[di Lisa Bentini*]
C’era una volta una bambina, Cappuccetto Rosso, Once Danza Teatro, teatro della Tosse (Genova 2019).
Quando ero bambina e disegnavo sempre e soprattutto volti di donna a penna, mio padre mi mostrò la Valentina di Crepax: «Così puoi ricopiarla, prendere spunto», mi diceva. A me però questa cosa del copiare non andava proprio giù, volevo essere a tutti costi originale. Ma poiché la bocca di Valentina era identica a quella di mia madre, senza darlo a vedere, iniziai a riempire i miei quaderni di valentine.
Porto spesso questo esempio nelle mie classi quando voglio spiegare che la letteratura è sempre imitazione di qualcos’altro, e che anche noi, quando scriviamo, abbiamo bisogno di modelli da emulare.
Ci sono testi che più di altri si prestano ad essere dati in pasto ai miei piccoli scrittori in erba. Di solito per la loro struttura a elenco, per l’uso ritmico della ripetizione e naturalmente per la presenza di parole, molte volte sconosciute – e, perché no, inventate! - che hanno un sapore così misterioso che ci viene voglia di farle rotolare nel palato come succose caramelle. (Penso a due libri che mi guidano da sempre: Ho nuotato fino alla riga di Elisabeth Bing e Gnosi delle Fanfole di Fosco Maraini).
Così, quando un anno e mezzo fa mi sono imbattuta in C’era una volta una bambina di Giovanna Zoboli e Joanna Concejo, oltre ad innamorarmene subito, ho pensato che fosse un libro perfetto per proporre una riscrittura alla mia I A. Il fatto poi che si trattasse di un albo illustrato mi avrebbe offerto l’occasione per riflettere insieme ai miei alunni sul rapporto tra parola e immagine e iniziare il progetto di lettura ad alta voce di albi illustrati. (L’albo illustrato incontra ancora molte resistenze nella scuola media: spesso i ragazzi credono sia una lettura per piccoli. Aggiungo poi che per leggere un albo illustrato ad alta voce non si può improvvisare: quasi sempre finisco per imparare a memoria il testo così da poter voltare le pagine senza impedimenti mentre passo tra i banchi o mentre facciamo cerchio intorno al libro come a un fuoco - il Covid non era ancora arrivato e il libro, preziosissimo testimone, poteva passare di mano in mano).
La copertina di C'era una volta una bambina (di Giovanna Zoboli e Joanna Concejo, Topipittori 2015).
All’appuntamento con C’era una volta una bambina non arriviamo digiuni. Un giorno mi sono presentata in classe con una clessidra in mano, domandando loro chi se la sentisse di raccontare in pochi minuti una fiaba ai compagni. Cappuccetto Rosso la conoscevano tutti.
«L’avevano ascoltata raccontare tante volte, la storia.
La sapevano a memoria, quella storia antichissima.» (per citare ancora Zoboli)
E così ci siamo fatti prendere la mano: Cappuccetto Rosso di Perrault, dei Grimm, di Calvino, di Carter (saltando qualche passo) e i Cappuccetti verdi, gialli e bianchi di Munari. Ci siamo divertiti molto, ma anche un po’ spaventati e inquietati, come è giusto che sia. Poi siamo passati alla fiaba di Barbablù che nessuno conosceva. Ho letto la versione di Perrault e la magnifica riscrittura di Beatrice Masini, Blu, un’altra storia di Barbablù. In classe è calato subito un gran silenzio, inframmezzato ogni tanto da qualche commento. «Nooo, non aprire quella porta, ti prego!». La storia ha impressionato molto le mie giovani donne e i miei giovani uomini. E la coincidenza ha voluto che fosse la settimana del 25 novembre: in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne avremmo riscritto la fiaba di Barbablù. Ma come? Avremmo letto C’era una volta una bambina lasciandoci ispirare.
Apriamo il libro e ci troviamo catapultati in un bosco. Il bosco è scuro, tutto buio. Il bosco ci invita ad avvicinarci e ad ascoltare.
Illustrazione di Joanna Concejo per C'era una volta una bambina.
«C’era una volta una bambina.
C’era una volta una bambina e una casa.
C’era una volta una bambina, una casa, una madre.
C’era una volta una bambina, una casa, una madre e una nonna.
C’era una volta un bosco.
C’era una volta un lupo,
C’era una volta una bambina.»
Bambina, casa, madre, nonna, bosco, lupo, bambina. Già dall’incipit si percepisce la musicalità del testo di Zoboli, un testo che procede per cerchi, per maglie che si allargano e si stringono e quando sembrano chiudersi si smagliano. Un testo ipnotico. Accanto, il bosco di Concejo è diventato verde e Cappuccetto Rosso è una piccola macchia di colore (sangue?), un gomitolo sulla soglia del bosco, un gomitolo da dipanare. La mia classe vuole ascoltarlo un’altra volta ancora. Io stessa per le riscritture leggo il testo di partenza due volte. Ora possono riscrivere Barbablù. Lo devono fare subito per non perdere il ritmo e le suggestioni del libro appena letto. A casa poi, se lo desiderano, possono riguardare il testo scritto.
Alcune pagine da C'era una volta una bambina (di Giovanna Zoboli e Joanna Concejo, Topipittori 2015).
Qualche giorno dopo raccolgo i testi per leggerli. Li fotocopio per me, li postillo e poi li restituisco. Tutti hanno sfruttato la ripetizione di “C’era una volta”, le frasi brevi, gli a capo. E così come accadeva alla casa e al bosco nel testo di Zoboli, anche nei testi dei miei alunni il castello e la porta rivendicano il loro ruolo da protagonisti.
In classe accendo la Lim, la lavagna diventa un enorme foglio bianco, ma noi non ne abbiamo più paura. Qualcuno ha un incipit? Molte sono le mani alzate. Io sono una direttrice d’orchestra e i loro testi degli spartiti sulla mia cattedra.
C’era una volta un uomo.
C’era una volta una barba.
C’era una volta un uomo con la barba blu.
E questo uomo com’è? - chiedo.
Misterioso - suggerisce qualcuno.
Cupo, solo - aggiunge qualcun altro.
Proseguiamo in questo modo, ovvero io che li pungolo con qualche domanda, che copio e incollo, che rileggo ad alta voce quello che abbiamo trascritto, che sposto, che riscrivo, che vado a capo, seguendo le loro voci, i loro suggerimenti. Alcuni vogliono sempre intervenire, altri si nascondono. Ma io voglio usare le parole di tutti - per questo ho letto e sottolineato ogni singolo testo - e ci riesco. Dopo due ore di duro lavoro la nostra riscrittura collettiva trova la sua forma, la classe è incredula: «Prof, l’abbiamo fatto proprio noi?!»
Francesca Woodman, Untitled (Providence, Rhode Island, 1975-76 © George and Betty Woodman).
C’era una volta un uomo.
C’era una volta una barba.
C’era una volta un uomo con la barba blu.
C’era una volta un uomo misterioso.
Un uomo cupo.
Un uomo solo.
C’era una volta Barbablù.
C’era una volta un castello.
C’era una volta un castello e un segreto.
Il castello non ipotizzava, non credeva
Il castello sapeva
Il castello nascondeva
Il castello sussurrava
Il castello sussurrava attenta
Il castello sussurrava attenta al suo segreto.
C’era una volta una ragazza
una ragazza intraprendente e coraggiosa
la ragazza diceva esplora
diceva avanza
la ragazza diceva corri
la ragazza diceva
C’erano una volta Barbablù, il castello e la ragazza.
Barbablù cercava un amore.
Il castello cercava un’inquilina.
La ragazza cercava ...
Il castello diceva entra
Barbablù diceva resta
La ragazza entrò e restò.
Ci fu il matrimonio
Tutto pizzi e crinoline
Tutto valzer e sospiri
tutto gioia e stupore
tutto invidia e clamore
tutto promesse
tutte promesse
Prometti amore
prometti lealtà
prometti fiducia
prometti fedeltà
Ma un bel giorno Barbablù si dovette assentare
Le disse:
Aspettami
Aggiunse:
Divertiti
Del castello ti lascio le chiavi,
ma un porta soltanto
non devi varcare!
La ragazza promise
ma la porta parlava
diceva aprimi
diceva ho un segreto
un segreto da svelare
Attenta sussurrava il castello
Attenta al suo segreto
è sinistro
è buio
è oscuro
è terribile
attenta a te.
C’era una volta un uomo
con un segreto indicibile
C’era una volta una ragazza
intraprendente, curiosa,
giusta, disobbediente
coraggiosa.
C’era una volta una ragazza
che infranse un divieto,
un tabù.
C’era una volta un matrimonio felice
anzi no
C’era una volta un marito devoto
anzi no
C’erano una volta un marito e una moglie
ma non vissero felici e contenti
C’era una volta una moglie, una ragazza, una donna
La storia si ripete all’infinito,
ma il finale
riscrivilo tu.
Francesca Woodman, Untitled (1975–80, Tate / National Galleries of Scotland © Courtesy of George and Betty Woodman).
Ho la fortuna di avere la Biblioteca Classense proprio attaccata alla scuola dove insegno: abbiamo addirittura un passaggio privato dall’una all’altra, dentro il cortile della scuola, per cui posso fare lezione in biblioteca e utilizzare tutto il materiale che le bibliotecarie mi mettono a disposizione, quando voglio senza aver bisogno di un altro docente accompagnatore. Questo significa che posso andarci anche una volta alla settimana. Due anni fa, con i miei alunni, abbiamo lavorato, una volta ogni due settimane, sulla poesia. Facevamo così: le bibliotecarie mi facevano trovare più libri possibili di poesia, sistemati su dei tavoli tondi per invitare alla lettura, ma anche alla condivisione. I miei alunni avevano come consegna di curiosare tra i libri e portarsi a casa una poesia, ricopiandola sul quaderno e annotando perché gli era piaciuta. In questo modo sono diventati lettori accaniti di poesie.
A febbraio 2020, alla Biblioteca Holden di Ravenna, le mie amatissime bibliotecarie Nicoletta Bacco e Silvia Travaglini mi hanno fatto trovare i tavoli pieni di albi illustrati. Che belle tavole apparecchiate! Abbiamo trascorso così l’ultima ora del nostro sabato, e avremmo dovuto continuare a farlo per tanti altri sabati ancora se la pandemia prima e la mia maternità dopo non ci avesse interrotto. Non vedo l’ora di ricominciare!
Illustrazione di Chiara Carrer per Barba-blu (Donzelli 2007).
Illustrazione di Mara Cerri per Via Curiel 8 (Orecchio Acerbo 2009).
[* Lisa Bentini si è laureata in Letteratura contemporanea a Bologna e si è occupata di romanzo, poesia e teatro. Dal 2006 è docente di Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria di primo grado e per alcuni anni ha avuto l'opportunità di insegnare italiano L2 nei Cpia. Da tempo si occupa di didattica della lingua Italiana, conducendo laboratori di analisi del testo nella facoltà di Scienze della Formazione di Bologna, e di didattica della lingua italiana L2 collaborando con Loescher Editore.]