Italfabula. L'esperienza narrativa ed estetica dell'albo illustrato nell'apprendimento dell'italiano L2
“Morire” era uno dei primi verbi che avevo imparato e il suo significato non era difficile. Sapevo che il suo contrario è “vivere” con i suoi sinonimi, anche se non sono sinonimi perfetti visto che ci sono tanti modi di vivere: campare, crescere, dimorare, esistere, vegetare, mantenersi in vita, che è il minimo. È essenziale studiare i sinonimi perché se ignori i sinonimi parli come uno qualunque.
(P. Di Stefano, I pesci devono nuotare, Rizzoli, p.138
[di Sara Giulivi*]
Sono le parole di Selim, il protagonista del bel romanzo di Paolo di Stefano I pesci devono nuotare (Rizzoli, 2016), ispirato alla storia vera di un ragazzo egiziano che, per sopravvivere alla povertà della propria terra d’origine, arriva a Milano e affronta le difficoltà indicibili di chi, giovanissimo, e senza conoscere la lingua del luogo, prova a ricostruire da zero un’ipotesi di vita. Diventa presto chiaro, per Selim, che la via principale, o lo strumento imprescindibile, per aprirsi un varco nel lungo percorso di integrazione, è imparare presto la lingua del luogo, l’italiano. E non tanto, o non solo, la lingua del quotidiano, della sopravvivenza, quella che non permette sfumature di pensiero. Per potercela fare servono parole, tante parole, serve aderenza a una quantità di significati, che consentano di esprimere idee, opinioni, volontà, desideri, dubbi, paure.
Per i bambini e i ragazzi che arrivano nelle nostre scuole da storie di migrazione, poter parlare di desideri e di stati d’animo diventa presto indispensabile, tanto quanto poter parlare di quaderni e matite, di fame e di sete, degli orari di scuola o del bus. Come aiutarli a costruire questo bagaglio di parole vicine e lontane, che permettono di comunicare il visibile e l’invisibile, la presenza e l’assenza, il reale e il possibile? Come aiutarli a intrecciare nell’ordito della lingua del presente e del quotidiano la trama delle parole che dicono ciò che è distante, sconosciuto, immaginario, futuribile? Ad andare verso una riorganizzazione della propria identità anche attraverso un capitale lessicale e semantico da acquisire e da spendere?
È nell’esperienza di tutti coloro che si sono trovati ad apprendere una lingua seconda o straniera accorgersi di percepire le nuove parole come mere stringhe di suoni, prive di chiari confini e sganciate dai significati. Scrive Laura Formenti (2007), in un contributo citato in questo stesso blog, e in riferimento alla lingua materna, che “le parole separate dal corpo e dall’esperienza perdono il loro calore apprenditivo e conoscitivo”. Nel contesto di una lingua seconda, la presenza di connessioni tra lingua ed esperienze corporee, sensoriali ed emotive diventa ancora più cruciale per l’apprendimento. Se è vero che, come scrive J. Gottschall nel bel saggio “L’istinto di narrare” (Bollati Boringhieri, 2018), l’uomo è l’unico animale che racconta storie, se è vero che narrare per noi umani è un istinto primordiale, strettamente connesso alla nostra natura più profonda, allora è alle storie che bisogna rivolgersi, al magnetismo della narrazione, e lasciare che esso attragga e tenga a sé ogni apprendimento. Raccontare o ascoltare storie ci permette di vivere una quantità di esperienze che non potrebbero mai stare nel tempo, troppo breve, delle nostre vite. Le storie sono esperienza, diventano esperienza, allenano la nostra capacità di relazionarci con gli altri, di metterci nei loro panni, la capacità di stare nel conflitto, nel dolore, nell’attesa, nel disequilibrio, nella prospettiva dell’inatteso. Ci allenano a vivere, insomma, come in una sconfinata palestra piena di attrezzi mirabolanti, a disposizione per esercizi noti o nuovi.
Quando questo allenamento porta con sé e fa da volano all’apprendimento di un nuovo sistema linguistico, gli esiti possono essere sorprendenti. Ancor più se il volano della storia ci raggiunge attraverso le “meccaniche celesti” (Tontardini, 2012) di un albo illustrato, attraverso quei particolari funzionamenti a cui contribuisce l’intrecciarsi di numerosi elementi: la forma e i materiali dell’albo in quanto oggetto fisico, la sua spazialità, la sua temporalità e il suo ritmo (vedi anche Varrà, 2012), la danza di equilibri tra elementi verbali e iconici, i vuoti e gli scarti tra parola e illustrazione. L’aderenza alla narrazione di tutti questi elementi e il coincidere di forma e contenuto, nella direzione di una “medesima dinamica di senso” (ancora Tontardini, 2012), costringono il lettore a una complessa operazione di sintesi, e lo espongono a un’esperienza sensoriale, estetica, narrativa, emotiva che tocca corde profonde e allena lo strutturarsi del pensiero.
A questo genere di esperienza si è voluto agganciare l’apprendimento dell’italiano L2 entro il progetto Italfabula Scuola Elementare. Occasioni d’incontro con la lingua italiana attraverso l’albo illustrato. Il progetto, attualmente in corso presso il Dipartimento Formazione e Apprendimento/Alta Scuola Pedagogica della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, è finanziato dall’Ufficio Federale della Cultura elvetico, entro un programma di valorizzazione linguistica. Coinvolge un gruppo di ricercatori ed esperti nell’ambito della glottodidattica, della linguistica e della letteratura per l’infanzia, ma anche insegnanti attivi nella scuola dell’obbligo. Ha come obiettivo la creazione di dieci “quaderni didattici”, pensati per favorire l’apprendimento dell’italiano L2 in bambine e bambini con background migratorio accolte e accolti nelle scuole elementari del Canton Ticino, o per allieve e allievi che imparano l’italiano come lingua straniera in classi dell’area germanofona del Cantone dei Grigioni.
I materiali didattici sono concepiti e progettati come quaderni di appunti, o di schizzi (in inglese li chiameremmo notebooks, o scrapbooks), che l’allievo tiene con sé, come strumenti personali di lavoro, di esplorazione giocosa e riflessione sulla lingua.
Ciascun quaderno si compone di tre percorsi. Il primo accompagna l’apprendente attraverso la narrazione, e lo sostiene nella comprensione e nella fruizione dell’albo in tutte le sue componenti. Favorire il piacere della lettura è in effetti uno degli obiettivi principali del progetto. Ciascun quaderno è concepito come materiale didattico per l’apprendimento linguistico, ma anche come invito alla lettura, come occasione di scoperta delle meraviglie che lo sconfinato panorama della letteratura per l’infanzia può offrire, a maggior ragione per coloro che nel proprio paese d’origine non hanno avuto sufficienti opportunità. In questa prospettiva, ogni quaderno si chiude con una serie di suggerimenti di lettura, una piccola vetrina di albi illustrati che, almeno nella mente di chi li ha selezionati, fanno eco, o si legano con un filo anche sottile, all’albo di partenza del quaderno in questione.
Il secondo percorso offre occasioni di approfondimento linguistico, sempre a partire da elementi (narrativi, verbali o iconici) dell’albo di partenza. Così, ogni nuovo elemento lessicale viene scoperto, ogni regolarità grammaticale viene osservata o inferita senza mai abbandonare la giostra narrativa e immaginifica dell’albo. La lingua diventa così emozione, vissuto, esperienza conoscitiva, apprendimento.
Il terzo percorso propone attività che, ancora a partire da spunti presenti nell’albo di partenza, offrono occasioni di riconnessione con la lingua e cultura d’origine della bambina e del bambino, coinvolgendoli in attività che allenano il decentramento cognitivo e lo spostamento del punto di vista, e che mettono in luce il valore e il privilegio di entrare in contatto con l’eterogeneità linguistica e culturale presente in una classe e, per estensione, nella società odierna.
I quaderni Italfabula sono in corso di sperimentazione in alcune scuole elementari ticinesi e saranno pubblicati dalla casa editrice Marameo (https://marameoedizioni.com/) a fine 2024. In molti casi, i quaderni sono progettati a partire da albi illustrati editi da Topipittori, per esempio Un grande giorno di niente, di B. Alemagna, Due ali, di C. Bellemo, Una lettera per Leo, di S. Ruzzier, e altri.
Formenti, L. (2007). La voce nel testo: autobiografia e autobiografismo nella scuola. In Esperienza e didattica. Le metodologie attive, pp. 303-323. Carocci.
Di Stefano, P. (2016). I pesci devono nuotare. Rizzoli.
Gottschall, J. (2014). L'istinto di narrare: come le storie ci hanno reso umani. Bollati Boringhieri.
Tontardini, I. (2012). Meccaniche celesti: come funziona un albo illustrato. Hamelin (a cura di), Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, 21-48. Donzelli Editore.
Varrà, E. (2012). Albo e tempo. Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, 73-110. Donzelli Editore.
*Sara Giulivi ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Linguistica e Linguistica Italiana presso l'Univ. di Firenze, con una tesi nell'ambito dell'acquisizione del linguaggio. Ha svolto attività di ricerca presso i Laboratori Haskins (Yale Univ., USA), dove si è occupata di sviluppo fonetico-fonologico nel bambino. Si è occupata inoltre di acquisizione di L2 ed ha recentemente allargato il proprio ambito d'interesse ai Disturbi Specifici di Apprendimento. Ha conseguito un Master in Didattica della Lingua e Cultura Italiana per stranieri (ITALS), presso l'università Ca' Foscari di Venezia. È Docente-ricercatrice Senior di Didattica dell'italiano DFA, Centro competenze didattica dell'italiano lingua di scolarizzazione presso il SUPSI di Locarno.