Oggi vi presentiamo la quarta novità di questa primavera 2017, La bambina e il gatto, testo di Ingrid Bachér e illustrazioni di Rotraut Susanne Berner. Ce lo fece conoscere alcuni anni fa Giulia Mirandola, che durante i suoi vagabondaggi libreschi in Germania aveva conosciuto la Berner e suo marito, Armin Abmeier, nonché la loro impresa editoriale Die Tolle Hefte, che Giulia ebbe il merito di portare in Italia. Ci piacque al punto che ci regalò la sua copia. Poco dopo, decisi a pubblicarlo, ci mettemmo in contatto con gli editori, ma per diverse ragioni non fu possibile concludere l'accordo che rimase in sospeso. Lo scorso anno, alla Fiera di Bologna, grazie alla presenza di Rotraut Susanne Berner in fiera, per la mostra allestita a Palazzo D'Accursio organizzata da Associazione Hamelin, e la consegna del premio Hans Christian Andersen 2016, grazie anche al supporto di Ilaria Tontardini, ci incontrammo con lei e con l'editore tedesco, Carl Hanser Verlag, che stava rieditando il libro, e firmammo, finalmente, il contratto per l'edizione italiana. La traduzione fu affidata a Giulia che peraltro ne aveva già realizzata una rapidamente quando ci regalò il libro. La ringraziamo perciò anche per questo lavoro svolto con tanta accuratezza. Il primo libro in cui ci imbattemmo di Susanna Rotraut Berner fu Apfel, Nuss und Schneeballschlacht, edito da Gerstenberg: una elegantissima, deliziosa raccolta di canzoni, poesie e racconti dedicati all'inverno e al Natale. Era il Natale del 2001, eravamo in Germania, e ancora non eravamo editori. E poco, se non nulla, sapevamo di libri illustrati. Ma quelle pagine ci conquistarono subito. Perciò acquistammo il libro, pur senza poterlo leggere. Questo per dire che oggi avere in catalogo la magnifica Rotraut Susanne Berner è per noi davvero un punto d'arrivo. E ora vi lasciamo all'intervista, curata da Lisa Topi, a questa grande autrice.
Questo libro ha una storia molto particolare, il testo, di Ingrid Bachér, è stato pubblicato per la prima volta nel 1962 nella rivista letteraria Insel Almanach, ed è stato poi recuperato nel 2010 nella collana Die Tolle Hefte di Büchergilde Gutenberg. Questa volta con le tue bellissime illustrazioni. Puoi raccontarci qualcosa del progetto di Armin Abmeier, al quale Hamelin ha dedicato una bellissima mostra a Palazzo D’Accursio in occasione della scorsa edizione della Fiera di Bologna? Come siete risaliti a questo testo?
Mio marito, Armin Abmeier, era continuamente alla ricerca di autori e illustratori di rilievo per la sua collana Die Tolle Hefte e, un giorno, un amico libraio di Düsseldorf gli parlò della storia di Ingrid Bachér. Quando la lessi fui subito entusiasta del sottotesto, intimo e misterioso, e di quella lingua dalle tante possibilità di lettura... Da piccola ero molto timorosa e ho immediatamente provato empatia per la bambina della storia. Questo è un tipico esempio di come molti dei Tolle Hefte sono nati. Armin è sempre stato interessato alle immagini e alla letteratura, fin da ragazzo. Nato nel 1940, spendeva tutti gli spiccioli di cui disponeva per comprare i primi fumetti del dopoguerra e l’impulso viscerale a procurarsi questi tesori lo ha accompagnato per tutta la vita. La scelta degli autori e degli illustratori è sempre stata di natura soggettiva. Aveva una mente aperta e curiosa, amava viaggiare e incontrare persone nuove. Quando si innamorava di qualcuno finiva per dimostrare la sua ammirazione e il suo entusiasmo studiando un progetto in comune, è per questo che molti degli autori e degli illustratori dei Tolle Hefte sono stati anche nostri amici.
Le illustrazioni di La bambina e il gatto sono molto enigmatiche, hanno numerosi riferimenti iconografici e utilizzano lo spazio, la prospettiva e la proporzione in modo originale, perfettamente congeniale alla metamorfosi del gatto, in un crescendo di forte impatto visivo. Anche il colore gioca un ruolo importante. Come sono nate queste illustrazioni e in quale rapporto con il testo?
Ho pensato alla situazione della bambina: sola nella sua stanza, circondata dai suoi giocattoli; volevo mostrare il suo piccolo mondo in un istante mentre l’esterno appare minaccioso, buio, terrificante. Gli oggetti possono essere famigliari, il gatto nero per esempio, ma quando si è spaventati possono trasformarsi, cambiare forma e dimensione, come avviene nei sogni o nel delirio della febbre. Ho scelto alcuni elementi essenziali, la casa, la luna, l’auto dei genitori, la salamandra pezzata [in inglese fire salamander NdT] che richiama l’idea del fuoco e del fulmine. Per lo stesso motivo ho utilizzato i colori primari, ma anche perché volevo creare un’associazione con elementi essenziali come il fuoco, l’acqua, l’oscurità, la natura eccetera e perché, essendo più vicini alla percezione del bambino, possiedono una certa immediatezza di significato. Il testo era già di per sé una ricchissima fonte di immaginazione e di idee grazie alla scrittura di Ingrid Bachér, che racconta la storia senza dover ricorrere a compromessi per ingraziarsi i suoi piccoli lettori.
Frontespizio e interni di La bambina e il gatto, di Rotraut Susanne Berner.
Per il processo di stampa, che hai seguito personalmente, hai scelto una sofisticata tecnica artigianale. Puoi spiegarci la ragione di questa scelta?
Le tecniche di stampa mi hanno sempre appassionato. Dato che la maggior parte delle mie illustrazioni sono destinate ai libri, tendo sempre a ragionare con questa precondizione. Per La bambina e il gatto ho scelto una tecnica che si avvicina alla litografia tradizionale. Per la separazione dei colori ho utilizzato matrici in acetato anziché la pietra. Alla base c’era l’idea che i colori non dovessero essere composti da una resinatura dei colori di base che, attraverso il giustapporsi di puntini, crea di gradazioni di colore. Volevo restringere il campo delle possibilità per ottenere un’espressione più incisiva e radicale. Tutta la collana Die Tolle Hefte è stata realizzata con questa tecnica. Ogni illustratore sceglie i suoi colori e le stampe sono degli originali, con caratteristiche e fascino speciali. Lavorare in questo modo significa che fino al momento della stampa, non puoi essere mai sicuro dei risultati: puoi simularli al computer, ma non esiste una versione “originale” dell’illustrazione, ci sono tavole separate per colori di cui l’immagine d’insieme è data solo dalla stampa. Oggi molti illustratori separano i colori con Photoshop, ma se lavori in analogico, come facevo io, hai bisogno di una tipografia che sia ancora in grado di usare questo materiale. In Germania ce ne sono ancora, ma sempre meno. Vorrei ringraziare i miei editori, tedesco e italiano, che hanno acconsentito che il libro venisse stampato a cinque tinte piatte, tecnica molto più costosa di una comune stampa offset, un vero lusso.
Schizzi inediti per interno e copertina.
La storia racconta di una bambina tutta sola in casa in una notte di tempesta, che per superare la paura usa l’immaginazione, instaurando una bellissima complicità con il suo gatto. Cosa pensi della sua strategia?
La possibilità di uscire vittoriosi da un incubo del genere, proteggendosi sotto le coperte con l’animale prediletto, è un esercizio per affrontare le paure più profonde. Come già detto, l’autrice prende i bambini sul serio ed è questo il tipo di letteratura che mi interessa.
Hai ricevuto numerosissimi premi internazionali nel corso della tua carriera, che esperienza è stata ricevere l’Hans Christian Andersen Award nel 2016?
È stato un onore trovarmi in compagnia di nomi incredibilmente noti e apprezzati, come Erich Kästner, Astrid Lindgren o Maurice Sendak. Ma l’esperienza mi ha insegnato che ricevere un premio può essere anche faticoso: mai ricevute così tante richieste di interviste, mostre, eventi... per cui ora sono felice di poter tornare al mio vero lavoro.