Questa scuola non è un’isola

Un progetto di esplorazione, incontro e partecipazione

[di Letizia Soriano]

Immaginate una scuola che non è un luogo fatto solo di campanelle e orari rigidi, ma un punto di riferimento per il quartiere, aperto al mondo, alle storie, ai volti e alle voci che lo circondano. Ecco l’idea alla base del progetto Questa scuola non è un’isola, realizzato dalle classi quinte della scuola primaria Luigi Ferrari di Rimini, durante l’anno scolastico 2024/2025, con il supporto delle insegnanti e della ricercatrice Veronica Cucci.

Progetto che ha attirato la mia attenzione perché inserito all’interno dello studio di una disciplina denominata Children's Geography della quale Veronica Cucci, dottoranda nella rete RUNiPace (Rete delle Università Italiane per la Pace), ha cominciato a interessarsi a partire dal 2023.

La Children's Geography si sviluppa attorno alla fine degli anni Ottanta, a partire dai new social studies on childhood e parte dal presupposto che bambine e bambini siano agenti trasformatori delle geografie che abitano ogni giorno ed esperti del loro mondo. Contemporaneamente gli studi femministi che analizzano nuove forme di agire politico, differenti da quello istituzionale, portano alla nascita della Children's political Geography. Secondo questo filone di ricerca bambine e bambini esprimono un agire politico all'interno delle loro geografie personali, soprattutto a partire dalla dimensione di cura dei luoghi che sono per loro importanti. Dunque, la Geografia dei bambini è una disciplina che non insegna la geografia, ma studia i processi attraverso i quali i bambini vedono, vivono e trasformano lo spazio intorno a loro, in cui vengono quindi considerati come soggetti capaci di dare senso ai luoghi, di costruire relazioni, di proporre nuove visioni del mondo.

Veronica Cucci ha avuto modo di approfondire queste tematiche durante la sua ricerca per la tesi magistrale in geografia all'interno del Campo per rifugiati palestinesi di Al Hussein, in Giordania, creato nel 1952 nella capitale Amman. Nel corso della ricerca ha potuto sperimentare come bambine e bambini fossero esperti del loro quartiere giocando un ruolo fondamentale di guide durante tutto il processo di conoscenza ed esplorazione del Campo. Il loro punto di vista sul quartiere le ha permesso di scoprire spazi e dinamiche importanti che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti.

Una volta tornata in Italia, ha poi deciso di portare lo studio della Children's Geography anche nella sua città, Rimini, in particolare nel quartiere di Borgo Marina dove ha sede la scuola multietnica Luigi Ferrari, per provare a modificare la prospettiva adultocentrica con cui si osserva lo spazio, per immaginare insieme ai bambini nuove soluzioni.

Dunque bambini finalmente protagonisti dello spazio che abitano.

Per attivare queste possibilità Veronica Cucci ha portato in classe strumenti insoliti: macchine fotografiche, disegni, mappe interattive, giochi-esplorazione. Nessuna interrogazione o compito da consegnare: solo curiosità, ascolto e passeggiate per le strade. Così i bambini delle classi 5°A e 5° B hanno potuto muoversi nel quartiere intorno alla loro scuola visitando negozi, bar, luoghi di culto, parchi; incontrando persone che vivono lì da decenni e altre arrivate da poco, da paesi lontani come il Bangladesh, il Marocco, le Filippine, ponendo semplici domande:

- Cosa le piace del quartiere?

- Da quanto tempo vive qui?

- Qual è il suo posto preferito?

Domande grazie alle quali, bambini e bambine hanno scoperto che dietro ogni vetrina, ogni porta, ogni sguardo, c’è una storia. Al Bar Marittimo, gestito da una famiglia bengalese che ha scelto di non servire alcolici per rispetto della propria cultura, i bambini sono stati accolti con calore. Nella sala di preghiera, hanno ascoltato racconti di fede e di accoglienza. Al parco hanno incontrato anziani che ricordavano com’era il quartiere “tanti anni fa”.

Una delle idee più belle del progetto è stata quella di inventare per i posti l’etichetta Amici delle bambine e dei bambini: i negozi e i luoghi che hanno accolto con entusiasmo le esplorazioni dei piccoli ricercatori hanno ricevuto un adesivo speciale da attaccare alla vetrina. Un segnale visibile per tutti: qui i bambini sono benvenuti, qui si costruisce comunità. Questo ha creato una rete di luoghi sicuri, conosciuti, familiari, non solo per giocare, ma per sentirsi parte di qualcosa di più grande. Siamo tutti convinti che essere cittadini non sia una cosa che si impara solo durante l’ora di educazione civica: lo si è già, ogni volta che si cammina per strada, si saluta un vicino, si chiede informazioni o si condivide un momento insieme.

Durante il percorso ogni bambino aveva con sé un taccuino speciale: uno spazio libero, con pagine bianche, parole-guida, disegni, foto dell’esperienza. Un oggetto personale, che poteva essere usato, oppure no, a seconda del momento, senza obblighi, ma con la possibilità di fermare ciò che era importante.

L’iniziativa Questa scuola non è un’isola è stata presentata a Rimini, in occasione dell’evento La scuola incontra la città, nel maggio 2025, e ha trasformato il Centro civico comunale in un palcoscenico di voci, sguardi e racconti: bambini, genitori, anziani, commercianti, rappresentanti religiosi si sono seduti fianco a fianco per ascoltare una storia speciale. Quella di un’esperienza in cui i bambini non sono stati solo studenti, ma ricercatori, esploratori e cittadini attivi del loro quartiere.

Al centro della sala, una grande mappa di Google Earth del quartiere. I bambini hanno indicato i loro punti di riferimento con foglietti colorati e li hanno collegati con fili di lana. “Questa è casa mia”, “Questo è il negozio del signor Ahmed”, “Qui c’è il parco dove gioco con mio cugino”. E sopra, appesi al soffitto, gabbiani di carta – simbolo di libertà e nuovi sguardi come nuove prospettive.

In questo modo, Questa scuola non è un’isola si è trasformato in un atto di fiducia nei confronti dei bambini, un invito a riconoscerli come soggetti sociali portatori di diritti e competenze. È un esempio di educazione alla cittadinanza che non si limita a insegnare regole, ma costruisce e intreccia relazioni. In un quartiere come Borgo Marina, ricco di diversità culturale e religiosa, il progetto ha offerto l’occasione per incontrarsi con grande apertura, promuovendo l’idea che si possa continuare a farlo grazie a cortili, a negozi o alle strade che percorriamo ogni giorno. Con l’auspicio che questa esperienza non sia unica, che altre scuole, altri quartieri, altre città possano aprire le porte, ascoltare i bambini, camminare insieme, proprio come ha affermato una bambina durante il progetto: “La scuola non è un’isola… è il nostro quartiere che impariamo a conoscere, ogni giorno un po’ di più.”

E in quel ogni giorno un po’ di più c’è tutto il futuro che vogliamo costruire.