[di Michela Gasparini]
Il libro utilizzato per questa classe è stato Mary si veste come le pare di Keith Negley, edito da La Margherita Edizioni.
Guardando le nuvole si possono immaginare le figure e i personaggi più strani. E se, invece, andando al contrario, guardando delle immagini si potessero scorgere delle figure astratte come delle lettere? Il principio alla base dei laboratori Dall’Albo alla Zeta è stato questo.
Io sono Michela Gasparini e con caratteri e lettere gioco da un po’. Grazie a Topipittori ho pubblicato nel 2017 il libro Tipi alla mano, una raccolta di progetti e proposte laboratoriali per avvicinare i più piccoli alla tipografia, al carattere e anche alla scoperta della stampa a caratteri mobili. Da lì ho iniziato a realizzare laboratori per bambini con biblioteche e scuole, tutti incentrati sulla stampa.
Per la Biblioteca di Montebelluna il laboratorio progettato su misura è stato Dall’Albo alla Zeta. Obiettivo di questa attività, che ha coinvolto dodici scuole dell’infanzia del Comune di Montebelluna (diciannove gruppi in totale), è stato unire la tipografia al libro, e creare così un collegamento tra scuola e biblioteca, anche con l’intento di far tornare i bambini tra le stanze della biblioteca.
Così, sono stati selezionati diversi albi illustrati, scelti per storia e immagini. Fondamentali erano le illustrazioni: dovevano essere abbastanza pulite e 'geometriche' per riuscire a immaginarci dentro delle lettere. In cosa consisteva quindi il laboratorio svolto in classe? Dopo la lettura del libro da parte degli insegnanti, lo scopo dell’attività era riprodurre uno dei personaggi a scelta della storia, utilizzando le lettere. Ad esempio costruire un becco con una A, una testa di un alieno con due L, due ali di farfalla con due S… tutto quello che potesse venire in mente ai bambini. Come per una ricetta, gli ingredienti erano le lettere e dovevano combinarsi tra loro per far uscire un personaggio. Ma la parte più divertente non era questa, perché quelle lettere non venivano disegnate dai bambini, ma stampate. E stampate con dei timbri che costruivano loro stessi.
Per farlo, i materiali usati sono molto semplici, soprattutto da maneggiare: gomma crepla, facilmente tagliabile con la forbice (sembra burro), e cubi di polistirolo per la base del timbro.
Esempi di timbri.
Alcuni caratteri mobili in legno di varie grandezze e forme.
Dopo un pomeriggio di formazione con gli insegnanti, in cui è stata riproposta la stessa attività per prepararli a quello che sarebbe successo in classe, sono andata nelle varie scuole a incontrare e lavorare con i bambini dell’ultimo anno di asilo.
L’attività non era semplice, perché implicava diversi aspetti legati anche alla manualità, ma i bambini hanno risposto in modo entusiasta, sorprendendo anche le maestre per le loro capacità. Il momento della stampa, poi, è sempre quello più emozionante, che tra i bambini alza sempre esclamazioni di stupore. In più abbiamo sperimentato con le stesse maestre che questa attività di astrazione delle lettere ha aiutato anche dei bambini con difficoltà nel riconoscere i simboli grafici; unire immagini e lettere, e in un certo senso utilizzarle proprio come forme di un gioco, ha facilitato il riconoscimento.
A conclusione di tutte le attività, abbiamo realizzato una mostra nella bella Biblioteca di Montebelluna, terminata lo scorso 1 aprile. Volevo fosse una mostra a suo modo interattiva, non solo un'esposizione dei lavori progettati e prodotti dai bambini. Così ho allestito quattro tavolini, ognuno con una grande lettera dell’alfabeto visibile anche dall’alto dell’ingresso, e lì si potevano svolgere liberamente quattro piccole attività, con tutto il necessario lasciato a disposizione per l’intera durata della mostra: grandi e piccoli timbri, tamponi, pennarelli. Mi ha fatto molto piacere vedere come il giorno dell’inaugurazione, prima delle fantastiche letture animate di Susi Danesin, questi tavoli si fossero riempiti di manine che provavano a stampare da sole, o con genitori e nonni. Questo anche durante i giorni seguenti, con i piccoli visitatori alla scoperta delle mostra.
Lettere e timbri costruiti dai bambini, appesi al soffitto della sala della mostra.
In senso orario: Michela Gasparini, Susi Danesin, Martina Pozzebon, Mirca Da Riva.
Uno dei quattro tavoli, ognuno con un'attività libera da fare.
Oltre ai tavoli interattivi a cui tenevo molto, abbiamo sfruttato il soffitto della stanza per appendere tutti i timbri realizzati dai bambini, per creare un'atmosfera più magica. Per accentuare questa intenzione, ho chiesto a Jessica Orlando di Giardini succulenti di appendere anche dei suoi kokedama al soffitto (piante sospese con alla base una palla di terra e muschio, chiamate in giapponese “perle di muschio”), per dare un po’ di verde e un senso di accoglienza.
Area dell’allestimento con i kokedama appesi.
Jessica Orlando e Michela Gasparini. Nella scatola, tutti i timbri realizzati dalle varie classi.
L’esperienza è stata molto ricca da entrambi le parti: io ho potuto cimentarmi con un progetto a 360 gradi, lavorando per la prima volta anche a un allestimento da zero e soprattutto ricevendo tanti feedback utilissimi da parte di maestre e bambini riguardo ai laboratori; le maestre a loro volta, hanno conosciuto una tecnica nuova, da portare avanti anche autonomamente in classe; e i bambini si sono molto divertiti, una delle cose a cui tenevo di più, infatti, mi interessava il processo più che il risultato, e hanno iniziato a vedere più lettere in giro e a farci caso, che per un grafico come me è una piccola soddisfazione. E per questo ringrazio di cuore le bibliotecarie Mirca e Martina che mi hanno coinvolto in questo progetto.
Illustrazione realizzata da una bambina dopo il laboratorio, con il suo piano di lavoro e il suo timbro a forma di M.