Ho imparato Boccaccio

Una cosa che ci ha fatto molto riflettere, in questi mesi, è stata la partecipazione cresciuta intorno al nostro blog e alla nostra pagina Facebook. Il nostro lavoro per fare informazione sui temi che riguardano libri, lettura, ragazzi, infanzia, scuola eccetera, è continuato come sempre, da dieci anni a questa parte. Tuttavia, man mano che la situazione si faceva più straordinaria e imprevista e grave, ci siamo accorti di quanto fosse importante ascoltare le voci intorno a noi. E perciò abbiamo rivolto loro più attenzione del solito. Parlo delle voci degli insegnanti, dei genitori, degli educatori e, oggi, anche di quelle dei ragazzi, finalmente. Voci che abbiamo percepito mosse dal desiderio di scambiare esperienze, riflessioni, idee, opinioni. È stato interessante vedere come questo desiderio, nei mesi di isolamento forzato, si sia improvvisamente fatto pressante e, almeno sui nostri canali, contrassegnato da una spinta autenticamente costruttiva, di condivisione, di fare comunità. Ci sono arrivati tanti messaggi, tante attestazioni di stima, tanti ringraziamenti per questo lavoro che in verità abbiamo fatto senza troppo pensarci, anche noi per senso di necessità. Questa lettera che abbiamo ricevuto, la condividiamo perché non riguarda solo noi, ma è una testimonianza di come in tanti si siano sentiti chiamati, in mezzo al caos di una situazione nuova e difficile, a raddoppiare il proprio impegno per salvaguardare il senso e il valore della scuola, di chi la frequenta e di chi ci lavora.

Una casa nel 2120, disegno realizzato da Shelou Basallo, della scuola Vicini per il giornale Vicini di classe, sul tema del futuro.

Carissimi Giovanna e Paolo,

era da qualche settimana che meditavo di scrivervi e oggi, visto il vostro ultimo post sulla DAD, mi sono decisa a farlo. Innanzitutto vi ringrazio per la delicatezza con cui avete sempre trattato questo tema, senza mai lasciarvi andare in giudizi, ma sempre cercando di mettervi in ascolto dei protagonisti della scuola: gli alunni e i docenti.

Io insegno Religione in una scuola media di Parma, in un quartiere molto vivo, estremamente variegato e multiculturale, in cui la periferia sfiora il centro, fermandosi sull'orlo delle rotaie della Stazione Centrale.

Dalla prima chiusura, il 27 febbraio, a scuola non abbiamo perso un attimo di tempo e siamo stati tra i primi in città a partire con le lezioni on line. Sono stati mesi molto faticosi, ma, come credo tutte le scuole, ci siamo sforzati al massimo per non lasciare indietro nessuno, fornendo tecnologia, assistenza, tempo e ascolto alle famiglie.

Abbiamo fatto lezione tutti i giorni, dalle 9 alle 13, più i laboratori al pomeriggio.

Durante questi mesi abbiamo spesso invitato i ragazzi a mettersi in ascolto di loro stessi, per cercare di trarre qualcosa di buono dalla situazione tragica che stavamo vivendo. Molti di loro si sono accorti che la loro vita scorreva in modo inconsapevole prima del 24 febbraio, mentre costretti in casa, si sono accorti di quanta importanza rivestono nella loro vita le amicizie, l'amore dei loro genitori, la presenza dei nonni... e perfino quella dei fratelli! Si lamentavano quasi tutti della prolungata chiusura della scuola; solo pochi solitari si dichiaravano beati, col loro gatto e il pc.

Molti esiti del lavoro svolto dalle ragazze e dai ragazzi in questi tre mesi è stato pubblicato sul blog della scuola, che doveva essere inaugurato proprio a marzo, ed è stato, per una felice intuizione della Dirigente, un importante strumento di valorizzazione del lavoro delle classi.

Tra le tante attività svolte durante il lockdown, c'è stato il Decameron San Leonardo 2020: con due realtà del quartiere, il Centro Giovani Casa nel Parco e l'Associazione Amici della Biblioteca, ci siamo ritrovati ogni giovedì pomeriggio in videochiamata con una trentina di ragazzi per leggere insieme Boccaccio... è stato un successo! I ragazzi non vedevano l'ora di collegarsi, restavano rapiti in ascolto delle novelle, poi scrivevano le loro, e la settimana scorsa è uscito il giornalino d'Istituto con i frutti di questo esperimento di quartiere.

Insomma, non voglio tediarvi, ma concludo affermando che questi mesi sono serviti a ricordarci che è davvero bello stare insieme, che la scuola è prima di tutto un luogo pieno di persone che si prendono cura di te, che ti vogliono bene e che cercano il tuo bene prendendoti per mano.

Un alunno un giorno mi ha scritto: Sto imparando ad ammirare tutti i prof per la loro grande volontà.

Poi ho letto i commenti dei suoi compagni:

Ho imparato che darei di tutto per andare a scuola con i miei amici.

Ho imparato che gli adulti fanno di tutto per riuscire a salvare il futuro.

Ho imparato il valore di un bacio che non si può dare.

Ho imparato che ho bisogno di comunicazione anche tattile, non solo visiva in videochiamata.

Ho imparato Boccaccio.


La DAD non è scuola, ma forse, controluce, ha insegnato ai ragazzi cos'è la scuola per loro e per noi.

Grazie di tutto il vostro importantissimo lavoro!

Francesca Saccani

Scuola Secondaria di Primo Grado L. Vicini - Istituto Comprensivo G. Micheli