La fiaba in una prima media

[di Giulia Valsecchi]

In prima, quest’anno abbiamo, letto alcune bellissime fiabe illustrate. Siamo partiti da In mezzo alla fiaba, una raccolta di poesie di Silvia Vecchini e illustrata da Arianna Vairo, ispirata alle fiabe, che ha divertito molto la mia classe. I ragazzi, dopo aver ascoltato le poesie, dovevano indovinare il titolo della fiaba a cui il testo faceva riferimento (le risposte, nel libro, si trovano alla fine). Il gioco è piaciuto tanto che lo abbiamo usato anche all’Open Day con i bambini di quinta elementare. Ciascuno ha scelto la sua fiaba e l’ha recitata ai compagni più piccoli.

Per la seconda lettura, ho chiesto ai ragazzi di portare dei cuscini da casa. “Ma perché un cuscino Prof? Ci fa dormire in classe?” mi hanno chiesto. Ho continuato a non dare spiegazioni, e ho ribadito che li portassero a scuola. La mia collega di scienze, il giorno della lettura, mi ha riferito che l’ora prima, in classe, l’atmosfera era elettrica. I ragazzi morivano di curiosità.

Dopo avermi ascoltato leggere due versioni di I tre porcellini, quella di Giusi Quarenghi illustrata da Chiara Carrer, e quella di David Wiesner, hanno dichiarato: “Si sta bene sui cuscini Prof”.

“Le storie dei tre porcellini sono le mia preferite”, ha osservato un mio alunno, dopo che abbiamo confrontato e scoperto le differenze fra le due versioni e la versione originale.  

È stata un successo anche la lettura di Biancaneve, durante la quale i ragazzi sono stati soprattutto interessati agli inganni tesi alla protagonista dalla perfida regina: non li avevano mai sentiti prima, perché non avevano mai letto la versione originale della fiaba dei Grimm.

Anche Addio Biancaneve di Beatrice Alemagna è piaciuta molto, le immagini prima di tutto: “Perché sono come dei quadri”, “Non sono brutte, fanno senso”, sono stati alcuni dei commenti. Anche la storia li ha avvinti, e da essa sono scaturite numerose riflessioni sul male: da dove viene, perché si fa, chi è cattivo e chi no… “E cosa vuol dire svanire nel bianco?” ha chiesto uno di loro.

Una parte apparentemente semplice, ma importante del programma svolto quest’anno, in prima, è stato il lavoro sul riassunto. I dati e gli articoli dei giornali ci dicono che i ragazzi, oggi, quando leggono non sono in grado di comprendere il senso dei testi e, purtroppo, probabilmente, in molti casi, è vero. Tuttavia io credo che la scuola fornisca strumenti validi e importanti per affrontare le difficoltà che i ragazzi incontrano.

Il riassunto, tipologia testuale la cui pratica insegna al lettore a desumere il senso globale di ciò che legge, rientra nel lavoro di lingua per il triennio. Le fiabe sono perfette per impratichirsi ed esercitarsi nel riassumere, perché i ragazzi, in un modo o nell’altro, le conoscono già e raccontare qualcosa che si conosce, aiuta e dà sicurezza.

Fortunatamente, poi, esistono libri che a scuola aiutano a costruire lezioni interessanti; alcuni sono di una bellezza tale che poterli usare in classe è una vera gioia.

A questo proposito, abbiamo cominciato usando un testo che si è rivelato una miniera preziosissima. Si tratta del Pifferaio Magico di Hamelin di Topipittori. Quando lo lessi la prima volta, rimasi particolarmente colpita dalle immagini. Mentre lo sfogliavo, pensando di di proporlo ai ragazzi, ho notato che le strofe di questo poemetto ispirato a Robert Browning, dalla storia dei Fratelli Grimm, tradotto da Umberto Fiori e illustrato da Antonella Toffolo, sono numerate.

Siamo partiti da qui e abbiamo cercato di dare un titolo a ogni strofa che, in seguito, doveva essere riassunta. Vi assicuro che un conto è fare questo lavoro su un testo senza immagini o al massimo accompagnato dalle brutte figure di un’antologia scolastica, un conto, invece, è lavorare su un’opera d’arte, dove ogni strofa vive nella doppia pagina del libro, magnificamente illustrata.

Il lavoro che generalmente si fa prima di procedere al riassunto è la descrizione. Nel Pifferaio Magico di Hamelin la descrizione del protagonista è particolarmente bella e viva. L’abbiamo letta insieme, poi ho proposto ai ragazzi di realizzarne una simile. La proposta è stata accolta da facce costernate: “Non siamo capaci di scrivere così!”. Ho proposto, allora, di scegliere uno tra due personaggi della storia: il sindaco e il ragazzo zoppo. E di imitare lo stile e il ritmo del testo di Browning, facendo una descrizione a ricalco. Il risultato li ha lasciati stupiti e fieri di quello che avevano fatto.

Dalla porta avanzò il più grasso degli esseri; uno strano cappotto gli scendeva fino ai piedi, di colore verde chiaro. Era un tipo basso basso, gli occhi tondi tondi parevano due uova. Capelli marroni, corti e pelle rosa; una barba lunga fino al collo, sulle labbra un broncio che ogni giorno pareva più serio. Chi fosse non era difficile da capire: tutti erano colpiti ma anche un po' arrabbiati quando lo vedevano. (E.B.)

Dalla porta avanzò il più brutto degli esseri. Una pelosissima stola di ermellino gli avvolgeva il collo Era un tipo basso, grasso grasso, gli occhi parevano due uova schiacciate. I capelli erano nascosti da un cappello con una piuma, pelle scura come il cioccolato fondente. Sulla faccia una folta barba, sulle labbra s’intravedeva un’espressione arrabbiata. Era facile capire chi fosse: era il sindaco con il suo bel pancione, seduto su una poltrona che faticava a reggere il suo peso. (M.C.)

Dalla porta avanzò il più piccolo degli esseri. Una magliettina gli copriva il petto, di colore azzurro cielo. Era un tipo bassetto e molto magro, gli occhi marroni parevano due ciambelle dolci. Capelli castani, corti, pelle color caffè-latte; Il mento e le guance erano più scuri del colore della pelle. Sulle labbra, però, non alleggiava un gran sorriso. Chi fosse era facile da capire: era il bimbo zoppo. Tutti erano fermi ad guardare la sua camminata, purtroppo storta per via della gaba. (A.C.)

In seguito ci siamo divertiti ad accostare l’illustrazione in cui Antonella Toffolo ha rappresentato i bambini richiamati dal Pifferaio, al celebre quadro Giochi di bambini di Bruegel e quella dedicata alla strofa finale, in cui il ragazzo zoppo parla del “mondo perduto”, a un famoso dipinto di Henry Rosseau, Il leone affamato si getta sull’antilope. “Ma qui il cervo non viene divorato da nessuno” ha notato A.D.

Giochi di bambini,Pieter Bruegel il Vecchio  

 

Il leone affamato si getta sull’antilope, Henry Rousseau, 1905