Un libro per ritrovare il senso dell’ospitalità

[di Giulia Valsecchi]

“Un libro per ritrovare l’ospitalità” questa è una delle chiavi di lettura che la casa editrice Topittori ha proposto per Filemone e Bauci, bellissimo racconto tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, tradotto da Cristiana Pezzetta e illustrato da Daniela Tieni.

Dopo averlo letto e osservato con grande interesse, ho pensato che questo mito di origine greca, potesse essere una bellissima occasione per riflettere sul termine ospite, parola che in greco, significa oltre che ospite, anche straniero e che in latino indica sia colui che ospita sia colui che è ospitato, come anche in italiano.

La prima lettura che ho fatto in classe è stata preceduta da una fase di brainstorming nella quale ho chiesto ai ragazzi cosa sapessero del termine ospite. Successivamente, abbiamo realizzato uno schema a ragno in cui ho raccolto i significati attribuiti dai ragazzi alla parola nell’accezione italiana. Dovevano rispondere a tre domande. Queste alcune delle risposte:

L’ospite: Chi è?

                           “Una persona che viene a casa mia per dei minuti, ore, giorni” A.C.

“Una persona che viene a casa tua” G.F.

“Una persona importante, oppure un amico o un familiare” M.V.

“Una persona che conosci o anche che non conosci che viene a casa tua” M.P.

“Una persona che arriva a casa tua per un lasso di tempo” S.L.

 

Quando arriva?

“Arriva quando vuole venire a trovarmi” A.C.

“Viene quando lo inviti o quando vuole” G.F.

“Al pomeriggio, alla sera, alla mattina” M.V.

“Quando lo inviti tu” M.P.

“Arriva quando ha bisogno di qualcosa e viene o per mangiare o per dormire” S.L.

 

Cosa fa?

                            “Gioca con me, mi saluta, alcune volte mangia insieme a me, ogni tanto mi compra

                              un pensierino che poi mi dà quando mi vede” A.C.

“Fa qualcosa insieme a te” G.F.

                            “Gioca, parla, prende del tè, ti fa compagnia” M.V.

                            “Gioca con te, o parla” M.P.

                            “Vive come un membro della famiglia per poco tempo” S.L.

Successivamente siamo passati alla lettura vera e propria del libro che è piaciuto, soprattutto la parte dove si parlava del cibo (alcuni ragazzi hanno detto che era venuta loro voglia di mangiare!). Una delle prime reazioni, però, e anche piuttosto forte, è stata una grande ostilità nei confronti della vendetta di Zeus ed Ermes: quasi tutti hanno concordato nel dire che gli dèi si erano comportati in modo troppo violento contro gli abitanti del villaggio frigio di cui si racconta, in fondo non li conoscevano nemmeno.

 

Per rispondere a questa obiezione, ho presentato alla classe il significato della parola xenos e ho preso spunto dalle riflessioni di Cristiana Pezzetta in un articolo in cui ha spiegato i significati del canto ovidiano; in seguito abbiamo raccolto gli esiti della discussione in un altro schema a ragno.

 

La domanda che ho posto loro, questa volta è stata: “Perché secondo te nell’antichità lo straniero era considerato come ospite?” Queste alcune delle risposte:

 

“Perché pensavano che queste persone dovessero essere curate o ospitate …perché per loro anche se non sapevano chi ospitassero era importante” A.R.

“Ma comunque per portar rispetto agli stranieri che forse erano importantissimi, tutti venivano trattati con massima gentilezza” A.C.

“Se poi vai al suo paese vieni ricambiato allo stesso modo” M.I.

“Perché nell’aldilà potevano ritrovarsi e farsi aiutare. Perché pensavano che Dio volesse testare la loro fedeltà” R.F.

“Perché così gli stranieri capivano che eri una persona gentile e se magari ti capitava qualcosa come una guerra, ti avrebbero aiutato.” G.F.

“Perché anche se non sapevano chi fosse, magari si mettevano nei loro panni e capivano che avevano bisogno di aiuto” E.V.

“Perché bisogna accogliere tutti con gentilezza, così anche l’altro sarà gentile con te” A.S.; A.Z.

 

A questo punto ho voluto che mettessero a fuoco quello che li aveva colpiti all’inizio, e abbiamo cercato di ricordare tutte le cose che Filemone e Bauci avevano fatto per i loro ospiti (vedi momento di grande interesse per la descrizione dei cibi):

 

“Filemone e Bauci hanno per gli ospiti volti sinceri e cure premurose.”

“Bauci pulisce le verdure dell’orto.”

“Bauci apparecchia, sistema il tavolo e lo pulisce con rametti di menta.”

“Filemone e Bauci portano in tavola: olive, corniole, indivia, ravanelli, uova, formaggio e uova cotti, vino, fichi secchi, noci, datteri, mele, prugne, uva appena cotta e un favo di miel.e”

“Filemone taglia la spalla di maiale affumicato e la ammolla in acqua calda.”

“Gli ospiti vengono fatti sedere su una panca ricoperta da una panno ruvido.”

Filemone e Bauci offrono agli ospiti un catino d’acqua tiepida per riposarsi.”

“Bauci smuove la cenere e vi aggiunge foglie secche e cortecce.”

“I proprietari di casa intrattengono gli ospiti per non farli annoiare.”

“Gli ospiti vengono fatti accomodare su un letto d’erbe ricoperto con un panno speciale.”

Un bel modo di essere accolti, no?

Dopo aver ribadito il valore latino (e italiano) della parola, alla fine del nostro percorso sulla lettura ho chiesto loro di scrivere un testo personale in cui raccontare in prima persona un’esperienza di ospitalità: come erano stati trattati da ospiti o come si erano comportati quando avevano ospitato qualcuno?

I racconti hanno spaziato da bei pomeriggi passati con i cugini a compleanni indimenticabili, da pigiama party all’invito di un amico a casa, dall’arrivo di un amico in casa propria all’arrivo di un’intera famiglia che stava in camper vicino a casa. È stato bello leggerli.

Spero che in questo modo la parola ospite sia diventata più familiare per loro. Sicuramente, insieme ne abbiamo percepito il calore.