Costruttori di Libri fa parte di quelle iniziative sorte intorno a un rinnovato interesse verso i libri con le figure che ha caratterizzato il settore della letteratura per l'infanzia negli ultimi quindici anni. Nasce da un'idea di Antonella Abbatiello, Lorenzo Cantatore, Martino Negri e Giovanna Zoboli, con l'obiettivo di approfondire e fornire strumenti adeguati alla conoscenza di questi libri e dei processi creativi che li rigardano. Il primo appuntamento della terza edizione di Costruttori di Libri, si è tenuto il 19 novembre 2021 (sul programma e la partecipazione trovate informazioni qui). Il secondo appuntamento, con il medesimo programma, si terrà a Roma, l'8 aprile. Daremo in seguito informazioni più dettagliate. Oggi vi proponiamo il primo ritratto di questa edizione, quello dedicato a Silvia Vecchini da Giovanna Zoboli. Per informazioni sulla prima edizione di Costruttori di Libri, del 2019, qui. E sulla seconda edizione, del 2020, qui.
[di Giovanna Zoboli]
Poeta, sceneggiatrice, saggista, autrice di romanzi e di albi, Silvia Vecchini mette al centro della propria scrittura, per bambini, ragazzi e adulti, una parola che sa farsi ponte fra presenza e assenza, dicibile e indicibile, visibile e invisibile.
Scrittrice eclettica, elegante, sottile, sobria, curiosa delle forme e dei generi, e in grado di frequentarli con competenza e sapienza grazie a un lungo apprendistato di studiosa, lettrice, redattrice, Vecchini ha fra le proprie qualità quella di una letterarietà alta, misurata, mai enfatica, frutto di una idea di letteratura come dimensione di ricerca interiore ed esistenziale onesta, al servizio di una crescita spirituale individuale e collettiva in cui non si danno l’una senza l’altra.
Limpidezza, coerenza, chiarezza sono le cifre della sua scrittura che in virtù di uno sguardo fermo è in grado di sondare le dimensioni più sottili del cuore umano lungo il confine incerto fra bene e male, sofferenza e gioia, buio e luce. Capace di umorismo, disciplinata osservatrice delle cose, profonda conoscitrice dell’infanzia, allenata a muoversi con prudenza e rispetto nel mistero della vita, offre con generosità la possibilità di realizzare, attraverso la lettura, una esperienza delle parole, delle immagini, dei suoni, del silenzio priva di egocentrismo e, per questo, oggi, di particolare valore.
I suoni segreti delle parole di cui Silvia sembra essere in cerca, e di cui scrive nella postfazione alla sua ultima graphic novel, Le parole possono tutto, realizzata a quattro mani con Sualzo, sono quelli che abitano nell’altrove di una lingua che per l’individuo sembra ammutolirsi e perdere senso, appiattita fra una dimensione di assordante rumore main stream e una di saperi preclusi, inaccessibili. Sono suoni quotidiani, bassi e limpidissimi, che zampillano imprevedibili nella prossimità alla vita, che sia ordinaria o straordinaria, suoni che aprono scorci luminosissimi di senso, vere e proprie rivelazioni scaturite da cose improvvisamente parlanti, e che, per questo richiedono umiltà e attenzione, capacità di ascolto e di decifrazione, una abilità interpretativa che prevede di muoversi con circospezione e insieme sicurezza in un territorio che richiede doti di libertà e rigore, ardimento e cautela, timidezza e coraggio.
La ricerca letteraria di Silvia Vecchini è ancorata all’infanzia, dove ha le sue radici e trova il proprio nutrimento. Nella vicinanza con i bambini, che Vecchini incontra sia come insegnante sia come conduttrice di laboratori sulla scrittura, si direbbe si svolga primariamente l’apprendistato con la dimensione dell’Altrove, di cui i bambini, freschi di approdo alla Terra, sono felici e temporanei detentori. Una dimensione poco agevole sospesa fra un qui e ora fatto di intensa presenza, un passato carico di misteri da esplorare e un futuro che non è il tempo della realizzazione di sé, ma della speranza vivissima del bene.