Tra la veglia e il sogno

Breve storia di come ho dato immagini al Lato oscuro di Nane Oca

Il 23 novembre 2019, a Spazio Libri La Cornice di Cantù, c'è stato un bellissimo incontro con lo scrittore, poeta, autore e regista di teatro, Giuliano Scabia, a cui si deve, fra le molte altre cose, la meravigliosa quadrilogia di Nane Oca, pubblicata da Einaudi. Durante la serata, nata in collaborazione con Topipittori, in particolare, Scabia ha presentato l'ultimo capitolo della saga: Il lato oscuro di Nane Oca, uscito nel 2019. L’autore, introdotto da Mario Bianchi, ha dialogato con Angela Borghesi, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Bicocca di Milano. In occasione di questo evento, Francesco Chiacchio ha realizzato ed esposto una serie di appunti visivi ispirati dalla lettura di Il lato oscuro di Nane Oca. In questo articolo, Francesco racconta il lavoro che ha fatto sui testi di Scabia e sui personaggi della saga, per poterli realizzare.

Il mondo fantastico di Nane Oca e del piccolo paese dei Ronchi Palù, lambito dalle Acque Sguaratone, nel cuore del Pavano Antico e della Pavante Foresta, è un mondo parallelo inventato da Giuliano Scabia e abitato da uomini, donne, bestie, insetti, semibestie e semidei, saggi e folli, angeli, fate, strani esseri dalla provenienza ignota. È un mondo magico, intrecciato con il mondo reale, in cui può accadere di tutto. Il primo romanzo, Nane Oca, con il suo protagonista eponimo nato da una fata e da un suonatore di viola pomposa, è uscito nel 1992. A questo sono seguiti Le foreste sorelle nel 2005 e Nane Oca rivelato nel 2009.Il quarto e ultimo libro della saga, Il lato oscuro di Nane Oca, segna la conclusione del ciclo e vede il protagonista in cammino per il mondo sulle tracce del grande mistero del Male.

[di Francesco Chiacchio]

Proprio oggi, mentre cercavo le parole giuste per cominciare questo testo, ho ritrovato un mio vecchio disegno del 2006: uno strano personaggio se ne sta seduto all'aperto, vicino a una capanna, circondato dai suoi strumenti di lavoro: un quaderno, dei pennelli, una boccetta d'inchiostro.

Davanti alla scena si apre il mare, sembra quasi un confine che contiene il riflesso del cielo notturno insieme al viso dell'uomo seduto. Ma oggi, mentre riguardo il disegno a distanza di quasi quindici anni, mi chiedo: è davvero un riflesso quel fondo nero, o forse è un altro luogo, un altro me che abita un lato parallelo? Il tempo gioca degli scherzi interessanti, perciò è stato immediato associare questo vecchio disegno al titolo del libro che ho davanti agli occhi: Il lato oscuro di Nane Oca di Giuliano Scabia (Giulio Einaudi Editore, 2019).

Qualche tempo fa Giovanna Zoboli e Paolo Canton mi scrissero un'e-mail per farmi una proposta particolare: quella di provare a realizzare una serie di disegni, di studi, ispirati proprio a quest'ultimo romanzo di Giuliano Scabia, col fine di allestire una mostra in occasione della presentazione del libro che si sarebbe tenuta, da lì a qualche mese, presso Spazio Libri La Cornice, il laboratorio libreria di Tommaso Falzone e Valentina Pellizzoni, che si trova a Cantù.

Illustrando un libro, si contempla il fatto che la sequenza narrativa delle immagini si sviluppi in un ritmo alternato, pagina dopo pagina. In questo caso, invece, tutti i disegni sarebbero apparsi nel loro insieme su un’unica parete, in modo da essere colti con un solo colpo d’occhio. Inoltre, l'idea era che queste illustrazioni non fossero delle tavole definitive, ma piuttosto una ricerca per immagini intorno alla storia e ai personaggi di Scabia.

Prima che mi scrivessero i Topipittori, non conoscevo la saga di Nane Oca - che si sviluppa attraverso ben quattro volumi - e così sono partito dal primo libro per immergermi gradualmente nell'epica del Pavano Antico. Arrivato all'ultimo dei quattro romanzi, ho cercato di sostituirmi all'ombra del protagonista, Nane Oca, e con lui ho cominciato il viaggio alla ricerca del lato oscuro, di sé e del mondo, così come invita a fare il grande Pesce Cavo, che si affaccia con la sua testa quasi umana fin dalle prime pagine del libro.

«Voglio vedere cosa fanno i ladri, gli assassini, i vigliacchi e i traditori. Voglio vedere cosa fanno quelli del malaffare e capire cosa sia il sangue cattivo», ho ripetuto  insieme al protagonista. Per questo mi sono seduto al tavolo con gli assassini, così vicino da sentirne l'alito fetido, provando a fargli il ritratto, sfruttando la luce rossa che ho immaginato avvolgesse la stanza.

   

Volevo guardarli bene negli occhi: sarebbero stati loro a fare la puntura che guasta il sangue a Nane Oca fino a trasformarlo in Nane Can, un lasciapassare per entrare nel mondo di cui questi ladroni sono gli artisti.

Il vero confine col lato oscuro, però, ho avvertito fosse quello dopo il bosco, sul margine della zona industriale prima dei campi, dove compare una casetta celeste, la casa della vecchia, «mamma, nonna, bisnonna, trisnonna, eccetera eccetera», la stessa vecchia che regala al protagonista, oltre al baco d'oro per salvarsi dal pericolo, un compito: la ricerca del Re del mondo, che custodisce l'antidoto per far ri-trasformare Nane Can in Nane Oca, e non farlo rimanere punturato per sempre.

Ho deciso così di seguire cronologicamente le tracce dell’eroe protagonista, appuntandomi man mano i paesaggi, gli incontri, le suggestioni. Trattandosi di studi, mi sono concesso la libertà che tengo nei miei quaderni, bendisposto all'imprevisto e alla scoperta. Per ogni personaggio ho cercato un segno che catturasse la mia attenzione, lavorando libero sui colori che mi ispirava ogni scena, ma cercando allo stesso tempo l'armonia di un insieme, perché, come dicevo, questi studi sarebbero stati esposti sopra un'unica parete, come una sola grande pagina da riempire.

Ho cercato di confondermi tra le parole di Scabia, di attraversarle come si fa con la soglia tra la veglia e il sogno.

Così mi sono voltato di scatto al fischio di Nane Oca, che fa apparire tutte le bestie guidate dall'angelo monco, e a quel punto non sono più tornato indietro. Ho incontrato lo sciamano Maguàl delle scimmie, appollaiato a metà di un grandioso albero. Mi sono spinto con Nane Oca fino in Asia, nella misteriosa giungla indiana, per incontrare il Cobra dagli Occhiali, l'avvelenatore! Ho conosciuto la famosa Tigre del Bengala che recita a Nane Oca una poesia di Tigre, e allora ho tirato fuori dalla mia borsa l'acrilico e l'ho mescolato con l'inchiostro, e per avere colori più fiammeggianti ho dipinto su carta lucida trasparente, che poi ho ritagliato e sovrapposto. Tutti i pezzi che non ho utilizzato, li ho tenuti da parte, e provando a rimetterli insieme come si fa con la tecnica del collage, ho trovato la strada per arrivare a Fiore, lo spazzino che farà da scorta a Nane Oca fino alla fine del Leviatano. È così che ho costruito Fiore, colui che ci ricorda che tutto ritorna immondizia, proprio combinando insieme gli scarti e i frammenti dei disegni precedenti.

Le bestie guidate dall'angelo monco.

Lo sciamano Maguàl delle scimmie.

Il Cobra dagli occhiali.

La Tigre del Bengala.

Fiore.

Ma adesso non voglio rovinarvi né la lettura né il finale della storia, piuttosto rimango seduto sul confine tra i miei dipinti e le parole di Scabia, un po' come il personaggio del mio disegno riemerso dal passato. Allungo lo sguardo al cielo notturno e ascolto suonare nell'aria l'arpa di Maria la Bella, la viola pomposa di Celeste lo sposo, e il violino di Giovanni. Posso vederli, mentre tutti intorno cominciano a cantare. Mi unisco timidamente al coro e seguo anch’io la partitura delle stelle.