Sui tanto vituperati social si incontrano storie, persone, esperienze di grande interesse. Ci è capitato con Marta Tedolfi e Lucia Sauro che hanno mescolato danza, arti visive, libri illustrati e lettura per dare luogo a incontri dedicati ai bambini (e agli adulti) di straordinario interesse, che infatti hanno attratto l'interesse di importanti istituzioni culturali milanesi e non. Qui ce li raccontano.
[a cura di Luci su Marte, ovvero Lucia Sauro e Marta Tedolfi]
Descrivere Luci su Marte non è facile perché la sua forma cambia nel tempo, adattandosi di volta in volta a nuove intuizioni e stimoli provenienti dall’esterno. D’altronde è una creatura giovane e, come accade anche con gli esseri umani, i suoi tratti sono ancora fluidi, in attesa di fissarsi con l’età adulta. È un seme che abbiamo coltivato senza sapere con precisione a che pianta appartenesse e di cui stiamo seguendo giorno per giorno la crescita, straordinaria e rapida come mai ci saremmo aspettate. Ma veniamo al dunque: Luci su Marte è un progetto indipendente di educazione al movimento e alla danza originariamente pensato per l’infanzia, ma esteso successivamente anche al mondo degli adulti. Il titolo del progetto è un gioco di parole basato sui nostri nomi, tuttavia ci piace considerarlo anche una dichiarazione d’intenti: valorizzare la curiosità e l’innato desiderio di scoperta che appartengono a ciascuno di noi.
Lucia è danzatrice, performer ed esperta di pedagogia del movimento in età evolutiva. Marta è specializzata in arti visive e si occupa di didattica museale. Seppur a distanza, divise tra Roma e Milano, siamo cresciute insieme, seguendo con interesse i rispettivi percorsi professionali. Integrando le competenze personali relative a due linguaggi distinti, ma vicini, quali la danza e l’arte contemporanea, abbiamo dato vita a una serie di workshop in collaborazione con istituzioni museali e associazioni culturali.
Fotografie di Lorenzo Palmieri (Pirelli HangarBicocca, Milano, 2019).
Consapevoli dell’importanza per i bambini di partire dal concreto e, in particolare, dal visuale, ci siamo inizialmente concentrate sugli albi illustrati: un terreno che appassiona entrambe, infinitamente ricco di spunti. In occasione di Immagina, il festival delle storie illustrate di Lucca, abbiamo ideato un laboratorio a partire da La Foresta di Riccardo Bozzi, Valerio Vidali e Violeta Lópiz (Terre di Mezzo, 2018), mentre Di qui non si passa! di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho (Topipittori, 2015) ha ispirato un’attività per i campus estivi del MAMbo, principale museo di arte moderna di Bologna. In entrambi i casi, i libri si sono rivelati delle solide fondamenta sulle quali costruire la nostra proposta di sperimentazione motoria, strutturata a partire dai temi centrali del racconto. Da queste prime, ma fondamentali, esperienze di rodaggio è nata una riflessione profonda su quale fosse realmente l’intenzione sottesa al progetto. A poco a poco ci siamo avvicinate alla sua versione attuale volta a favorire l’incontro tra i nostri ambiti di provenienza.
Fotografie di Lorenzo Palmieri (Pirelli HangarBicocca, Milano, 2019).
Di diversa natura è l’attività pensata insieme al Dipartimento educativo di Pirelli HangarBicocca in relazione alla mostra A Leaf Shaped Animal Draws The Hand di Daniel Steegmann Mangrané. A partire dall’importanza che l’artista spagnolo attribuisce alla dimensione fisica e sensoriale dello spettatore, durante i due incontri abbiamo proposto delle esperienze di movimento guidate con l’intento di modificare in modo significativo la comprensione delle opere grazie a nuove percezioni corporee.
Fotografie di Lorenzo Palmieri (Pirelli HangarBicocca, Milano, 2019).
La stessa modalità operativa è stata utilizzata per Corpi Umani, realizzato con The Blank Contemporary Art in occasione di ArtDate, Festival di arte contemporanea, la cui nona edizione si è tenuta a Bergamo lo scorso novembre. In questa occasione abbiamo lavorato all’interno della collettiva Il corpo insensato, a cura di Stefano Raimondi e allestita tra gli affreschi di Palazzo della Ragione. È stata un’esperienza particolarmente preziosa in quanto, affiancate nella conduzione da due mediatrici LIS, abbiamo potuto rendere accessibile il laboratorio anche a bambini non udenti.
Fotografie di Paolo Biava (The Blank Contemporary Art, Bergamo, 2019).
Generalmente le prime fasi di progettazione sono incentrate sullo studio dei contenuti e sulla selezione delle tematiche su cui intendiamo lavorare. Dopodiché viene elaborata e discussa la proposta di movimento, inclusiva e mai competitiva. Il nostro obiettivo principale è favorire la comprensione attraverso una sperimentazione motoria libera da forme stereotipate. Tutti i laboratori sono calibrati sulla fascia d’età degli utenti e, di solito, si articolano in due momenti: osservazione delle opere e interpretazione delle stesse attraverso la gestualità del corpo. La conformazione del gruppo varia continuamente; capita che si lavori tutti insieme, in tre o a coppie, ma ci teniamo anche a dare rilievo all’identità di ogni singolo partecipante attraverso una ricerca individuale. Un altro aspetto per noi molto importante è alternare fasi di movimento a fasi in cui si guardano gli altri con l’obiettivo di valorizzare le diversità. Quando possibile, preferiamo lavorare all’interno dello spazio espositivo perché ci consente di instaurare un dialogo diretto e immediato sia con le opere che con l’architettura che le accoglie.
La nostra speranza è che la ricerca che conduciamo possa aggiungere a quelle già esistenti una nuova modalità di fruizione dell’arte e, al contempo, che chi partecipa ai laboratori acquisisca una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità espressive.