Caldotropicale, luci abbaglianti, folla che spinge senza direzione,voci su voci e un gran baccano. Ecco, in sintesi, il Salon du Montreuil. Dopo questiprimi minuti spaventosi, i miei occhi iniziano a cercare dettagliappaganti. «Non siamo mica venuti qui per lamentarci», mi informano. Ohbene, nemmeno io. Diamoci da fare, allora. Comincioa orientarmi, e noto che la prima cosa speciale di questo Salon,che visito per la prima volta, è che ho l’impressione diriuscire a vedere tutto contemporaneamente. Poi,una gran folla in coda. Quasi nessuno ha la cartellina e il pubblicoè assai eterogeneo. Decisamente, non sono tutti illustratori. ABologna una fila di fronte a uno stand significa che l’editoresta visionando portfoli... qui che succede? Riavvolgo ipensieri e mi guardo intorno. Bambini, bambini, bambini: un’infinitadistesa di bambini. Sono circondata! Tanti, tantissimi,sempre ben ordinati e a volte in doppia fila, decine di piccolettiseguono i maestri come i topolini seguirebbero il pifferaiomagico. Fagottini con lo zainetto, in silenzio bisbigliato, subitostanchi, che si accovacciano sulle ginocchia e poi camminano manonella mano, e sono così tanti e così bassi che, se mi distraggoun momento, ho paura di calpestarli. Un’altrapeculiarità del Salon, e chi c’era lo sa, sono gli appuntamenticon i direttori artistici. Fissati prima di partire attraverso unarocambolesca richiesta via internet, sono stati una bella occasioneper mostrare il mio lavoro agli editori prediletti e ambiti, in unospazio riservato e dedicato a questi incontri. Però, il caldo e laconfusione del piano inferiore, che ospita anche un bar, una mostra,una mini-biblioteca e uno spazio per gli incontri/laboratorio conle classi, sono terrificanti. Non c’è uno spazio per aspettare,si crea una fila disordinata, gli orari degli appuntamenti slittanoquasi tutti e poi non si sente quando chiamano il tuo nome... traillustratori ci scambiamo sguardi di sconforto e sorrisi stanchi. Epoi: circo! Il tema illustrato diquest’edizione. Un circo disegnato, ritagliato, costruito, interpretatoda alcuni grandi illustratori francesi. E una mostra, allestitaad hoc per il Salon, che ha raccolto ed esposto questeopere in tutto il piano seminterrato, su uno sfondo nero, nerissimodove i colori risaltavano forti e dove si muovevano contemporaneamentele fila di bambini, i visitatori adulti, gli illustratori stanchi, gliinsegnanti, gli omoni della security e tutte quelle persone che in un modoo in un altro sono state la gente di Montreuil. Mi fermeròa Parigi ancora qualche giorno.
L'ingresso della mostra dedicata dal Salon alcirco.
Ma si sa,l’apparenza inganna. In verità, le luci abbagliano per illuminaremeglio, e la folla è in preda al delirio libresco. Quante mani cheprendono, pigliano, sfogliano!
Il gran baccano, in fondo,lo fanno solo i ragazzini. L’adolescenza, come è noto, non perdonanessuno: culmine dell’assenza di grazia nella voce e nel movimento,eccola che accompagna folte schiere di bambini un po’ grandi, in scarpeda ginnastica e giaccone arrotolato sulla pancia. Ne basterebbero quattro,a briglia sciolta, per scatenare l’inferno. Riuscite a immaginareil frastuono di intere classi tutte insieme?
Sul caldotropicale non c’è scusa che tenga: insopportabile per tutti.
Illustrazioni di Sara,La revanche du clown, Editions Thierry Magnier,2011.
Ed ecco che pilesu pile di libri su libri hanno il loro effetto salvifico: in caso difolla estrema, ne apro uno a caso e mi sento subito al sicuro.
Illustrazioni diGérard Lo Monaco, Magique circus tour,Helium 2011.
Moltieditori li conosco già grazie ai cataloghi, a internet, aiblog. A Bologna, evento che conosco un po’meglio, la Francia è quasi tutta racchiusa in un quadrilateroinaccessibile. Qui invece, ogni stand è grande e ricco e i libri sonodavvero tanti, alla portata di tutti, da guardare e da comprare.
Illustrazioni diGérard Lo Monaco, Magique circus tour,Helium 2011.
Si chiamanodédicaces e sembrano essere imperdibili. Mi avvicino,leggo meglio... e se avessi la pazienza di aspettare dietro a tuttequelle schiene e quelle giacche e quelle gambe e quelle scarpe, potreiportarmi a casa un libro con il frontespizio dedicato e illustrato daimiei autori del cuore. Ci penserò a lungo, la tentazione è forte eso che potrebbe diventare incontenibile. Mi immagino tornare a casacon lo zaino grande come un palazzo, le ginocchia piegate sotto il suopeso e poi, una volta arrivata, rimirare bramosa il ricco bottino. Manon cedo, e resisterò strenuamente anche nei giorni successivi.
Barnhominum, EmmanuelleHoudart.
Ritroverò altrovea Parigi quest’immagine dei bambini in fila sussurranti. Classisplendidamente miste in visita ai musei, sempre muniti di un fogliobianco per disegnare quello che vedono. E, ancora, fuori, per strada,a disegnare un monumento o una fontana. Certo è un dicembre mite. Mal’inverno qui non sembra spaventare nessuno.
Barnhominum, EmmanuelleHoudart.
Barnhominum, EmmanuelleHoudart.
A distanzadi un mese, ricordo ancora con vivida chiarezza i collage di Sara,i funamboli di Benoit Jacques e l’haute couturedi Emmanuelle Houdart. Quest’ultimain particolare mi ha fortemente colpita: non ho mai amato moltole sue figure disegnate, ma le realizzazioni tessili che ho vistoin mostra a Montreuil erano un vero incanto.
Barnhominum, EmmanuelleHoudart.
Prima volta per tutto,in questo viaggio. Primo Salon, prime passeggiate nella VilleLumière.
E per molti giorni, anche una volta tornataa Milano, mi sentirò sovraccarica di immagini e un po’ stregata.
Diario tardivo di un'illustratrice a Parigi
Quando abbiamo scoperto che sarebbestata la prima volta di Anna a Parigi, non ci siamo lasciatiscappare l'occasione. Così le abbiamo chiesto di raccontare lasua nuova esperienza per questo blog. Lei è partita (era la finedi novembre), è tornata (e non era ancora l'Immacolata), e ci hapensato, ci ha pensato, ci ha pensato... ed ecco finalmente il suopost.