Gli anni in Tasca, nati nel 2009, compiono dieci anni (i primi tre titoli: Antonio Faeti, Roberto Denti e Diego Malaspina). Sono stati dieci anni avventurosi, per loro e per noi. Nel 2010 hanno vinto il Premio Andersen come miglior collana di narrativa. Motivazione: Per aver proposto con sagace rigore, in un momento editorialmente non facile, un'idea nuova di collana. Per essersi affidata a una pluralità di voci, di esperienze, di eco, di generazioni capaci di rendere al meglio l'avventura faticosa ed esaltante, stupefacente talvolta, della crescita, della scoperta di sé e degli altri. Nel 2011, ecco aggiungersi alla narrativa i fumetti: la collana si duplica negli Anni in Tasca Graphic, inaugurata da Tuono Pettinato e Giula Sagramola. E poi pian piano si sono aggiunte altre voci, tutte da noi ugualmente volute e apprezzate: alcune note, come Giusi Quarenghi, Luisa Mattia, Janna Carioli, Ugo Cornia, Bruno Tognolini, Roberto Piumini; altre sconosciute ma non meno interessanti come Margherita Emo o Elena Soprano, per dirne due. Nei fumetti hanno mosso i loro primi passi quelli che poi sono diventati nomi noti e affermati, come Lorenza Natarella, Cristina Portolano o Marta Iorio. Numerose anche le voci straniere, sia nei fumetti sia nei romanzi, da Nadia Budde ad Alicia Baladan, da Zosia Dzierzawska a Bernard Friot, da María José Ferrada a Guillaume Gueraud. E poi ci sono le storie raccontate non dai protagonisti, ma dai loro testimoni, come Gina Cammina, Gli amici nascosti e la prossima uscita Haiku siberiano.
Oggi festeggiamo la ricorrenza con questo testo che è quello che presentò la collana sul primo catalogo interamente a lei dedicato, nel 2009. Fino allo scorso anno la grafica della collana è stata curata da Luigi Raffaelli che ha avuto il merito di pensare a una grafica nuova, senza immagini, ma con solo la scrittura in copertina a sottolineare l'importanza della narrazione. La nuova veste grafica, nata lo scorso anno, è di Anna Martinucci, mentre le immagini di copertina sono tutte di Fulvia Monguzzi. Per i primi cinque anni i cataloghi degli Anni in tasca sono stati separati dal catalogo generale (li vedete nelle foto). Raccoglievano non solo le schede dei libri, ma interventi di importanti voci sul tema dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'autobiografia, come Antonio Faeti, Roberto Denti, Emy Beseghi, Giusi Quarenghi, Manuela Trinci, Nicola Galli Laforest eccetera. Siamo molto fieri che questa collana che continua a essere un po' ardua per i nostri tempi sia arrivata a compiere dieci anni. Il perché lo leggete in questo testo il cui senso è ancora valido oggi, esattamente come dieci anni fa.
Se volete conoscere la storia di questi libri, vi invitiamo sabato 5 ottobre, a Pisa, dalle 18.30, alla libreria Gli anni in tasca (quale luogo migliore dove festeggiarli?), Lungarno Pacinotti 11. Letture, riflessioni di Giovanna Zoboli in conversazione con Teodosia Fasciano. In spirito ci sarà anche il nostro comune nume tutelare, François Truffaut, o almeno noi così speriamo.
[di Giovanna Zoboli]
«Non si finisce mai con l’infanzia come non si finisce mai con le storie d’amore. Non è mai la stessa cosa. E poi mi sembra di rimediare a una certa ingiustizia perché non vi è proporzione fra l’importanza [dell’infanzia] nella vita e il poco spazio che il cinema le concede.»
Le parole pronunciate da François Truffaut, in questa intervista, sono più che mai valide: non c’è proprio proporzione fra l’importanza che ha l’infanzia nella vita e il poco spazio, il pochissimo tempo che non solo il cinema, ma tutto il mondo adulto gli dedica, veramente. A tutt’oggi la situazione non è cambiata. E il meraviglioso discorso del maestro Richet ai suoi piccoli alunni, nel film Gli anni in tasca, da cui questa collana di autobiografie d’infanzia prende il nome, ci spiega perché: «perché i bambini non sono elettori.» Vale a dire, perché non hanno alcun potere, mai. E infatti i diritti dei bambini sono i più disattesi. Non solo nei paesi dove infuriano povertà e guerre. Ma anche in Occidente, e non solo fra gli strati di popolazione più disagiati. Ovunque. Sempre. Perché gli adulti, non li vedono, i bambini, anche se li hanno sotto gli occhi. Perché i bambini, nelle decisioni che ogni giorno gli adulti prendono, sul presente e sul futuro del mondo, non esistono.
Esiste solo qualche adulto dalla buona vista e dalla buona memoria.
Ecco, abbiamo voluto scovarli, questi adulti. Perché le parole che la memoria e la vista buone detta loro, cominciando a circolare sugli scaffali delle librerie e delle biblioteche, possano fluire liberamente fino a raggiungere bambini, ragazzini, ragazzi, adulti di oggi.
Per chi sono questi libri? Per tutti. Perché una riflessione sulla verità profonda dell’infanzia e dell’adolescenza, condotta attraverso il racconto di esperienze autentiche, è più che mai necessaria, in tempi di fiction imperversanti, di vista cattiva, di memoria inesistente e di pessima immaginazione contrabbandata per realtà.
È necessaria per i bambini e i ragazzi: che qualcuno racconti loro che le loro radici affondano in storie, spazi e tempi di cui non hanno consapevolezza e che pure determinano il corso della loro vita.
Ed è necessaria agli adulti che sembrano aver smesso di interrogarsi davvero su questi anni misteriosi della vita, così determinanti. Vuoi per indifferenza, per distrazione, per arroganza, per stupidità, ma soprattutto per paura e per narcisismo, spesso protetti da saperi specialistici che anziché avvicinarli ai bambini, come si dichiara, non fanno che allontanarli.
«La vita è dura ed è importante che diventiate forti per poterla affrontare. Non vi spingo a diventare dei duri, ma dei forti» dice il maestro Richet alla classe sospesa nel silenzio, in bilico fra il tempo interminabile delle vacanze estive, e la serietà dell’addio che il loro insegnante non maschera: e dunque concentrata e attenta a ogni sua parola. È questo, uno dei momenti più intensi e commoventi del film Gli anni in tasca. Forse perché, ancora, non ci è affatto chiara, a noi adulti, la differenza fra forti e duri. Eppure sappiamo quanto sia cruciale, nella vita.
Ecco, questa collana vorremmo che, idealmente, servisse a raccontare ai suoi, speriamo molti, lettori, questa differenza. E a raccontarla attraverso storie di bambini e ragazzi. Il discorso più politico di tutto il suo cinema, Truffaut l’ha messo in bocca a un insegnante che dichiara ai suoi bambini di avere avuto una infanzia difficile. Anche per questo abbiamo pensato di riferirci al lavoro di questo grande regista, che è stato un attento osservatore di bambini e ragazzi. E il cui sguardo, libero e coraggioso, ci sembra un esempio da seguire. Questi Anni in tasca ci sembrano un bel modo per festeggiare i primi cinque anni di vita dei Topipittori.