Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio oggi parliamo con Sara Panzavolta della libreria Momo, di Ravenna, Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: libreria Gli anni in tasca; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli, di Varese; Spazio Libri La Cornice, di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri, di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi, di Manduria; Aribac, di Milano; 365 storie di Matera; libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.
Ci presenti brevemente la libreria, quindi come si chiama, dove si trova, quando è stata aperta e da chi, chi ci lavora adesso, in cosa è specializzata e com’è strutturata?
La libreria si chiama Momo, in omaggio all’omonimo romanzo di Michael Ende nel quale c’è una bellissima riflessione sulla fretta della società contemporanea, caratterizzata dalla logica capitalista e dal furto di Tempo a opera del Sistema. Volevamo che la libreria fosse il luogo delle storie, in cui il tempo rallenta, in cui si allena l’orecchio all’ascolto e l’occhio alla bellezza. Ci troviamo nel centro storico di Ravenna e abbiamo aperto a marzo 2016 in tre: Sara Panzavolta, Veronica Truttero e Alice Keller, giovanissime e appena uscite dall’Accademia Drosselmeier di Bologna.
Adesso ci lavorano Sara e Veronica e una libraia fantastica arrivata da qualche anno: Elena Pelliccioni. La nostra è una libreria interamente dedicata all’infanzia e all’adolescenza. Il nostro spazio è grande abbastanza da poter ospitare workshop, eventi, presentazioni di libri, mostre di illustrazioni e gruppi di lettura.
Ci descrivi il contesto in cui si trova Momo? Com’è la città di Ravenna da un punto di vista culturale? Dal 2016 a oggi, avete collaborato con altre realtà del luogo e, se sì, quali principalmente? Diresti che la vostra libreria ha contribuito alla costruzione di una rete che opera attivamente nel e per il territorio?
Penso proprio di poter dire che la parola chiave di Momo sia “comunità”. Negli anni la nostra libreria è riuscita a fare comunità intorno a sé, un piccolo popolo di lettori e lettrici è cresciuto e cresce con noi. Essendo Ravenna una città medio-piccola, siamo riuscite ad affermarci come principale punto di riferimento nell’ambito della letteratura per l’infanzia e dell’illustrazione. Collaboriamo fin dagli inizi con la Biblioteca Classense, una vera e propria istituzione locale, gestita da bibliotecarie illuminate e all’avanguardia nel panorama italiano. Da qualche anno collaboriamo anche con il Teatro Rasi, sede della storica compagnia di teatro per ragazzi “Drammatico vegetale”; e di recente abbiamo svolto progetti con un nuovo spazio di stampa risograph e ricerca visiva che si chiama Tiratura. Siamo parte del Patto per la Lettura e ci adoperiamo per portare avanti collaborazioni che onorino gli obbiettivi che tale patto si pone.
Ravenna è una città culturalmente molto viva e attiva, in continuo fermento e siamo felici di far parte di questo fermento.
Come mai avete scelto di aprire la vostra libreria a Ravenna? È la vostra città?
Solo io sono originaria di Ravenna, tant’è che inizialmente avevamo pensato a Cesena, se non fosse che qualche mese prima di noi alcune colleghe hanno aperto lì una succursale della libreria riminese “Viale dei Ciliegi”. E così la scelta è ricaduta su Ravenna, dove per altro mancava completamente una libreria specializzata in letteratura per l’infanzia.
Quindi avete risposto a un bisogno della città! Quali altre ragioni, magari più personali, vi hanno spinte a diventare libraie per bambini e ragazzi e, prima ancora, a frequentare l'Accademia Drosselmeier?
Sì, credo anche io che abbiamo risposto a un bisogno! Ognuna di noi tre (Sara, Veronica e Alice) ha iniziato a frequentare l’Accademia per le proprie personali motivazioni: io volevo formarmi come libraia, Veronica come illustratrice, Alice come autrice. La mia idea di aprire una libreria e queste nostre “specialità” hanno fatto sì che fossimo un trio vincente: giovani, con un pensiero fresco sulle cose e una mente aperta a tutto, molte idee ed energie, skill personali che in un progetto corale sono fiorite al massimo. L’Accademia è stato il luogo che ha reso possibile il nostro incontrarci e sbocciare insieme. Ognuna aveva alle spalle un percorso diverso: io quello della scuola, Alice arrivava dal teatro e Veronica era fresca di laurea all’Accademia di Belle Arti.
Queste vostre specialità come si sono tradotte nella pratica quotidiana del lavoro di libraie? Fate tutte un po’ di tutto da Momo o c’è una chiara suddivisione dei compiti a seconda dei servizi e delle iniziative che proponete (prima con Alice, adesso con Elena)?
Veronica cura tutta la parte grafica: avere un’identità grafica è fondamentale e come si presenta Momo esteriormente lo dobbiamo a lei e al suo immaginario di illustratrice. Nell’ultimo anno, grazie a Elena diventata social media manager, abbiamo anche un’identità digitale sempre più riconoscibile, dei colori che sono “nostri” e una narrazione per fotografie e immagini che ci corrisponde molto.
Io mi occupo più della relazione col pubblico, che è un pubblico speciale perché di bambini e adolescenti. Organizzo le visite guidate alla libreria con le classi e i gruppi di lettura, che contano ormai una cinquantina di ragazzi tra elementari e superiori.
Ciascuna di noi ha mansioni specifiche, ma non vogliamo certo annoiare i lettori del vostro blog con descrizioni burocratiche sul lavoro di gestione economica da fare in una libreria.
Diciamo che tra capacità di relazione con un pubblico più giovane e abilità nel disegno e nella scrittura siamo riuscite a creare quella che Momo è oggi.
Parliamo di libri, cuore pulsante di una libreria: come scegliete i titoli da assortire e come li disponete all’interno del vostro spazio?
Questa è una domanda importante: dopo “comunità”, la seconda parola chiave di Momo è “selezione”. Negli anni siamo diventate davvero molto selettive e a guidarci nelle nostre scelte sono una poetica condivisa e una chiara e ben definita idea d’infanzia. Il “come” selezioniamo i libri si basa proprio su questa nostra idea di infanzia che ha a che fare con l’alterità, con il mistero e la soglia; ha a che fare con la complessità, che non significa difficoltà bensì spessore; ha a che fare con l’universalità, ovvero con la convinzione che l’infanzia sia una condizione caratterizzata da sentimenti comuni a tutte le bambine e i bambini di ogni luogo e tempo. Ha a che fare con l’ombra, perché, se ci pensiamo bene, abbiamo tutti esperienza del fatto che l’infanzia sia anche una terra di ombre, di paure, di angosce che meritano di essere narrate. Secondo questi criteri decidiamo quali titoli aggiungere ai nostri scaffali.
Per quanto riguarda la disposizione nello spazio, organizziamo i libri per argomenti e fasce di età: c’è lo scaffale 0-2 anni, quello degli albi illustrati, le prime letture, i fumetti, i classici, le fiabe, la divulgazione e, in più, il tavolone dei nostri consigli.
Quanto spesso cambiate i libri esposti in vetrina e secondo quali temi o ragioni? La vetrina fisica corrisponde a quella che c’è anche sul sito della vostra libreria?
Cambiamo i libri in vetrina circa due volte al mese, e generalmente c’è un filo tematico che li lega: le stagioni che cambiano, l’arte, la fotografia, la natura. A volte ci divertiamo a comporla sulla base del colore delle copertine (vetrina tutta verde, tutta blu). Solitamente in vetrina ci sono anche le novità. Sul sito o sui social, invece, mostriamo altri libri: non i più venduti del mese, ma quelli che vorremmo lo fossero, quindi le pubblicazioni più recenti che riteniamo valide e desideriamo promuovere. Crediamo che il nostro compito sia orientare i gusti delle persone e non semplicemente accontentarli. In altre parole, vogliamo guidare le persone alla scoperta di libri che mai si sarebbero aspettate di poter apprezzare, farle uscire dalla loro zona di comfort.
Come si declina la vostra presenza online? Oltre al sito usate anche Instagram e Facebook?
Sì, ma adottiamo una comunicazione diversa tra l’uno e gli altri. Il sito non è stato un esperimento molto riuscito, nel senso che non vendiamo quasi nulla tramite lo shop online, e quindi lo usiamo più che altro come vetrina virtuale. Instagram e Facebook, invece, sono piattaforme più vive dove quotidianamente pubblichiamo contenuti legati ai libri, recensioni, ma anche altro.
Nel corso dei suoi otto anni di vita, quali sono stati i titoli più venduti da Momo?
È difficile rispondere a questa domanda perché i libri purtroppo hanno vita breve: titoli che magari consigliavamo e vendevamo tantissimo quattro anni fa, ora non sono neanche più in catalogo. Ogni anno, o paio di anni, ha i suoi bestseller e sarebbe complicato fare una classifica. Gli unici che con certezza posso dire essere stati sempre tra i più venduti sono i Libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner, editi in Italia da Topittori. Il loro straordinario successo risiede, secondo me, nella capacità di incontrare, da un lato, l’alta qualità che da Momo ricerchiamo nelle nostre proposte e, dall’altra, il gusto delle persone. I libri di Berner sono una di quelle rarissime alchimie editoriali in cui tutto è perfetto: parlano ai giovani lettori con un segno autoriale ricco e inconfondibile, non c’è nemmeno una parola, eppure contengono un’infinità di storie. Non sono respingenti, restituiscono un’idea d’infanzia in cui tutte le generazioni possono ritrovarsi.
Negli anni la lettura dei Libri delle stagioni si è rivelata qualcosa di veramente inedito: la complessità delle immagini, brulicanti di dettagli, e la narrazione attraverso di esse, senza il supporto della parola, mette in difficoltà gli adulti nel loro ruolo abituale di figure narranti e permette invece ai bambini di condurre il gioco, di essere soggetti attivi e autentici protagonisti.
Ignorando adesso i numeri di vendita, quali sono i vostri libri preferiti, di sempre o del momento, sia per quanto riguarda il catalogo Topipittori – biglietto da visita di una Casa dei Topi come Momo, sia in riferimento al lavoro di altri editori?
Parto dal catalogo Topipittori e ti rispondo senza esitare: noi amiamo i libri di Sergio Ruzzier! Sono tutti incredibili e super venduti da Momo, da Una lettera per Leo alla serie Fox + Chick, ma anche Due topi, una piccola chicca di straordinaria bellezza e perfezione, con più piani narrativi e veramente sorprendente nella sua semplicità.
Poi ci sono i libri del duo Giovanna Zoboli e Philip Giordano: Quando il sole si sveglia, Nel cielo Nel mare, D’estate D’inverno solo per citarne alcuni. È così raro trovare vera letteratura e buoni libri rivolti alla fascia 0-2. E per buoni libri non intendo quegli esercizi di stile che piacciono solo agli adulti, ma libri a misura di bambino, che si abbassano alla sua altezza e lo fanno in maniera colta. Sono molto amati dai nostri piccolissimi clienti.
Un altro titolo eccezionale è Dov'è Momo?, a cui si è aggiunto di recente il seguito Dov’è Momo? In giro!. Questi cartonati del canadese Andrew Knapp ci suscitano grande simpatia, intanto perché hanno per protagonista un cane che si chiama come la nostra libreria, poi perché propongono un immaginario diverso, quello della fotografia, avvicinando i piccoli a questo linguaggio. Lo fanno con tanta ironia e un’estrema cura dei dettagli.
Passando agli altri editori, ci piace molto il lavoro di Orecchio Acerbo e tra i suoi titoli due dei nostri preferiti sono Fortunatamente di Remy Charlip e In punta di piedi di Christine Schneider e Hervé Pinel.
Adoriamo Phoebe Wahl, illustratrice americana e attivista per i diritti civili, il cui immaginario è legato ai cicli, alla natura, al femminile; in particolare ci piacciono i suoi libri Le galline di Sonya (ed. Natura e Cultura) e Streghetta Nocciola (ed. Il Castoro).
L’Ippocampo è un’altra casa editrice il cui lavoro apprezziamo molto e del suo catalogo amiamo in modo speciale Undici gatti nel sacco di Noboru Baba e Il fiume di Topino di Alice Melvin e William Snow.
Ultimamente seguiamo con interesse l’illustratrice Julia Sardà, pubblicata in Italia da Gallucci: troviamo bellissimi Leina e il signore dei Rospi e Madrina Morte.
Infine, siamo affezionate a George e Martha di James Marshall edito da Lupoguido, con traduzione in italiano – guarda caso – a cura di Sergio Ruzzier.
Ci parli un po’ della clientela di Momo? Relazionarsi con bambini e ragazzi significa, specialmente nel caso dei primi, doversi rivolgere in primo luogo a chi di loro si occupa – genitori, nonni, insegnanti, educatori. Si tratta, quindi, di una relazione spesso a tre e non a due, perché caratterizzata dall’inevitabile intermediazione di un adulto. Questo come influenza il tuo lavoro? Ci sono occasioni in cui ti rapporti direttamente coi bambini?
Hai detto proprio bene: specialmente quando i bambini sono piccoli ci si deve relazionare anche con l’adulto che se ne occupa. Non ti nego che il più delle volte è faticoso, perché gli adulti hanno molte rigidità e soprattutto ognuno di loro ha una propria idea d’infanzia. Spesso c’è parecchia distanza tra quello che loro si aspettano debba essere un libro per bambini e quello che noi proponiamo. Le persone che arrivano da Momo, però, hanno già fatto un passo in più e sono quasi sempre disposte a mettersi in discussione e affrontare lo spaesamento iniziale che i nostri consigli comportano.
I gruppi di lettura sono la principale occasione che ho di stare a diretto contatto con i bambini. Li porto avanti ormai da sette anni e sono percorsi meravigliosi: un osservatorio sull’infanzia e l’adolescenza davvero privilegiato. Avere la possibilità di parlare e confrontarmi con i giovani è un’esperienza arricchente per me, mi tiene attaccata alla materia e alla carne, mi spinge a mettermi in discussione e a guardare dentro un mondo in cui difficilmente si riesce a entrare davvero. Oggi si chiedono tutti “Cosa piace ai bambini?” e “Cosa piace agli adolescenti?”, ma la domanda da porsi è un’altra: “Cosa proponiamo noi a loro?”. Mi sorprende sempre il fatto che, nonostante io scomodi i bambini e i ragazzi dei miei gruppi, costringendoli a uscire dalla loro comfort-zone, loro mi seguano senza esitazione, abbiano voglia di fare fatica insieme a me nel percorso di lettura. È un patto di fiducia grandissimo, con loro, ma anche con le loro famiglie, che in tanti anni non hanno mai messo in discussione le mie scelte e il mio lavoro.
Ci dici qualcosa in più sui gruppi di lettura con gli adolescenti? A quali fasce di età si rivolgono e come funzionano gli incontri? La tua idea di adolescenza differisce da quella di infanzia?
I gruppi di lettura con gli adolescenti sono tre: uno per i ragazzi della prima media, uno per quelli di seconda e terza media, uno per quelli delle superiori (fino alla terza). Leggiamo un libro al mese e poi ci incontriamo per discuterne. Diciamo che per me (e tutte noi di Momo) l’infanzia è una terra che si estende fin dove non arriva l’adultità, lo sviluppo fisico definitivo. I ragazzini delle medie sono ancora dentro l’infanzia, anche se iniziano piano piano a uscirne. Per loro valgono le stesse parole chiave identificate per i piccoli: alterità, mistero, soglia, ombra.
Alle superiori ho superato la categoria ‘young adult’, grosso contenitore di titoli spesso brutti e scritti ad hoc. Quella è editoria, non è letteratura. In più sono titoli in cui le ragazze e i ragazzi s’imbattono quotidianamente su TikTok o a scuola tra loro. Io, come sempre faccio, cerco di condurli verso orizzonti sconosciuti, consiglio loro titoli che difficilmente incontrerebbero da soli e su cui non avrebbero la possibilità di confrontarsi altrimenti. Lo scorso anno, per esempio, nel gruppo delle superiori abbiamo letto Pasolini, Shirley Jackson, Steinbeck, Barthes.
Prima abbiamo parlato dei rapporti che Momo ha con le realtà del territorio – biblioteca, teatro, eccetera, collaborate anche con le altre librerie? È importante per voi il confronto con colleghi del mestiere?
Assolutamente sì! In città lavoriamo in sinergia con le altre librerie indipendenti, c’è rispetto e confronto, ci riteniamo fortunate per questo. E poi collaboriamo anche con altre librerie del territorio nazionale. A settembre abbiamo invitato qui le colleghe di Spazio B**K a presentare il loro film “La vocazione di perdersi”. Inoltre facciamo parte di ALIR, l’Associazione delle Librerie Indipendenti per Ragazzi.
Per noi è fondamentale non morire di provincia e cerchiamo sempre di avere sguardo e dialogo aperti a tutte le realtà più o meno simili a noi. Siamo tutte un po’ diverse, ma è proprio questo a dare ricchezza al confronto.
Un aspetto che ti piace tanto dell’essere libraia e uno che proprio non sopporti?
Questa è facile! Mi piace il rapporto con le persone, dare loro consigli, mentre odio senza ritegno la burocrazia e gli aspetti più commerciali.
C'è un progetto o un evento che avete organizzato di cui siete particolarmente orgogliose e che mai avreste immaginato aprendo una libreria?
Direi proprio il Mini Momo Fest, un piccolo festival che organizziamo in autunno. Negli anni sta crescendo ed è sempre più partecipato: questo ci rende molto orgogliose!
Chiaramente siamo ben lontane dalla dimensione dei grandi festival, ma non è quello che ci interessa: nelle piccole cose c’è sempre qualcosa di speciale, e quindi restiamo “Mini”.
Per concludere in bellezza, ci saluti dandoci una semplice buona ragione per cui dovremmo tutti venire presto da Momo?
Nel romanzo di Ende tutte le persone andavano da Momo perché lei sapeva ascoltare. Sapeva ascoltare così bene che i disorientati o gli indecisi capivano all’improvviso cosa volevano, oppure i pavidi si sentivano a un tratto liberi e pieni di coraggio. Si creò presto un nuovo modo di dire: “Va’ da Momo che ti passa!”. Noi lo abbiamo fatto nostro, quindi veniteci a trovare perché “Va’ da Momo che ti passa!”.