Domenica,18 novembre 2012, in occasione di Bookcity,a Milano, al centro documentazione 0-6 invia Forze Armate, si è tenuto l'incontro L'editoria per l'infanzia volta pagina. Riflessioni edomande sul futuro del libro per l'infanzia. Ideatoda Anna Pisapia e Francesca Archinto, il confronto ha coinvolto, oltrealle organizzatrici, Giulia Orecchia, Giuseppe Bartorilla, GiovannaZoboli, Martina Fuga, Massimo Canuti. Poiché durante la discussione,abbiamo ascoltato cose interessanti, abbiamo pensato di condividere convoi gli interventi dei relatori, a partire da oggi, e per le prossimesettimane.
E, tuttavia, a questopunto, la sorpresa è che i genitori preferiscono ancoraleggere ai loro bambini i libri di carta.
Secondoun’indagine New York Times, i genitori accanitidownloader di libri vogliono che i loro figli siano circondati da libristampati, perché possano sperimentare l’esperienza fisica dellalettura. E molto conta anche il momento di intimità che la letturacomporta. Infine, per i genitori è importante poter sfogliare illibro per intero, prima di acquistarlo. E tutto ciò perché, comesostiene anche Junko Yokota, professore e direttore del Centro perla Didattica attraverso i libri per bambini e ragazzi alla NationalLouis University di Chicago, la forma e le dimensioni del librofanno profondamente parte dell'esperienza di lettura, del vissutoemozionale e intellettuale.
Questo tuttavia, secondo CynthiaChong psicologa dell'età evolutiva, non vuol dire che non siano utilie che non piacciano ai bambini. Del resto i libri digitali possonoindurre alla lettura bambini poco motivati.
Pensiamo oraalle parole che usiamo: si guarda un film, si gioca a un videogioco. Macosa si fa con un libro digitale (app/enhanced ebook)? Per questaesprienza manca ancora una terminologia.
L'American Academy ofPediatrics raccomanda di non esporre allo schermo bambini sotto idue anni, sostenendo che una ricreazione non strutturata sia piùvantaggiosa per sviluppare creatività, problem-solving e capacità diragionamento.
Per i bambini di età superiore, raccomanda nonpiù di una o due ore di “programmazione di qualità” al giorno.
In conclusione: la ricerca è solo all’inizio, gli studi sonoancora pochi.