Codex Siciliae
MateriaImmagini Fregi - Segni Indici Grafie
[diEddaBracchi]
Sognate l’Oriente esarete in Sicilia. Sognate le dune, il deserto e l’oro. Sognatel’acqua, la fonte, il ruscello e il mare. Sognate l’oceano escorgerete il Mediterraneo. Sognate il primordiale e sentirete iltremore dell’Etna. Sognate la Madre, la Mecca e la Chiesa. Sognate ognicosa, l’essenziale e lo sfarzo, l’archetipo e il barocco. Sognatela passione, ma anche la flemma. Il riposo del corpo e la suainquietudine. Sognate il punto dove il colore è un suono, e il sapore,odore. Tutto tondo. Continente e panthalassa. Porto concluso e mareasciutto. Non sognate il reale, pretendete l’immaginifico. Non curatevidella ragione, ma considerate la magia. Sognate il mondo. Sognateil mondo intero e lì troverete la Sicilia.
Isola magica la Sicilia, luogo mitopoietico incui una moltitudine di culture ha voluto lasciare il segno dellapropria identità. Uno scenario costruito, pezzo su pezzo, dallostorico susseguirsi di segni, di codici, immagini sacre e profane,materia plasmata in struttura ed utensili narrativi. La Sicilia èuna terra fatale in cui la ragione scappa incredula di fronte a ciòche essa stessa non può considerare valido elemento di giudizio. Edè la fuga della ragione a creare una così variopinta quantità ditestimonianze e di ossimori possibili. Di convergenze discordantiseppure reali. È la magia l’unica creatrice di un universo checontiene dentro di sé tutto e nulla. Nella magia il fondamentodella cultura siciliana. Nella magia la gestualità nei discorsi, ilcontatto con il divino, l’insensatezza del terremoto che segna lacaducità del tempo. Come potrebbe essere altrimenti? Esiste forse unluogo in cui l’Occidente ha saputo amare tanto l’Oriente? Esisteun luogo in cui il mosaico bizantino ha saputo abbracciare contanta avidità la muqarnas araba?
Per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo la Siciliaè da sempre stata un luogo di crocevia, un territorio dominato da popolifertili che l’hanno corteggiata e riempita di opere tanto sempliciquanto complementari, perché frutto del dialogo fra le culture. LaSicilia perciò è figlia del tempo che, strato su strato, ha saputoaggiungere e miscelare, uno dopo l’altro e in modo sorprendente,ogni ricamo, ogni gesto, ogni utensile, ogni campo, ogni cultura. Ilrisultato è un’arte totale, in cui lo stile normanno è aggraziatodall’ornamento bizantino e il barocco scolpito dal sole zenitale diun mezzogiorno di agosto, il carretto diventa un manifesto garibaldinoe gli arabeschi decorano la maiolica.
Il Codex Siciliae nasce dalla volontà discoprire, o meglio ri-scoprire, il luogo magico, il tempo perduto diProust dove “l’immobilità delle cose intorno a noi è loro impostadalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall’immobilità delnostro pensiero di fronte a loro”.
Il Codex Siciliae è suddivisoin cinque volumi.
Trentanove tavole illustrate compongonoil volume principale: sono elaborazioni grafiche ottenute dallacommistione degli elementi rintracciati. Il racconto è esclusivamenteillustrato e numerato per sequenze successive. Ciascuna composizioneè indipendente e restituisce una struttura a sé. Una finestra difregi a tema floreale apre un varco a geometrie arabeggianti. Alcunimarranzani fluttuano intorno al decoro di una ceramica. Il simbolobizantino dell’aquila a due teste è avvolto dai disegni delcarretto. Sant’Agata ha un’aureola pop che è figlia dellamuqarnas, la stessa muqarnas poi si moltiplica creandoalcune psicomagiche geometrie colorate.
Al Codex Siciliae n. 1si aggiungono i quatto schedari, ciascuno dei quali dedicato aun più approfondito studio della forma. I Cataloghi deiPattern, Fregi, Disegnie Geometrismi. Così, mentre lo schedariodei pattern è stampato su tutta l’area del foglio, illayout dei fregi segue la perpendicolarità dei decori. Quindiciposter. Seguono l’Indice delle Illustrazioni ela Siciliografìa, momento scritto dellaverifica delle premesse iniziali.
Il racconto visivo di questo progetto deve la sua gratitudine aun’osservazione maniacale della forma. Senza il contributo della ricercae della catalogazione qualunque elemento di questo vasto paesaggio segnicosarebbe rimasto come sospeso. La folle idea di poter gestire una cosìvasta quantità di materiale, di ridurre una tanto grande biblioteca disegni a un gruzzolo patinato di esempi di eccellenza, pronti per l’uso,ha fatto sì, nonostante l’esasperato viaggio e il continuo e ripetutocredere che una catalogazione totale ed esaustiva sarebbe comunque statapossibile, di appropinquarsi sempre in nuovi e più disparati spazi diricerca. E questo continuo cercare, in principio senza sapere bene nemmenoche cosa, ha impregnato le pagine di questo lavoro di un profumo come dizagara, come di una sensazione, però vaga, che ogni elemento rimandiad un microcosmo di sapere, perché non di rado, fra queste immagini,si ha la sensazione che qualcosa debba ancora essere detto, la sensazionedi un rimando ad una bibbia più estesa.
Mettere ordine al caos di questa giungla segnica è un lavorominuzioso. Sono un orafo che con una pinza prende ora un fregio, oraun’immagine, ora un colore. Ed è la precisione che fa sì che ipezzi non vadano perduti. A volte sono già in frantumi ed il lavoroè di restauro. Una serie di piastrelle sotto il corrimano di una casaa Ballarò è un indice, quasi sepolto, che qualcuno ha disegnato,sotto lo smalto di quelle piastrelle, la linea ondulata che è unricordo arabo. Il ricamo in sfilato siciliano, dietro l’uscio diuna casa, riparo dai raggi del sole cocente d’estate, è il ricordodella preziosissima maestranza di mani minute di donne chiuse dentroquelle case dai soffitti altissimi, a filare, custodi in quei ricami dimirabili segreti e finezza d’animo.
Ed infine la reinterpretazione. In una dimensione, quella delgrafico, che tutto l’inutile toglie a favore del segno puro e di unarivisitazione della forma che non si può e si deve circoscrivere adun mera operazione di restyling della cultura. Perché il lavoro delprogettista è lo strato che si aggiunge alla crosta enorme della culturapopolare; è una velina semitrasparente che si giustappone all’enormequantità di conoscenza acquisita.
Distogliendo da una contemplazione attonita di ciò che di piùbello è stato rinvenuto in questa ricerca, ma seguendo l’audacemodello di Palomar nella lettura di “un’onda singola e basta”,“volendo evitare le sensazioni vaghe” e prefiggendosi perogni atto “un oggetto limitato e preciso”, si è avuta comel’impressione che “isolare un’onda separandola dall’onda cheimmediatamente la segue e pare la sospinga e talvolta la raggiunge etravolge” è molto difficile. Come Palomar, potremmo considerarela lettura di quest’onda, tenendo conto di tutti i molteplici efondamentali aspetti che la coinvolgono. Vagliare le forze esterne,oltre a quelle concentriche. Un obiettivo che potrebbe esseregrande quanto tutte le onde del mare.