Bianco, il colore che non esiste

 

[di Francesca Chessa]

 

Da bambina non amavo il bianco. Mi metteva soggezione e indossarlo mi creava ansia: dovevo fare attenzione a non sporcarmi, perché anche la più piccola macchia sarebbe stata subito evidente. Neppure oggi mi piace molto. I pochi bianchi che apprezzo davvero sono particolari come il bianco dell'orchidea Phalaenopsis che ho nel mio soggiorno.

In casa nostra ci sono poche pareti bianche e, quando lo sono, appaiono comunque piene di immagini e colori che le riempiono.

Apprezzerebbe questa soluzione Alfred Barr, primo direttore del MoMa negli anni Trenta che, con la sua visione espositiva, inventò il concetto del “White Cube” spazio interamente bianco cui esporre i pezzi, così che l’impatto visivo di ogni singolo quadro o scultura parlasse per sé. (1)

 

Secondo il manoscritto del 1814 del pittore botanico scozzese Patrick Syme, (2) che si basa sugli studi del geologo Abraham Gottlob Werner, il bianco più puro è il “bianco neve”, privo di qualsiasi mescolanza, simile alla neve appena caduta. Con il bianco neve, il blu di Berlino e il grigio cenere, secondo Syme, si può ottenere il “bianco latte scremato”. Non ho mai dato particolare importanza a questo tipo di bianco, ma trovo interessante che lo si colleghi al bianco dei bulbi oculari umani.

Il fisico Isaac Newton, dimostrò sperimentalmente nel 1676 come la luce bianca del sole si scomponesse a ventaglio nei colori dello spettro, dopo avere colpito un prisma triangolare. Dimostrò che il colore era in realtà una proprietà della luce stessa e non una caratteristica di un oggetto e che quindi la neve è trasparente ma che noi la vediamo bianca grazie ai raggi di luce che attraversandola e, leggermente deviati e riflessi, ritornano a noi cristallo dopo cristallo, con all’interno la somma di tutti i colori dello spettro. E dal momento che la somma di tutti i colori è bianca, la neve è bianca.

 

Renoir disse una volta a uno studente che “in natura il bianco non esiste: devi riconoscere che sopra la neve hai un cielo. Questo cielo è azzurro, questo azzurro deve rispecchiarsi nella neve; al mattino in cielo ci sono verde e giallo…alla sera rosso e giallo dovrebbero apparire sulla neve” (3)

 

Wassily Kandinsky scriveva che "Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto (..) Sul bianco quasi tutti i colori affievoliscono di suono e a volte si dissolvono, lasciando solo una debole eco." (4)

 

Questo colore è forse il più antico, il più fidato, quello che è sempre stato investito dei simboli più forti, più universali, la virtù, la morte, l'innocenza, la castità, la fonte battesimale. (5)

 

In Italia, si può essere pervasi dal bianco visitando le città bianche chiamate così per via della calce bianca, usata nel Seicento, durante la peste, per igienizzare, e oggi per imbiancare le case.

Oppure visitare  città come Matera scolpita nella roccia calcarea candida o anche Cagliari, costruita su sette colli come Roma, delimitata da bianche rocce di calcare e l’azzurro del mare.

 

Secondo Kandinsky Il nero è collegato alla morte e il bianco alla vita. Il bianco e il nero vengono considerati "colori silenziosi così come le due rette che li rappresentano" Il colore bianco rappresenta il caldo mentre il colore nero rappresenta il freddo e la scala dei colori va dal bianco al nero (dalla vita alla morte) con in mezzo i colori che variano dal giallo, rosso e azzurro, “come un lento, naturale scivolare dall’alto verso il basso”. (6)

 

Non si può percepire il bianco senza conoscere il suo opposto. Il contrasto tra bianco e nero rappresenta il polo estremo di bene e male, luce e buio, yin e yang : il lato in ombra della collina (yin) e il lato soleggiato della collina (yang).

 

Il bianco può essere un simbolo ambivalente come in Moby Dick di Herman Melville, dove il capitano Achab vede la balena bianca non come incarnazione di purezza o innocenza, ma come simbolo della malvagità stessa, il nucleo oscuro di ogni cosa. Nel capitolo 42, intitolato “La bianchezza della balena”, il bianco è descritto in quattrocentotrenta parole come simbolo di dolcezza, innocenza, gioia e fedeltà. Poi però, con la parola “tuttavia” la prospettiva si capovolge: per Achab, quel candore è la maschera di una forza crudele, l’essenza della malvagità. (7) 

Nel mondo delle fiabe invece il bianco è spesso legato a figure magiche e pure: unicorni, cigni, conigli, nella mitologia è il colore di creature speciali e benefiche.

 

Il primo bianco utilizzato e disponibile per dipingere fu la biacca: un bianco derivato dal carbonato basico di piombo: pigmento tossico molto coprente e solubile in acido nitrico. Le alternative, che erano gesso e ossa macinate, non riuscivano a fornire la consistenza e opacità necessaria tipiche della biacca. Dalla biacca derivava la cerussa (un mix di bianco di piombo, acqua e aceto) utilizzata per secoli come pigmento bianco sia per la pittura che per la produzione di cosmetici. Elisabetta I d’Inghilterra fu una delle più assidue utilizzatrici della cerussa veneziana, che applicava sul volto ad ogni occasione pubblica. Unico problema era il rischio di una forte intossicazione da piombo causato dal suo uso costante.

Intorno al 1780  finalmente si scopre l'alternativa a questo bianco così utile ma così dannoso per la salute: il bianco di zinco.

All'inizio però questo bianco risultò essere troppo caro, il suo potere coprente minore della biacca, la sua asciugatura, specialmente sotto forma di pigmento a olio, molto lenta.

All'inizio venne utilizzato come pigmento per acquarello dai fabbricanti  inglesi di colori Winsor e Newton nel 1834. Il bianco di zinco risultava perfetto per realizzare delle velature perché schiariva il colore ma in maniera lieve.

Soltanto verso la fine del decennio 1840-1850, grazie all'intenso sforzo del fabbricante di colori francese E.C: Leclaire,  si riuscirono a migliorare significativamente le caratteristiche di questo bianco.

Nonostante il prezzo si fosse abbassato, il bianco di zinco stentò tuttavia ad essere utilizzato su larga scala dagli artisti del tempo in quanto aveva un tono freddo e piatto che a molti non piaceva.

Agli inizi del 1900, con l’introduzione del Bianco di Titanio si arriva ad avere finalmente un alleato ideale in pittura per il suo alto potere coprente e la sua particolare caratteristica di opacità. (8)

 

Particolarità che non si lasciò sfuggire Kazimir Malevic, pittore russo e fondatore del Suprematismo, quando nel 1918 dipinse un quadrato bianco su fondo bianco intendendo evocare una sensazione di galleggiamento, con il colore bianco che simboleggiava l'infinito e la leggera inclinazione del quadrato che suggeriva il movimento. Fu la prima volta in cui il Bianco e solo lui diventava protagonista assoluto in un'opera d'arte.

 

(1) Gianni Maimeri, Il colore perfetto,Il Saggiatore, Milano, 2019, pag. 169

(2) Nel manoscritto di Patrick Syme sulla nomenclatura dei colori l'autore decide di riprendere e perfezionare il lavoro sulla nomenclatura dei colori di Abraham Gottlob Werner, importante geologo tedesco. Del  “Werner’s Nomenclature  of Colours, Adapted to Zoology, Botany, Chemistry, Mineralogy, Anatomy and the Arts by P.Syme”, Second Edition, 1821 esiste l’edizione Kindle e qui  su Internet Archive si possono direttamente sfogliare le pagine dell’edizione originale.

Dell'intero manoscritto in formato snello e originale si può prendere visione anche a  questo link dove, grazie al designer Nicholas Rougeux, che ha deciso di mettere a disposizione il manoscritto  online, è possibile navigare tra i 110 colori classificati da Werner e Syme.

 

(3) Philip Ball, Colore una Biografia, Rizzoli Editore, Milano, 2002, Pag.193

(4) Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell'arte, Bompiani, Milano, 1995, pag.66-67

(5) Michel Pastoureau, Dominique Simonnet, Il Piccolo libro dei colori, Ponte alle Grazie, Milano, pagg. 39-49

(6) Wassily Kandinsky, Punto Linea Superficie, Adelphi, Milano, 1990 pag.65

(7) David Scott Kastan, Sul Colore, Einaudi, Torino , pagg.198-201

(8) Philip Ball, op.cit, pagg 343-345