Quest'estate ho letto,uno dietro l'altro, La lingua salvatadi Elias Canetti e Il bambino incantatodi Rachid O. A causa di questa prossimità mi sono accorta di unaanalogia fra i due libri, peraltro diversissimi in tutto. Come ènoto La lingua salvata è il primo volume dellaautobiografia di Canetti, in cui si racconta di una straordinariae difficile infanzia, contrassegnata da continui spostamenti e davicissitudini di ogni genere, la prima delle quali, tragica, la mortedell'amatissimo padre, quando Elias aveva 7 anni, a Londra. Il bambino incantato, anch'esso autobiografico,racconta l'educazione sentimentale dell'autore, Rachid O., primabambino, poi adolescente, in Marocco, fra gli anni Settanta eOttanta. In comune i due libri hanno le figure paterne, del tuttoanomale, caratterizzate da una profonda tenerezza verso i figli, dauna disponibilità all'ascolto e al gioco, dalla capacità emotiva didarsi con generosità e di comprendere profondamente i bisogni e lasensibilità di un essere in crescita.
In questa bellaintervista, di cui vi consiglio la lettura, Rachid O. dice: «In Cioccolata calda(terzo romanzo dell'autore ndr) dico che si nascecon dei talenti. C’è chi nasce con le mani fatte per dipingere,chi per costruire ecc. Io da bambino desideravo avere un cuoregrandissimo per amare mio padre, per ricambiarlo del suo affetto. Ilfatto è che entrambi, sin dalla morte di mia madre, abbiamofatto un enorme investimento reciproco. Lui per me è una miniera,una continua fonte di ispirazione, di affetto, d’amore».
A Canetti accade l'opposto, l'investimento reciproco, dopo lamorte del padre, è fra lui e la madre: figura dominante, inquieta,ambigua, esigente, di grande severità e durezza, all'origine,certamente, della genialità del figlio, ma anche di angosce etormenti indescrivibili.
Colpisce come in due ambienti sociali eculturali dominati dalla religione, ebraica in un caso, musulmana,nell'altro, le figure che infrangono, con la loro umanità, le censuree il rigore di regole incomprensibili e crudeli, siano i padri,capaci di una libertà mentale assoluta e proprio, significativamente,nella relazione educativa e affettiva coi figli. Sono loro infatti, aproteggerli dalla violenza dei diktat sociali, culturali e religiosi,con mano ferma e amore intelligente che si manifesta come profondirispetto e comprensione dell'altro, anche nelle scelte più lontanee incomprensibili, come l'omosessualità e le relazioni con uominipiù grandi per età nel caso di Rachid O.. Ed è il padre di Canettia decidere di abbandonare la rigidissima famiglia paterna, in Bulgaria,connotata da una cultura soffocante e autoreferenziale, per vivere in unaLondra cosmopolita: gesto che gli vale una biblica maledizione paterna(che verrà poi segretamente vissuta dalla famiglia come vera causadella sua precoce e improvvisa morte). Ed è sempre il padre a nutrireElias di libri, praticati come momenti insostituibili di relazioneaffettiva e intellettuale, a regalargli il primo libro di fiabe, acontagiarlo con il suo grande amore per la letteratura, vissuta comefonte inesauribile di piacere e libertà.
Diche portata sia il problema dell'ortodossia religiosa e dellasua invadenza nella vita civile, privata e familiare, lo segnalal’iniziale del cognome dietro cui ancora oggi Rachid O. si scherma:«Quando è uscito Il bambino incantato, nel 1995,ero semplicemente preoccupato per la mia famiglia. All’epoca,in Marocco, il fondamentalismo stava crescendo. Non avevo pauraper me, o per la censura. Ma per mio padre, i miei fratelli. Èstato il mio modo di proteggerli. E poi quella O. mi piaceva ancheesteticamente: e si ricorda facilmente.»
Oggi festeggiamo laprossima festa del papà con questi due padri magnifici. Sono in tanti,però, crediamo, come loro: forse mai abbastanza ricordati e presia esempio. Sarebbe bello lo fossero, per anteporre figure maschili,positive e in controtendenza rispetto a quelle di cui i media non fannoche parlare.
Ho scritto questo post perché a Roma, a Più libri più liberi,allo stand Playground parlavo con due amici di questidue padri incontrati durante l'estate e della mia intenzione di scriverequalcosa. Sono stati loro a spronarmi a riprendere l'idea e a farlo. Ancheperché noi per i papà abbiamo un debole, come mostrano i due libri aloro dedicati, nella collana I grandi e i piccoli: Non si incontravano mai. Il libro del papàe della bambina di Mauro Mongarli e Chiara Carieri eP di papà di BernardoCarvalho e Isabel Minhós Martins. Due libri che ci continuanoa piacere per il modo che hanno di raccontare la paternità e lasua importanza nella vita dei figli.