barista ce la siamo fatta subito: “Sono una cosa importante, queste indicazioni? Che si deve seguire? Una legge? Ci entrano in classe?”. Per un interessante fenomeno di comunicazione sotterranea di gruppo, di istituto, di categoria, un certo numero di insegnanti si sono auto-selezionate per leggere, e poi rispondere a domande, inquietudini, ricerche di rassicurazione.
Eccomi. Le ho lette dalla prima all’ultima pagina, poi di nuovo, più di una volta, ma solo per la parte che riguarda la primaria. E ci sono rimasto sotto. Per più di due mesi. All’inizio è stato un viaggio disordinato, ma non privo di momenti di delizia e fascinazione. Rincorrendo la lingua e l’immaginario culturale delle indicazioni, sono andato a rileggermi Cuore di De Amicis, scoprendo la magnifica postfazione di Domenico Starnone, “Paura di Franti” (Feltrinelli, 1993), e da lì, per forza, al classico “Elogio di Franti” di Umberto Eco (in Diario Minimo, La Nave di Teseo, 1975/2002); poi il Manifesto del futurismo di Marinetti e, per riprendermi, ma anche a buona ragione, il meraviglioso Controdolore di Palazzeschi; per finire, seguendo una traccia quasi olfattiva, il Maestro di Vigevano di Mastronardi. Intanto, ho seguito come potevo il dibattito online, molto ricco e stimolante.
A un certo punto di questa lunga sbornia, improvvisamente, mi sono spaventato. Ho smesso di ridere, di ammiccare a scrittori vivi e morti, di lanciare sassolini nel buco per sentire come risuonavano. Forse è stata una frase di Valentina Migliarini, in apertura del suo contributo, “Contro i nuovi segregazionismi”, al già citato Credere, obbedire, insegnare. Migliarini legge la reazione alle Nuove indicazioni come “Una indignazione condivisa da un ormai sempre più ristretto gruppo di studiosi, insegnanti e educatori critici che denunciano come un’ideologia di estrema destra si rifletta in modo chiaro, e non più celato, nel linguaggio, nelle pratiche, e in un curricolo scolastico sempre più prescrittivo.” Ecco. Le nuove indicazioni sono state prodotte per introdurre, in modo evidente e smaccato, un’ideologia di estrema destra nei programmi didattici della scuola dell’obbligo, in Italia. È vero che la maggior parte dei contenuti ascrivibili alle posizioni della nuova destra estrema europea si trova nell’introduzione, o “Premessa culturale”, e potremmo, dunque, considerarli parte di un discorso pomposo ma senza effetti, spunti dell’ennesimo documento inutile del ministero. Ma andiamo a leggere il curricolo di Storia della Primaria.
In prima, i bambini di sei anni, impareranno:
Le radici della cultura occidentale attraverso alcune grandi narrazioni: p. es. Bibbia, Iliade, Odissea, Eneide (in forma molto semplificata).
• La mia città, paese, quartiere: i luoghi più importanti (uffici pubblici, luoghi di culto, monumenti, piazze e loro significato).
• L’Italia: sua raffigurazione geografica, ricerca sulla carta geografica dei luoghi conosciuti dagli alunni e delle città principali.
• L’Italia: il mare, la montagna, la campagna, nell’esperienza degli alunni.
In seconda:
• L’Italia come sistema ecologico ed ecostorico complesso e frutto della storia.
• La nascita dell’Italia: da molti Stati regionali una sola nazione libera e indipendente.
• Mameli e l’inno nazionale (spiegazione del contenuto), poesie e canti del Risorgimento.
• Racconti del Risorgimento (p. es.: gli incarcerati nello Spielberg, le cinque giornate di Milano, i martiri di Belfiore, “La piccola vedetta lombarda”, Anita Garibaldi, i Mille).
• Monarchia o Repubblica: due modelli politici (spiegati in modo elementare).
• Essere cittadini: la Costituzione, i diritti, le elezioni, le tasse.
• Che cosa decide chi governa il tuo comune.
Mentre, fino a ora, i bambini di sei-sette anni familiarizzavano con gli “indicatori temporali” (mesi, giorni, settimane), e con i concetti di successione e contemporaneità, dall’anno prossimo impareranno la superiorità dell’occidente, le radici cristiane della cultura italiana, il patriottismo, il valore della guerra, il bel morire per la patria, anche da piccoli.
Qui si potrebbe aprire una discussione sulla dinamica tra il valore prescrittivo dei programmi e il principio della “libertà di insegnamento”, che le nuove indicazioni non aboliscono. Ma è importante ricordare che, nella nostra scuola, esistono i libri di testo, e che la maggior parte di noi li usa. Quando le nuove indicazioni sostituiranno quelle in vigore – secondo il ministero già dal prossimo anno scolastico -, gli editori del settore adegueranno i volumi ai nuovi contenuti. È probabile che lo stiano già facendo. Il libro di testo fa il vero programma: nel lavoro in classe, ma ancor più nelle idee e nelle aspettative delle famiglie. È un libro che va avanti e indietro tra casa e scuola; spesso è uno dei pochi che un bambino si trova a disposizione. Presto, nei “sussidiari delle discipline” di prima e seconda primaria, avremo estratti della bibbia, e versioni facilitate della “Piccola vedetta lombarda”.
Qui, io, maestro lettore volontario delle indicazioni, mi fermo.
Adesso, tocca a voi. O meglio, a tutti, insieme: insegnanti, genitori, nonni, ragazzi, educatori, scrittori di libri per l’infanzia, illustratori, studiosi, rappresentanti politici, sindacalisti, persone che non hanno direttamente a che fare con l’infanzia, ma si interessano al paese in cui vivono. Le nuove indicazioni non sono una questione specifica della scuola. È quando l’ho capito, che mi sono spaventato.
*Nelle indicazioni, le maestre non ci sono; non sono mai neanche nominate. Al loro posto c’è il maestro, che, ci spiegano è magis-tro, perché si è scoperto che in latino magis vuol dire “di più”, e il maestro è di più, soprattutto dei bambini. Il magis è ispirato, attraversato come un parafulmine dall’energia dei Saperi, in contatto medianico con colleghi del passato come (davvero) Dante Alighieri, Maria Montessori, Michelangelo Buonarroti. Questo magis che non esiste da nessuna parte, ha, però, tutti i tic, le idee autoriferite, e le manie di grandezza tipiche del maestro maschio.
L'illustrazione in copertina Facebook è dal Pinocchio di Attilio Mussino.