Per una didattica del visibile

Un racconto di parole e immagini per la scuola che sarà

[di Melania Longo]

«Qualunque potere umano può essere contrastato e cambiato dalle persone. La resistenza e il cambiamento cominciano spesso con l’arte.» [Ursula Le Guin]

Tana Hoban, Push Pull Empty Full (Collier, 1972).

Questa che leggete è l’introduzione con cui si apre la proposta didattica Educare con l’arte di LedA - Laboratori educativi e didattici per l’Arte rivolta alla Scuola per l’anno 2020-2021. È un testo che nasce per condividere alcune riflessioni sul momento particolare che viviamo con chi opera nell’ambito della mediazione del patrimonio culturale, con gli insegnanti, gli educatori, i genitori e tutte le persone che credono:

  • nell’importanza dell’alfabetizzazione visiva,
  • nel valore educativo dell’arte,
  • in una cultura della curiosità aperta all’avventura interpretativa,
  • nel museo come officina che promuove il pensiero e l’azione.

Una selezione di immagini accompagna il testo: si tratta di illustrazioni tratte da albi illustrati, di opere d’arte, fotografie d’autore e, infine, fotografie di laboratori realizzati all’interno del MUST -  Museo Storico di Lecce, all’interno del quale l’associazione LedA, dal 2013, cura i Servizi Educativi.

Più volte mi sono chiesta su cosa potesse essere utile fare, come mediatrice culturale museale, in relazione alla ripresa delle attività scolastiche. In che modo contribuire per ritrovare nella scuola quello spazio di relazione e condivisione così importante per tutti? Coerentemente con il mio lavoro di progettazione in ambito pedagogico-artistico, la risposta migliore mi è sembrata questo racconto in cui un ruolo importante è riservato alle immagini. A partire dal modo in cui è strutturato propongo di lavorare, in classe o in altri contesti educativi, con le cosiddette fonti primarie - primary sources - con l'obiettivo di recuperare con l’arte un rapporto in cui noi siamo il centro di uno scambio scandito da quattro azioni: osserva, rifletti, domanda, prova anche tu.

Le immagini, nell’era degli smartphone e dei social network fondati principalmente sulle informazioni visive, rappresentano una sorta di cordone ombelicale che, sempre più numerosi, tiene legati i bambini e i ragazzi.

Massimiliano Tappari, Ooh! (Corraini, 2008).

Eppure, nonostante questo e nonostante i giovani abbiano grande dimestichezza con tutto ciò che è iconico, a scuola l’utilizzo delle immagini è ancora marginalmente studiato. Lavorare con le immagini può risultare non solo attraente, in quanto esse sono documenti tangibili e reali, ma anche utile, poiché grazie a loro si possono perfezionare capacità investigative, deduttive, di ragionamento e di problem solving.

Per questo ho ritenuto interessante presentare questa piccola raccolta di pensieri associati a ventidue figure scelte con l'auspicio di creare una fusione amplificante tra due diversi linguaggi, dove l'immagine fa risuonare la parola e viceversa, in un gioco dagli infiniti sviluppi, tanti quanti sono gli occhi di chi guarda.

«Spalanca gli occhi, apri la vista.» [Alessandro Riccioni in Cielo Bambino, illustrazioni di Alicia Baladan (Topipittori, 2011)]

Joanne Liu, My Museum (Prestel, 2017).

Attingere a una didattica del visibile, adoperare codici multipli e integrativi rispetto a quello linguistico può significare fare dell’oggetto d’arte un testo a noi contemporaneo, non più e non solo fissato a un passato o un contesto che percepiamo slegato da noi. Esso diventa presenza in base a come lo descriviamo, lo nominiamo, lo riconosciamo.

Marina Abramovic, The artist is present (MoMA New York, 2010).

A guidare il mio sguardo un intento creativo, confidando che qualcosa in queste immagini possa ispirare la curiosità di insegnanti, bambini, ragazzi e invitarli a un incontro felice, dove si gioca con esercizi di maieutica e di invenzione, dove nascono connessioni di emozioni e pensieri. Partire dalle immagini, non certo solo per conoscere chi sono e cosa fanno gli artisti, ma per ritrovare un tempo esclusivo in cui si guarda senza fretta e dove non si ha soggezione iniziando da domande semplici, come ad esempio Cosa vedi?, per continuare poi a guardare ancora e più in profondità sino a scoprire che, attraverso l’arte, possiamo sviluppare la funzione creatrice del nostro pensiero.

«La capacità dei bambini di concepire delle cose impossibili è meravigliosa.» [Silvia Vecchini]

Ognuno potrà leggere e reinventare liberamente le visioni suggerite in queste pagine oppure, da esse scostarsi, per intraprendere altre strade per nuove sperimentazioni. L’intento resta quello di offrire sostegno, attraverso la comunicazione visiva, a chi lavora nella scuola e deve inventarsi ogni giorno soluzioni per andare avanti.

Un momento del laboratorio Cosa vedi? Cosa immagini? a cura di LedA Lab, presso MUST- Museo Storico di Lecce, novembre 2017.

«Non chiedete all’opera ‘cosa mi vuoi dire’, ma ‘cosa mi fai dire’. L’opera mette in gioco il suo fruitore.» [Silvia Spadoni]

Sin da quando LedA ha cominciato a muovere i primi passi nell’ambito della mediazione culturale, l’arte è stata assunta come paradigma della complessità della vita umana, capace di farci ritrovare le relazioni con gli aspetti della quotidianità. Educare attraverso l’arte per noi ha sempre significato fare dei linguaggi e dei materiali dell’arte un pretesto per attivare un percorso di conoscenza che sensibilizza bambini, ragazzi e adulti verso la realtà che ci circonda, aiutandoci a trasformarla in un’esperienza creativa.

Bambine e bambini disegnano dal vero all’interno della collezione permanente di scultura Cosimo Carlucci - MUST Lecce 2015.

«L’autentico fine dell’educazione - troppo spesso dimenticato - consiste nello stimolare il fervore ad un più intenso operare.» [Walter Gropius]

In rapporto al momento che viviamo, l’arte può sostenerci e funzionare come una lente di ingrandimento che permette di vedere la vita con altri occhi, con uno sguardo critico e creativo. Essa tiene in un tutt’uno l’identità e la memoria umana. L’arte è un dono: se ci fermiamo, si manifesta.

Alessandro Sanna, Manifesto realizzato per il festival Torino spiritualità, edizione 2019.

Con un po’ di reverenza, forse, si può dire che il lockdown e la situazione attuale ci stiano aiutando a riaffermare non solo la bellezza, ma anche l’utilità di quella che la filosofa Martha Nussbaum, in relazione all’arte, chiama immaginazione narrativa, ovvero l’attitudine alla comprensione della complessità umana.

Alighiero e Boetti, Gemelli, 1968.

Inizia così il nuovo anno scolastico e a ispirarmi, oltre alle immagini, ci sono anche le parole di Gianni Rodari che ora sento ancora più vive e intrecciate alle nostre esistenze.

«C’è una scuola grande come il mondo [...]

Ci sono lezioni facili e lezioni difficili, di imparare non si finisce mai,

e quel che non si sa è sempre più importante di quel che si sa già [...]

Questa scuola è il mondo intero.»

[Gianni Rodari, Il libro degli errori (Edizioni El, 2011)]

Anton Dieffenbach, Bambini che giocano.

È un inizio fatto di emozioni forti: ci sono la speranza e la confusione, la gioia e la paura, il coraggio e l’incertezza.

Luigi Ghirri, Formigine, 1985.

È un inizio come nessun altro, da fare insieme e con fiducia, su una strada sconosciuta.

W. Eugene Smith, 1946.

Siamo disorientati ed è un po’ come quando non riusciamo a decifrare un messaggio in codice.

«Più l’uomo si avvicina all’ignoto, più diventa ingegnoso- più velocemente impara ad agire in modi nuovi.» [Buckminster Fuller]

Wassily Kandinskij, Thirty, 1973.

O ancora, è come provare quella sensazione di quando ci si trova di fronte ad una tela bianca. Lo spazio è vuoto, il cuore batte forte e la mente sembra una stanza senza via d’uscita, eppure i pensieri si muovono e fanno capriole alla ricerca di quel primo gesto che dia forma ai tuoi desideri.

Alberto Burri, Cretto bianco, 1973.

Poi, come un sole, sbuca un’idea.

Bruno Munari, Disegnare il sole (Corraini edizioni, 2004).

Inizi a fare il primo passo, il secondo e così via, fino a quando quello spazio bianco sconfinato comincia a essere accogliente e tu meno incerto.

Suzy Lee, Linee (Corraini Edizioni, 2017).

E mentre i miei pensieri fanno apparire queste metafore rientriamo a scuola in uno scenario inedito, dalle sfumature non sempre prevedibili, che ci chiede uno sguardo aperto e la disponibilità a un atteggiamento sperimentale.

Blexbolex, People (Enchanted Lion Books, 2011).

Sentiamo tutta la fatica di essere in una fase di transizione, col bisogno forte di silenzio, se il fragore supera ogni misura, di ascolto per ricucire frammenti, di memoria per preservare la nostra identità e il futuro.

Nedda Guidi, Convergenze divergenze, 1972.

Quello che il mondo oggi ci chiede è di pensare in modo creativo e interdisciplinare, disponibili al dialogo con gli altri, per costruire insieme la rotta verso attività capaci di confermare la scuola come luogo di vita e strumento di uguaglianza.

Leo Lionni, Piccolo Blu e Piccolo Giallo (Babalibri, 1999).

Allora noi possiamo provare a rispondere con un girotondo di colori, archetipo da sempre di armonia e collaborazione. Ecco come un’immagine va oltre se stessa e diventa molto di più di una rappresentazione di forme. Si apre al nostro mondo, diventa accogliente e ci invita al dialogo. Ci chiede di poter guardare dritto nei nostri occhi così da interrogarci a vicenda e infine, chissà, riconoscerci. Accade allora che degli strappi di carta diventino la felicità bambina che disegna un cerchio oppure una danza che ci porta al suo centro, fin dove possiamo ritrovare volti piccini a noi familiari. Ma, allora, Leo Lionni ha realizzato in un collage la metafora della felicità o dei bambini? Provate a fare questa domanda a persone diverse e chiedete di metterla in relazione con il tempo che viviamo. Ognuno racconterà una storia diversa.

È questo il potere dell’arte che, nel suo flusso creativo, trasforma tutte le cose. Trasforma anche noi e ci fa nuovi.

Illustrazione di Francesco Chiacchio da Acerbo sarai tu, di Silvia Vecchini (Topipittori, 2019).

Dopo un intervallo così lungo e così straniante, nuova, vorremmo vedere anche la scuola e non solo interessata dalla gestione delle criticità dal punto di vista tecnico. Tutta la comunità educante, in una pluralità di competenze, è impegnata da tempo nel disegnare uno spazio di relazione dove si educa grazie al riconoscimento di un gruppo e alla fiducia tra pari. È una ripartenza dove si sente necessario rafforzare un patto di comunità per creare un sistema educativo integrato.

Questo testo nasce perciò anche per dire che LedA laboratori crede nell’alleanza tra scuola, amministrazioni e realtà del terzo settore ed è pronta, attraverso diversi strumenti di didattica in presenza e a distanza, a dare il suo contributo all’interno della comunità di ricerca di cui si sente parte. Facciamo nostra l’eredità del maestro Mario Lodi e sosteniamo che la cosa più importante sono i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze con la loro cultura. Si potrebbe forse ripartire senza tenerne conto? Essi, ora più che mai, devono sentirsi accolti, ascoltati, competenti e questo significa mettere in primo piano un progetto educativo aperto, inclusivo che faccia tesoro delle modalità individuali di apprendimento, di pensiero e di espressione.

Illustrazione di Alessandro Sanna da Si può, di Giusy Quarenghi (Franco Cosimo Panini, 2019).

«L’arte è la migliore guida per un sistema di educazione che tenga conto delle diversità naturali del temperamento e della personalità.» [Herbert Read]

«Bisogna ripartire dalla felicità dei bambini e dei ragazzi, dal loro benessere perché è anche da questo che si genera la coesione sociale», si legge nel recente manifesto de La scuola sconfinata, redatto da un gruppo di insegnanti e educatori di alcune scuole di Milano. Noi di Leda Laboratori per perseguire questo obiettivo chiediamo aiuto all’arte, agli albi illustrati e alla pratica laboratoriale.

«A noi bambini piace tanto disegnare e forse la pittura è l’invenzione di un bambino.» [Seriana, in classe con il maestro Franco Lorenzoni in F. Lorenzoni, I bambini ci guardano. Un’esperienza educativa controvento (Sellerio, 2019)]

Il Closlieu realizzato da LedA all’interno del MUST di Lecce (Fotografia di Katja Brinkmann, 2016).

Nei nostri programmi educativi, riserviamo una parte fondamentale all’esperienza perché è nell’azione che si origina la conoscenza e il sapere: di se stessi, degli altri e di tutto ciò che ci circonda. Incontrare l'arte significa fare un'esperienza estetica, cioè sensibile, attraverso la quale ognuno di noi impara a dialogare con ciò che gli è intorno: gli occhi per vedere, le orecchie per sentire, le mani per toccare, l’animo e il corpo per emozionarsi.

«Aiutiamo i bambini a non perdere il senso della vita.» [Bruno Munari]

Edouard Boubat, 1955.

Ma perché l'educazione artistica possa veramente essere considerata tale e non un puro intrattenimento, è necessario porla sullo stesso piano delle altre discipline perché, proprio come la storia, la matematica, la letteratura essa ci porta verso delle domande, verso spazi bianchi e lacunosi che aspettano di essere colmati attraverso il nostro spirito critico, la nostra voce.

Nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite si specifica che «l’educazione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana».

Ora che le campanelle hanno annunciato l’avvio del nuovo anno scolastico, vogliamo dire a piena voce questa frase e da essa vogliamo farci guidare per continuare a cercare nell’arte gli stimoli necessari per evolvere come individui liberi e vivere appieno la nostra vita.