Un tu che credevo di aver perso

Era tutto pianificato con precisione. Poi il libro è arrivato, ne abbiamo spedite copie ai nostri promotori e ai librai delle Case dei Topi, lo abbiamo fatto vedere agli amici più cari e tutti, ma proprio tutti ci hanno detto che non sarebbe stato Natale senza questo libro in libreria. E così, Tu sei qui di Laetitia Bourget e Joanna Concejo approderà sugli scaffali non il primo febbraio duemilaventitré, ma nella prima settimana di dicembre, fra un mese esatto.  Intanto, qualcuno fra quelli che hanno avuto una copia della tiratura di testa ha pensato di scrivere qualcosa. Un testo breve che ha intitolato "Un tu che credevo di aver perso". Eccolo qui. Buona lettura

[di Giusi Quarenghi]

Tu sei qui. Vederlo sulle cartine ogni volta mi rassicura e orienta.

Ma la cartina del vivere, se di cartina si può parlare, ne è totalmente priva…

Tu sei qui, mi dice però chiaro il titolo su questa copertina di cielo, tanto cielo, e prato, quanto basta.

Tu sei qui. E io lì sono e lì voglio essere, tra quel prato quanto basta e quel cielo così tanto.

La copertina è invito e soglia: accetto e oltrepasso…

e il tu che mi viene incontro non è solo il tu rivolto a me, il tu che io sono per chi il libro ha pensato scritto disegnato, e sia lode a loro; è piuttosto un tu affollato, quello che io mi trovo a rivolgere a chi percepisco venirmi incontro, e che pensavo d’aver perduto, e che non smette di mancarmi; ed è il tu che da loro mi sento dare, un tu che credevo d’aver perso, di non sentire più…



E invece, nelle trasparenze di una carta che permette tanto di voltare ogni pagina senza chiuderla quanto di stare nell’apertura di quella che segue, si srotola il filo dell’essere trovati, del ritrovare, del ritrovarsi.

Accompagnati e guidati dalle parole, poche, poche quanto basta, come il prato. E dalle tavole di Joanna Concejo, ricolme e piene, anche di niente, o di quasi niente, di dettagli minimi come un bottone, una viola, un salto, un volo, un ribes, un ragno, un fiocco di neve…



Queste tavole, allo stesso tempo del qui e dell’altrove, sono stanze e sentieri, dove andare e stare; sentieri e stanze che aspettano, preparano, ospitano l’incontro più inusuale, rarefatto e necessario, quello tra chi è ancora in vita e chi gli è morto. Con il colore che fiorisce a dire l’incontro nell’onda del rammemorare, del riportare a memoria, dell’essere ritrovato dai ricordi… e dagli ‘specchiati sembianti’, dai volti che ritornano, con il loro tempo, quando coincideva con il nostro.



Pagina dopo pagina, che si susseguono come quasi soffi carezzevoli, ci si ritrova a prendere congedo dall’assenza, a sentirla non così definitiva…  per via delle orme di quel passo quanto mai leggero con il quale tornano a sfiorarci le presenze.

È cosi. Lo so, ormai lo so. Con gratitudine infinita.

Tu sei qui, e anch’io…