Uscito nei giorni della Bologna Children's Book Fair, Avventura di un delfino a Venezia, fa coppia con Avventura di una lucciola a Milano, pubblicata lo scorso anno, e va ad aggiungersi alla serie che Paolo Ventura, fotografo e artista, sta dedicando agli animali in città.
[di Giovanna Zoboli]
Nel marzo del 2021 durante il secondo lockdown una coppia di delfini fu avvistata a Venezia mentre solcava tranquilla le acque di Canal Grande, approfittando dell'assenza di mezzi a motore (quello in foto, però, è un delfino avvistato nel 2016, nel canale della Giudecca). Un giretto che ai veneziani apparve come una epifania: due animali approdati in laguna dalle vastità marine, scivolavano fra due ali di fiabeschi palazzi per poi di nuovo scomparire all’orizzonte, nel chissàdove dove vive la selvatichezza che ci è preclusa.
Mi sono chiesta se Paolo Ventura si sia ispirato a questa notizia, nell’immaginare la storia di Avventura di un delfino a Venezia, secondo volume della serie dopo Avventura di una lucciola a Milano e che prevede, in futuro, altri animali e altre città.
C’è un bellissimo saggio edito da Cortina, Darwin va in città, di Menno Schilthuizen, biologo evoluzionista ed ecologo olandese, che racconta di come un numero sempre maggiore di specie selvatiche si stia ritagliando per sé nuove nicchie nei centri abitati, sviluppando nuove caratteristiche e abitudini negli ambienti che l’uomo ha creato con cemento e acciaio, ed evolvendosi a una velocità senza precedenti, generando forme di vita mai viste prima, segnando un nuovo capitolo nella storia dell’evoluzione, secondo processi che avvengono in modo molto più rapido di quanto Darwin avrebbe mai potuto immaginare.
Le avventure che racconta Paolo Ventura in questi libri onirici, realizzati fra fotografia e pittura, si muovono in questo nuovo orizzonte ecologico, mescolando vite animali e architetture, forme naturali e paesaggi umani, piccolezza e monumentalità, selvatichezza e segni della Storia.
La dimensione dello straordinario nasce dalla contaminazione fra quelle che sono le presenze aliene dei protagonisti, rese dalla pittura, e contesti urbani descritti con precisione dal realismo dell’immagine fotografica cromaticamente ritoccata.
In questo libro, la città d’acqua più famosa del mondo canta e incanta con la sua voce unica, come fa da sempre con i suoi molti visitatori. Nelle strade d’acqua, il delfino, simile a un personaggio uscito da un romanzo di Henry James, si innamora di un’immagine dipinta appena intravista e, per cercarla, si perde nel labirinto dei canali, proprio come un essere umano che in calli e campielli rincorra una bellissima forma fantasma, avventura sentimentale veneziana per definizione.
La Venezia di Paolo Ventura è stranamente vuota e per niente glamour, ha colori che non nascondono il passare del tempo e la sua usura, confonde scorci celebri e poco noti, vedute da cartolina e angoli misteriosi. Venezia sorprende il delfino e si beffa di lui, incauto turista marino, con visioni arcane di specie mai viste prima, come fenici d’oro e leoni di pietra (ma anche il delfino è stato un animale venezianissimo, a ben vedere, emblema della marca tipografica di Aldo Manuzio). Infine, lo avvolge in una notte nerissima in cui tutto si spegne e smette di produrre il prodigio della riflessione.
Il finale, sorprendente e libero come l’orizzonte aperto entro cui solo può vivere la più visionaria delle città, non lo raccontiamo, lasciando ai lettori il piacere di scoprirlo.