Marianna Merisi, milanese, è laureata in architettura e giardiniera, e alla conoscenza delle piante, dei giardini e del paesaggio associa un raro talento figurativo. Nel 2015 ha vinto il premio Lavinia Taverna, importante riconoscimento a giovani donne impegnate nel mondo dei giardini e del paesaggio. Questo il profilo con cui era presentata: «Nata a Milano nel 1980, si laurea in architettura al Politecnico di Milano con la tesi Piante pioniere: un progetto di riqualificazione urbana. Dal 2011 collabora con la cooperativa sociale Cascina Bollate, all’interno del carcere di Bollate: un vivaio-giardino dove si producono e coltivano piante insolite come erbacee perenni, erbe ornamentali e rose antiche. E si progettano e realizzano terrazzi e giardini. Sul tema dei giardini e del paesaggio collabora a varie riviste con testi fra narrazione e approfondimento scientifico, intercalati da proprie illustrazioni. In particolare tiene una rubrica mensile sulla rivista Giardinaggio, Bema editrice. Trasforma nature metropolitane in racconto visivo che, attraverso la grafica e supporti diversi, ferma il viaggio delle piante più vagabonde, contaminando i luoghi abitati: il verde spontaneo degli spazi aperti colonizza e colora gli spazi chiusi.»
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Marianna qualche anno fa, nel corso di una serata a Spazio BK in cui presentava il suo lavoro. E quello che raccontava ci è piaciuto al punto che abbiamo deciso di farne un libro che uscirà la prossima primavera.
Negli ultimi mesi, Marianna ha collaborato con l'Accademia dei Bambini, spazio di attività multidisciplinari dedicate ai piccoli all'interno di Fondazione Prada, a Milano, un progetto curato dalla neuropediatra Giannetta Ottilia Latis con la collaborazione di Marta Motterlini, esperta in didattica museale.
In questa intervista abbiamo cercato di mettere a fuoco il lavoro di Marianna incentrato sul disegno e la conoscenza del mondo vegetale e naturale; e abbiamo rivolto alcune domande anche alle responsabili dell'Accademia dei Bambini che dal momento dell'apertura della Fondazione 2015, svolge un'attività qualificata di incontri e laboratori.
Marianna in che modo, nel tempo, la tua pratica di giardiniera si è incontrata con quella di artista e illustratrice?
Mentre studiavo architettura mi era chiaro che giardini e piante fossero l’interesse principale al quale avrei voluto dedicarmi. La tesi è stato il momento in cui finalmente ho potuto approfondire questa propensione e ho deciso di concentrarmi sulle piante pioniere che colonizzano gli spazi abbandonati delle città. Mi piacevano per la loro capacità di intrufolarsi in situazioni impensabili, spesso poverissime, e per l’energia e la forza che le caratterizzano. Sono piante che tutti abbiamo a portata di mano, ma che spesso non guardiamo, partendo dal presupposto che siano erbacce. E invece hanno una loro dignità botanica e una grande utilità (con il loro ciclo vitale producono l’humus necessario per lo sviluppo di una vegetazione più esigente), oltre che un valore estetico. Non mi ero occupata mai con così tanta attenzione analitica al mondo vegetale, e per farlo ho dovuto chiedere aiuto a botanici esperti. È qui che ho sentito l’esigenza di disegnare. Uno degli aspetti per me interessanti di queste piante sono gli stratagemmi per difendersi, per diffondere i semi il più lontano possibile dalla pianta di origine e la grande generosità nel riprodursi. Spesso queste caratteristiche diventano chiare osservando la morfologia della pianta stessa, e lo strumento per me più naturale per conoscerle, e quindi raccontarle, è stato il disegno.
In cosa consistono i laboratori Erbari vagabondi che hai proposto all'Accademia dei Bambini?
I laboratori esplorano alcuni aspetti del mondo vegetale specifici delle piante vagabonde, attraverso la rappresentazione dei dispositivi che ne consentono una diffusione elevata anche nei luoghi più impensabili della città. Semi che volano come fossero eliche o veri e propri paracadute; semi contenuti all’interno di capsule dotate di strutture uncinate che si ancorano al pelo degli animali o ai nostri abiti; o ancora frutti che contengono enormi quantità di semi o che vengono diffusi dagli uccelli che ne sono ghiotti. Diventano un mondo da scoprire, conoscere e rappresentare utilizzando diverse tecniche e materiali: pastelli a cera, acquerelli, veline. Laboratori diversi permetteranno di realizzare materiali grafici con soggetti e tecniche diverse.
Come si svolge un laboratorio?
Prima di iniziare a lavorare si entra nel mondo delle piante vagabonde per capire quali sono, che aspetto hanno, dove crescono e quali sono le particolarità che le caratterizzano. Questo avviene attraverso un racconto, dei filmati, delle fotografie e l’osservazione di barattoli pieni di semi e dotati di una lente di ingrandimento che permette l’analisi di caratteristiche che sarebbe difficile cogliere a occhio nudo.
A ogni tipo di pianta, e quindi di seme, corrisponde un laboratorio diverso. Sono accomunati da una tecnica grafica elementare e facilmente riproducibile anche a casa che permette di ottenere con semplicità dei buoni risultati. Bastano una bella carta dalla grana grossa, pastelli a cera e acquerelli di buona qualità per ottenere un bel materiale adatto a creare i diversi scenari. Una base botanica in bianco e nero descrive gli aspetti più scientifici di ogni singolo seme e costituisce lo sfondo sul quale applicare i ritagli colorati che invece descrivono le modalità con cui i semi viaggiano. Alla fine si avranno scenari diversificati e suggestivi.
I semi dei papaveri si distinguono da tutti gli altri per la loro notevole quantità: è sufficiente una capsula relativamente piccola per ottenere una miriade di semi, ed è il vento a portarli in giro. Per con questo un rotolo di carta lunghissimo e delle veline si costruirà lungo la durata di tutto il laboratorio un infinito campo di papaveri.
Cosa ti interessa che i bambini sviluppino nel corso dell'attività?
Vorrei invitare i bambini a un’attenzione verso una natura sempre troppo poco considerata, quella delle piante spontanee che crescono nei luoghi più imprevedibili della città, dove spesso è difficile mettere piede, ma che in realtà ci sono più prossimi rispetto alla natura in senso stretto. E quindi uno sguardo diverso quando si prende un treno, si passa vicino a un cantiere, o accanto a pareti di vecchi muri. A volte ci possono essere belle sorprese.
In che modo pensi che disegno e giardinaggio possono conseguire un obiettivo educativo?
Disegno e giardinaggio hanno in comune la manualità. Il giardinaggio costituisce una conoscenza diretta attraverso la pratica, con tutte le complessità che via via sorgono. Si fa e poi bisogna aspettare per vedere se si è lavorato bene e scoprire davvero cosa si è fatto. Il disegno invece è uno strumento di scoperta attraverso la rappresentazione simbolica di ciò che si ha in mente. Penso che insieme siano dispositivi molto potenti che si completano a vicenda: il disegno acquisisce valore se supportato da una conoscenza scientifica, così come la pratica del giardinaggio migliora se dietro c’è un’idea complessiva e fantasiosa.
Come hanno risposto i bambini alla tua proposta?
Mi hanno stupito l’attenzione costante durante tutto il tempo del laboratorio, un’ora e mezza ciascuno, e la curiosità entusiasta per le piante. E le impressioni avute fuori, all’incontro con i genitori, sulla gioia di avere visto le ‘piante che abbelliscono i posti brutti della città’.
Hai avuto altre esperienze laboratoriali, prima di questa?
Sì, ma soprattutto con persone adulte. Con i bambini sono state esperienze più legate al giardinaggio, è la prima volta che metto insieme disegno e botanica scoprendo che insieme funzionano benissimo.
Ringraziamo Marianna Merisi per avere risposto alle nostre domande, e passiamo la parola a Nanette Latis sull'attività di Accademia dei Bambini alla Fondazione Prada.
Quando è nata Accademia dei Bambini e che funzione svolge all'interno di Fondazione Prada?
L’Accademia dei Bambini è stata aperta nel maggio 2015, in occasione della inaugurazione della nuova sede della Fondazione Prada. La funzione che si intendeva offrire era duplice: da un lato aprire uno spazio per bambini che consentisse ai genitori di visitare le mostre, affidando i bambini a personale specializzato in grado di intrattenerli; dall’altro offrire ai bambini progetti specifici che costituissero esperienze multidisciplinari in accordo con lo spirito generale della Fondazione.
Che orientamento ha e quali obiettivi si pone il lavoro che svolgete?
L’orientamento generale è diretto verso un luogo di incontro dove bambini, genitori , educatori ed esperti in varie discipline, possano interagire, sperimentare e vivere esperienze che si imprimano piacevolmente nella memoria.
L’obiettivo primario è stato quello di ampliare il concetto di ludoteca trasformandolo in un luogo dove i progetti potessero assumere un senso più ampio di apprendimento e di gioco che si integrasse con l’atmosfera generale degli spazi comuni della Fondazione, restando però indipendenti dalle mostre d’arte.
Che tipo di attività privilegiate e come scegliete le proposte laboratoriali?
Fin dall’inizio non abbiamo voluto definire con precisione le attività da svolgere all’interno dell’Accademia. In questa ottica si è costruito uno spazio che potesse assumere aspetti diversi a seconda dei progetti. Si è infatti pensato a uno spazio dove tutto fosse mobile e asportabile potendo trasformarsi a seconda delle esigenze. Si è pensato che potesse adattarsi a laboratori creativi adatti al disegno, alla costruzione, al gioco, all’ascolto e all’immagine visiva (presenza di uno schermo per la proiezione di filmati ). È stata anche prevista la trasformazione dello spazio in una sorta di palcoscenico teatrale aperto anche al movimento, al ballo, alla musica.
Le scelte laboratoriali hanno in alcuni casi privilegiato lo sviluppo di progetti legati a un significato contingente (nei primi mesi si è studiato un percorso che si collegasse al concetto di spazio bidimensionale e tridimensionale per rapportarsi allo spazio architettonico globale, appena inaugurato, della nuova Fondazione.)
In seguito si è pensato di uscire dai confini della Fondazione inviando cartoline originali disegnate dai bambini secondo i principi della Mail Art che pensiamo di proseguire anche in futuro per stabilire rapporti di scambio con altri musei o con artisti che parteciperanno ai nostri progetti.
A dicembre abbiamo allestito uno spettacolo teatrale legato alle stagioni e in particolare all’inverno.
Le scelte, che abbiamo fatto e che faremo, tendono ad affrontare temi diversi che si protraggono per qualche mese per consentire a tutti i partecipanti di contribuire allo svolgersi di un lavoro di gruppo che si conclude con una mostra che riassume i contenuti e il senso globale del lavoro ideato dai “maestri” , selezionati di volta in volta, e proseguito sotto la guida di Marta Motterlini con l’aiuto di Chiara Ciaccheri, Viola Mazza , Antonella Orlando e Alice Patriccioli.
Durante le mostre conclusive abbiamo introdotto i “laboratori collettivi” aperti a tutte le età dove l’interazione tra adulti e bambini permette di ampliare il senso di gioco e di collaborazione , creando un clima di partecipazione attiva e di condivisione.
Su che temi avete lavorato fino a oggi?
Come accennavo prima abbiamo lavorato su temi diversi. Il tema architettonico è stato sviluppato con Claude Marzotto e Maia Sambonet , il tema dello scambio di cartoline con le suggestioni pedagogiche dei laboratori creativi di Roberto Pittarello; il tema delle stagioni con lo Spettacolo Teatrale di Marcello Chiarenza; il tema della matematica, dell’arte, della geometria e del cinema è stato ideato da Michele Emmer…
Abbiamo anche cercato di documentare le attività svolte con brevi filmati che si possono osservare sul sito dell’Accademia dei Bambini, cliccando su MOMENTI-VIDEO ARCHIVIO.
Il laboratorio attuale, condotto da Marianna Merisi, ha voluto inaugurare la primavera facendo conoscere piante normalmente sottovalutate e dalle caratteristiche sorprendenti. Il nostro desiderio, come in tutti gli altri laboratori che abbiamo proposto, vorrebbe porre lo sguardo su realtà che spesso non vediamo perché nessuno ci ha insegnato a guardarle….
Quanti bambini riuscite a coinvolgere nel corso dell'anno?
Nel corso dell’anno, che non si è ancora concluso, hanno frequentato i nostri laboratori circa 3000 persone tra bambini e adulti.
A quali fasce di età vi rivolgete?
L’età a cui ci rivolgiamo in modo prevalente va dai 4 ai 10 anni, ma al mattino e nel corso dei laboratori collettivi, che si aprono durante le mostre, possono partecipare sia adulti che bambini di tutte le età.
Le attività sono gratuite?
Le attività sono gratuite. È necessario prenotare via email a accademiadeibambini@fondazioneprada.org
Avete collaborazioni con scuole, biblioteche o altre istituzioni educative cittadine?
Per il momento l’Accademia dei bambini non collabora con altre istituzioni educative.
Per le fotografie: courtesy Accademia dei Bambini.