Ennesima nuova uscita, prima della Bologna Children's Book Fair. È il nuovo libro di Annamaria Gozzi, amatissima autrice di I pani d'oro della vecchina. Si intitola Storia di Ba, ed è illustrato da Viola Niccolai, che dopo La volpe e il polledrino rivoluziona il suo stile al servizio di nuove atmosfere, nuovi immaginari e tradizioni. Qui Annamaria e Viola vi raccontano come hanno lavorato al libro. Se vi è piaciuto, lo trovate in libreria, fresco di stampa.
[di Annamaria Gozzi]
Non è facile dire in poche parole tutto ciò che è finito nella Storia di Ba. Dopo molte riscritture è rimasto un racconto a rappresentare molte altre storie.
Era il dicembre del 2011, quando su Rai 3 una puntata di Report denunciava il crescente fenomeno del furto di terre ai paesi poveri dell'Africa da parte di ricchi investitori stranieri. Nel servizio si vedeva un villaggio del Mali e un vecchio contadino vestito di bianco che alle domande del giornalista rispondeva: «Questa è la nostra terra, era dei nostri padri e i nostri figli la erediteranno da noi. Non potete portarcela via.». Lo diceva stando accovacciato con le mani sulla testa. Era disperato e pieno di dignità. Ecco, le parole di quell’uomo sono state la scintilla che ha fatto nascere Storia di Ba.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba.
Le voci di quei contadini, così autenticamente vere, mi hanno colpito, hanno subito svegliato il ricordo di mio nonno. Anche lui lavorava la terra, in Italia, ed era mezzadro. Nemmeno lui, che si spaccava la schiena dall’alba a notte fonda, che lavorava sotto l’afa irrespirabile o accedeva fuochi sotto le gemme degli alberi perché non gelassero, nemmeno lui aveva diritto al raccolto del suo lavoro perché i due terzi spettavano al padrone e questo secondo le leggi che chi possedeva valeva di più di chi lavorava. Quindi la stanchezza silenziosa di mio nonno si è infilata dentro l’ingiustizia di quei contadini del Mali. Ma io non volevo raccontare di mio nonno, volevo aprire molti occhi su un sopruso dell'oggi e dovevo trovare un modo per dirlo. Così mi sono riletta un vecchio libro che avevo per casa da più di vent'anni e che, per gli intrecci del destino, è saltato fuori proprio in quel periodo, Dio d’acqua di Marcel Griaule, l’etnologo che già negli anni Quarabta aveva incontrato il vecchio saggio Ogotemmeli, in Mali.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba.
Il vecchio, quasi cieco, Ogotemmeli, è diventato Nonno Ba che racconta ai bambini del villaggio la storia degli antenati fin dagli inizi del mondo. Volevo mostrare la ricchezza di un popolo che non ha bisogno di essere “civilizzato” perché possiede da sempre una relazione speciale con il cosmo e con la terra. Secondo il pensiero di Griaule, i Dogon sapevano leggere le costellazioni del cielo senza l’uso del telescopio, per questo erano chiamati il popolo delle stelle. Molti hanno messo in discussione questa sua teoria ma vero o falso che sia, sta di fatto che le multinazionali oggi, con la scusa del portare conoscenza e progresso tecnologico, stanno distruggendo culture e antichi metodi di coltivazione, stanno rubando le grandi distese di terre fertili ai paesi più poveri. Si chiama land grabbing e non è altro che l'ennesima arroganza dei potenti sui più deboli.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba.
Ecco tutte queste esperienze, letture e ragionamenti hanno nutrito la Storia di Ba. Ne è uscito un racconto complesso, un intreccio tumultuoso di tante storie. E qui devo ringraziare Giovanna Zoboli che ha creduto in questa progetto e mi ha suggerito tagli, aggiunte e riscritture fino all'equilibrio della narrazione. Nel libro è rimasta la storia di Tomi che cresce ascoltando dal vecchio Ba tutti i racconti degli antenati fin dalle origini della creazione. Di quando il mondo era chiuso in un granello di miglio, di quando le donne, per prime, separarono il cielo dalla terra e poi nacquero le parole.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba.
Grazie al ripetersi di quei racconti, Tomi impara ad amare la sua Terra, a dare significato alle stagioni, a scoprire la vita che ricomincia dopo ogni morte, a tenere vivi i raccolti e le storie del suo popolo. Le illustrazioni di Viola Niccolai mi hanno sorpreso per la verità dei colori che hanno dato vita a Tomi e alle donne del villaggio. Quella di Tomi è diventata la storia di tanti bambini dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina, derubati dei loro campi e quindi affamati di cibo di storie e di tradizioni. Forse i nuovi cattivi delle fiabe sono i ladri di terre camuffati da buone intenzioni, forse però come in molte fiabe anche chi si crede piccolo può farcela a cambiare il mondo.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba.
[di Viola Niccolai]
Il cielo che c’è in Africa è qualcosa a cui non avevo mai pensato. Jori allora, che c’ha vissuto un anno, si è messo a spiegare quanto fosse abbacinante nei suoi cobalto e indaco. Perché a leggere le parole di Annamaria, il cielo è in ogni pagina una striscia imponente. Si capisce che non è solo uno sfondo, piuttosto ha una sua consistenza massiccia, oltre che un ruolo fondamentale: forgia creature ed è campo di stelle, sempre saturo nelle sue tinte calde. I primi disegni invece erano ancorati a un immaginario pressoché locale, cieli caserecci e scarichi. Ecco perché la prima volta che Paolo e Giovanna hanno visto le illustrazioni mi hanno chiamato dicendo: “C’è qualcosa che non funziona nelle tavole. Il cielo sembra quello di Milano d’inverno.”
Viola Niccolai, prove per Storia di Ba in cerca dell'Africa.
C’era da usare molto più colore, a centellinarlo non funzionava. C’era da togliere il grigio alle immagini e quantificare la luce nella sua interezza. Mettere rosa sopra i verdi, rossi sui gialli ancora troppo Napoli chiaro, e snellire la pennellata, anche quando raccontava di nuvole piene d’acqua, stagioni della pioggia e tartarughe dall’epidermide secca come terra arida. Il colore doveva sostituirsi ai segni per riuscire a raccontare le cose senza appesantirle.
Viola Niccolai, prove per Storia di Ba. Studio di notturno.
Viola Niccolai, prove per Storia di B , cieli scarichi come quelli di Milano.
E in questa storia ci sono due tipi di cose: quelle grandi e quelle molto piccole; tutte, anche le piante già alte, sono nate da un granello di miglio, e così gli animali sono inizialmente minuscoli come il guscio primordiale da cui vengono. Per essere come granelli di miglio il segno doveva essere innanzitutto funzionale: perché le cose minuscole devono essere schiette e lineari, svelarsi per essere capite al volo, e parlare anche tramite le loro mancanze.
Viola Niccolai, prove per Storia di Ba. Studi sul grande e il piccolo..
Nelle cose piccole d’altronde non c’è spazio per i dettagli, e l’intero diventa dettaglio, perdendosi nel foglio. Per questo, il segno doveva fare economia, riuscire a essere sintetico per poter incolonnare animali in processioni cobalto partendo da lontano, da quando tutto era ancora molto piccolo. Certo, seguiranno piogge col potere di far diventare grande qualsiasi cosa, vero è che a un certo punto il testo si riavvolge come un nastro, e tutto ritorna a essere piccolo: per allineare i disegni al ritmo della storia, che quasi a metà si ripete, le dimensioni degli stessi oggetti potevano essere alternate più volte, ripartendo di nuovo attraverso parole e immagini. Così anche gli animali che si erano fatti via via più grandi, si ritrovano piccoli nelle pagine centrali.
Viola Niccolai, prove per Storia di Ba. Studi sul minuscolo.
Mi ha molto colpito il modo delicato in cui Annamaria riflette su cosa voglia dire essere piccoli ed essere grandi. Riflessione che va in più direzioni, sia che si parli di dimensioni sia che ci si riferisca all’età e quindi a una questione di tempo. Per me era importante accostare i due concetti nelle stesse tavole, interpretando il binomio in vari modi anche tramite la composizione: per questo compaiono sulla doppia pagina scene molto piene vicino ad altre in cui c’è molto bianco, o magari enormi insetti color pesca fanno da sfondo a una schiera di persone in miniatura. Usare in una sola tavola una scala di proporzioni diverse, abbinando a ogni elemento una grandezza simbolica, significava riagganciarsi al forte dualismo su cui ragiona tutta la Storia di Ba, ovvero uno dei temi chiave dell’albo che più si prestava anche a un gioco di contrasto formale.
Illustrazione di Viola Niccolai per Storia di Ba..