Pinocchio

Sabato 16 ottobre, su TTL, supplementoletterario della “Stampa”, è uscita un'interessante intervista diGiovanni Tesio a Gianni Celati. Fra i tre libri indicati da Celati comefondamentali appariva Pinocchio. Un libro parallelodi Giorgio Manganelli (Adelphi, 2002).

Cogliamo l'occasioneper invitare alla lettura di un testo mai sufficientemente ricordato,che chi si occupa di letteratura, e a maggior ragione, di letteraturaper ragazzi, non può in alcun modo perdere. “Libro parallelo”quello di Manganelli, generato dall'esercizio di “tenere insiemela dispersa famiglia delle parole”, di “scrutare fra parola eparola”, di rinvenire le parole “clandestine”, “giacchéogni parola è stata scritta in un certo punto per nascondere altre,innumerevoli parole.” Esegesi meravigliosa, commento miracolosamenteall'altezza di Pinocchio. Storia di un burattino,racconto perfetto fra i perfetti.
Per darne un breve saggio,abbiamo scelto un brano sul Paese dei Balocchi:

“«La sua popolazione era tutta composta di ragazzi» «fragli otto e i quattordici anni.» Dunque non è stata costruita daloro, ma per loro predisposta da altro potere. L'età dei ragazzi licolloca nello spazio che va tra la fine della fiducia infantile e lasconfitta della pubertà. In un memorabile catalogo, si descrive lavita di codesti ragazzi: i giochi, gli ingegnosi svaghi, le scrittedi vilipendio delle istituzioni scolastiche; qui si raccolgono e sidepositano tutti i sogni costruiti dalla delusa mitomania infantile e sulsuicida rifiuto di morire dell'adolescente. Le estasi terribili e leggeredei ragazzi sono esplose, e il grande corruttore notturno ha costruitoper accoglierli una città. In questa metropoli dell'euforia non c'ègioia; veramente, avevo scritto metropoli, e non so se questa città siapiù notevole per il rifiuto di accesso a tutte le madri, o per la lorocontinua presenza negativa; questa città è affollata di fantasmi dimadri. Tutti i giochi dei ragazzi sembrano avere questa caratteristica:di essere solitari («chi gioca alle noci, chi alle piastrelle, chialla palla, chi andava in velocipede...»); il furore dei giochi nonconsente dialoghi, non pare vi siano società o bande, e l'unica formadi contemplazione collettiva è il teatrino di tela. Tutti sono amici,ma nessuno si conosce. Dopo la quiete un po' mornedell'isola, il Paese dei Balocchi è la capitale del rumore,del fracasso come letizia sociale: terribile profezia.”

Illustrazione di Attilio Mussino. Trattoda Illuminated Books. Clicca sull'immagine per accedere allapagina.