Casa Gavoglio

Conosco Lucia Tringali da tanto tempo, probabilmente più o meno da quando è nata Topipittori. Siccome lei da sempre è impegnata in un grande lavoro di promozione della lettura con la sua associazione Librotondo che opera a Genova, è stato naturale avvicinarsi e, seppure solo di tanto in tanto, incontrarsi e scambiarsi racconti e informazioni. Da alcuni anni, su Facebook (che, al di là di tutte le critiche che gli si possono fare fornisce quotidianamente la possibilità di trovare informazioni su ciò che interessa), ho potuto seguire, in un crescendo di curiosità, interesse e ammirazione, il lavoro che Lucia, insieme ad altre persone, ha fatto per Casa Gavoglio Civico 41, al quartiere Lagaccio, a Genova. Quando ho cominciato a capire quali fossero gli scopi e i risultati di tanto impegno, sono rimasta molto colpita. Casa Gavoglio è stata inaugurata alla fine del 2015, e da poco ha compiuto due anni. Fin da subito, mi è parsa un progetto esemplare e per questo ho pensato oggi di farlo conoscere a chi segue il nostro blog, anche perché fra le molte attività che si svolgono in questo luogo, una delle fondamentali, seguita proprio da Lucia, è quella che tocca bambini, famiglie e libri, attraverso canali, pratiche e strumenti diversi.

Ringrazio Lucia per avere accolto la proposta di questa intervista e aver risposto alle mie domande. Per quanto riguarda Casa Gavoglio, le auguriamo di diventare un luogo sempre più importante per Genova, amato, frequentato, curato e vitale, come si merita la generosità di chi lo ha voluto, seguito e aperto.

Fasi di preparazione dell'installazione Rebel Matters.

Quando comincia la storia di Casa Gavoglio e per volontà di chi? 

La rete per la casa di quartiere nasce ufficialmente nel 2015, in risposta al bando del Municipio per la gestione della prima parte agibile di una grandissima ex caserma militare in via di riqualificazione.

Le persone che fanno parte delle 12 associazioni che compongono la rete Casa Gavoglio Civico 41 in parte si conoscevano già. Alcuni di noi facevano parte di un comitato informale che si chiamava Voglio la Gavoglio, nato nel 2009, che ha chiesto a gran voce all'amministrazione di occuparsi di questa area enorme (più di 60.000 mq), in abbandono da 30 anni. Il comitato ha chiesto e ottenuto un percorso di partecipazione con il Comune per definire insieme le linee guida del Programma di valorizzazione, che è il documento grazie al quale l'area militare è passata gratuitamente al Comune.

Il Programma di valorizzazione è un documento di indirizzo generale dell'area che, grazie al percorso di partecipazione, l'ha vincolata al destino di parco urbano, a dispetto dei primi progetti che ne volevano fare parcheggi e abitazioni private, in un quartiere senza verde e senza spazi pubblici.

Il parco è stato una grande conquista (e una prima parte si realizzerà nei prossimi 3 anni, grazie ai fondi di un progetto Horizon 2020 e al Patto per Genova del governo Renzi), ma va difesa costantemente. Come tutte le grandi aree di riqualificazione urbana, anche questa è a rischio di speculazione e di tentativi di stravolgimento degli esiti della partecipazione che ne hanno individuato la destinazione come grande polmone verde al centro della città.

La piazza giardino di Casa Gavoglio durante una lezione di tai-chi.

Dall’idea alla realizzazione che lavoro è stato necessario per aprire casa Gavoglio e chi l’ha svolto e sostenuto?

Il Municipio di allora ha creduto molto nella necessità di creare uno spazio sociale e culturale aperto al territorio, in un quartiere difficile e privo di risorse come il Lagaccio, e ha voluto che la prima parte vivibile di una delle aree dell'ex caserma fosse una casa di quartiere. La nostra rete, che si è costituita nell'estate del 2015, è partita da una parte delle persone del comitato informale (una parte del quale ha proseguito per la sua strada, come è frequente in casi come questi, continuando a occuparsi del futuro dell'area) e ha creato Casa Gavoglio, con un percorso di facilitazione proposto dalla mia associazione. Abbiamo condiviso valori, idee, proposte e dato vita a una rete che è anche e soprattutto uno spazio dove sono nate amicizie e legami solidi e che lavora insieme per la gestione dell'area della casetta e del giardino. Investire tempo e energie per condividere un sogno e per darci delle regole comuni è stato, sul lungo periodo, il migliore investimento di tempo e energie che potessimo fare. Casa Gavoglio non è la solita rete nata a tavolino per partecipare a un progetto o per dividersi fondi (che qui non ci sono, tra l'altro, perché la rete vive principalmente di fondi propri, a parte un piccolo rimborso spese dal Municipio): è un gruppo di lavoro che condivide le difficoltà, si confronta con i cambiamenti, sa prendere decisioni insieme, si prende cura delle associazioni e delle persone. È un mondo che valorizza e accoglie quello che ognuno mette a disposizione.

La rete ha vinto il bando di assegnazione e da allora se ne prende cura. La prima azione nello spazio liberato, nell'estate caldissima del 2015, è stata di stendere un telo per terra e raccontare storie.

I bambini e le bambine (e gli adulti) quasi stentavano a entrare, sono dovuta andare in giro per la via a recuperarli, con una pila di libri sotto braccio e le chiavi di quell'enorme cancello tutte per noi, finalmente. Mi ricordo quel pomeriggio un signore anziano che mi disse: «Non funzionerà mai. Niente funziona, qui», e non so se si riferisse alle storie, a quella fila di bambini che avevo recuperato per la via, o a quello che stavamo facendo, ma mi ha colpito molto il senso di disillusione che quel posto sempre chiuso aveva generato.

Fare funzionare questo luogo ha una valenza simbolica per le persone che ci dedicano tempo e energie: è il primo spazio aperto, libero e disponibile da quando esiste il quartiere. E la nostra presenza nell'area è importante anche per vigilare sul futuro dell'area e sul rispetto del programma del futuro parco e per informare le persone che tra pochi anni l'aspetto di tutta la zona cambierà in modo radicale. 

Pulizie del piazzale.

Oggi chi gestisce Casa Gavoglio?

Casa Gavoglio è gestita dalla rete delle 12 associazioni insieme al Municipio, che si occupa con noi delle linee di indirizzo generali e della manutenzione straordinaria dell'area. Abbiamo una segreteria, composta da 4 delle 12 associazioni, che cura gli aspetti più pratici, come le riunioni, il bilancio, il calendario, la comunicazione, la promozione delle attività. Abbiamo un coordinatore, che è un'associazione storica del quartiere (GAL, Gruppo Amici Lagaccio), con la sede a pochi passi dall'ex caserma e che gestisce attività per gli anziani e attività sociali per le persone in difficoltà economica. Salvatore, il presidente dell'associazione, ci mette tantissime energie: lo trovi sempre lì e senza di lui questa avventura difficilmente potrebbe funzionare. La rete si incontra periodicamente per organizzare le attività e per discutere i temi importanti di quel momento. È possibile collaborare con la Casa anche per gruppi informali di persone che hanno voglia di aiutarci a organizzare delle attività o ad approfondire un tema. Un aspetto interessante della rete è che lavorano insieme volontari, cooperatori sociali, ragazzi dei centri sociali, cittadini attivi che non fanno parte di associazioni: è un gruppo molto variegato che proviene da esperienze anche molto diverse, ma condivide la voglia di prendersi cura di questo progetto, anche in mezzo a tante difficoltà.

Manutenzione del giardino.

Cos’è una Casa di quartiere e che tipo di servizi offre?

Una casa di quartiere in genere è un luogo gestito in collaborazione con le amministrazioni (per esempio, quelle di Torino, che hanno una rete molto vasta e importante, sono nate da un progetto voluto dal Comune di Torino e da Compagnia di San Paolo). Nel nostro caso è un luogo composto da un piccolo spazio al chiuso (una stanza) e una grande piazza-giardino allestita con giochi per i bambini, tavoli, panchine e un po' di verde. Uno dei nostri compiti principali è di tenere aperto lo spazio della casetta e del giardino, che sono le prime aree libere a disposizione del quartiere dopo tanti anni di abbandono e questo fa si che tenere aperto sia un'azione di grande portata simbolica per il quartiere che ha solo questo come piazza e luogo di ritrovo. L'altro è quello di coinvolgere le persone del quartiere e della città in attività sociali e culturali e, non ultimo, informare sul progetto del parco che verrà e collaborare il più possibile con il Comune per promuovere la partecipazione alle decisioni future sul destino dell'area.

I bambini nell'orto.

Qui 'fare cultura' ha un significato per nulla scontato.

L'informalità, lo stare in giardino e nello spazio della casetta anche senza fare niente di particolare, ho scoperto che è una delle azioni più importanti di tutto il nostro lavoro. Anche forse più delle attività che proponiamo. Una parte delle associazioni di Casa Gavoglio propone attività: noi, i laboratori di narrazione, che sono da sempre la parte centrale delle nostre attività; le altre associazioni laboratori di musica, attività di animazione per il quartiere, attività educative per adolescenti, doposcuola e aiuto compiti, corsi di italiano per stranieri. Spesso ospitiamo iniziative di altre associazioni o della scuola, alle quali mettiamo a disposizione gli spazi e la collaborazione nella gestione e promozione delle attività. Ma abitare lo spazio (che significa sedersi in giardino a chiacchierare con le famiglie, pulire il piazzale, mettere a posto la biblioteca, riordinare ecc.) è quello che permette di metterci in connessione con le persone che lo abitano tutti i pomeriggi insieme a noi. È quello che fa la differenza tra un comune giardinetto e la casa di quartiere. Stare, senza per forza fare, animare, intrattenere, ma prendersi il tempo per chiacchierare in giardino con chi c'è, ho scoperto che permette anche alle persone che di solito non si avvicinano ai servizi educativi o culturali, di sentirsi parte della casa, di varcare quella soglia che spesso è difficile da superare, per chi non parla la lingua del paese in cui si trova, o pensa di non avere le competenze che servono per partecipare a un evento culturale. Le conversazioni migliori nascono spazzando insieme il piazzale o nei momenti in cui ci sale la febbre del decluttering e io e un po' di mamme ci mettiamo a tentare di riordinare la nostra unica stanza, invasa da libri, giochi, vestiti, oggetti donati. Questa informalità è quella che permette di fare spazio alle proposte delle famiglie, che nascono molto più così che in momenti organizzati. Se hai tempo e voglia di fare qualcosa per gli altri, non serve altro: puoi mettere a disposizione il tuo tempo e organizzare quello che ti piace. La casa è aperta a tutti e giorno dopo giorno sta diventando un luogo di cui prendersi cura. Non è un'azione immediata, né scontata: c'è da fare un grosso lavoro di responsabilizzazione delle persone alla cura, alla solidarietà reciproca.

Mamme in biblioteca.

Che caratteristiche ha il quartiere Lagaccio in cui opera Casa Gavoglio?

Il Lagaccio è un quartiere nel centro di Genova, a pochi passi dalla stazione ferroviaria Principe, e si può definire una periferia del centro. Il nome viene da un lago artificiale prosciugato negli anni '70, alle spalle dell'ex caserma. È una zona di selvaggia urbanizzazione nata negli anni '60 per ospitare gli operai immigrati dal sud Italia ed è sempre stato un quartiere dormitorio, senza servizi o proposte culturali. Un agglomerato di case fittissimo, una distesa di cemento buttato lì senza un particolare progetto urbanistico. Deve piacerti, insomma. Nessuno arriva mai qui per caso o per fare una passeggiata: ci vieni solo se ci abiti. È un quartiere molto isolato dal resto della città, da sempre abbandonato dalle istituzioni che non hanno mai investito in servizi per gli abitanti. Il giardino della Casa Gavoglio è il primo e unico spazio verde, l'unico spazio all'aperto dove i bambini possono giocare liberamente. È il quartiere con il reddito pro capite più basso di tutto il centro di Genova, ed è spesso percepito da chi abita nel centro storico come un luogo periferico, senza identità. Visto da dentro ha l'aspetto di un paesino, dove tutti si conoscono.

Anna al servizio infermeria.

Servizio Cicloriparo.

Chi frequenta Casa Gavoglio e in che modo?

Casa Gavoglio è da sempre il regno dei bambini, che la abitano dal primo momento in cui escono da scuola, tutti i pomeriggi. Il grande giardino, che era la piazza d'armi della caserma, è diventata la piazza del gioco, dove si ritrovano le famiglie del quartiere. C'è chi viene solo per portare i bambini e chi per partecipare alle attività di laboratorio. Cerchiamo di portare anche persone dal resto della città, che arrivano soprattutto quando ci sono eventi. Non è semplice far venire persone da fuori quartiere: il Lagaccio sembra lontano anche se in realtà è a 15 minuti dal centro. Lo spazio è utilizzato dalle associazioni della rete per le attività e può essere richiesto da privati e associazioni, sia per un compleanno che per organizzare attività e eventi.

Durante l'evento Lagaccio Sottobraccio.

Che attività svolge Librotondo e come entra nel progetto di Casa Gavoglio?

Librotondo in casa Gavoglio mette a disposizione le competenze di facilitazione e di cura dei processi di rete, con attività per condividere competenze sul lavorare in gruppo e prendere decisioni insieme.

L'attenzione al processo e alle condizioni perché la rete sia un organismo vivo e vitale in grado di garantire a tutti le condizioni per partecipare e prendere decisioni condivise è uno dei nostri obiettivi principali in questo contesto, dove dall'inizio abbiamo messo volentieri a disposizione le nostre capacità.

All'interno delle attività della casa svolgiamo le nostre storiche attività educative e di facilitazione: laboratori di narrazione, momenti formativi e attività aggregative per le famiglie. Curiamo la biblioteca di quartiere e stiamo cercando di dare vita a un gruppo di volontari che si prenda cura con noi della Casa e delle attività.

Francesca legge ai più piccoli.

La biblioteca.

Casa Gavoglio ospita una biblioteca. Come è nata e da chi viene gestita?

La biblioteca all'inizio è nata un po' per caso: le persone e le associazioni da subito hanno iniziato a regalarci libri, per bambini e per adulti. Piano piano ha iniziato a prendere forma e ora abbiamo una piccola ma interessante collezione di narrativa adulti e di libri per bambini. Grazie a un progetto di innovazione sociale, Buone storie social street, abbiamo avuto la possibilità di acquistare un bel po' di albi illustrati e narrativa ragazzi. La presenza delle attività di narrazione attira l'attenzione delle famiglie che hanno libri da regalare o di chi capisce l'importanza del luogo e del progetto e vuole contribuire con una piccola donazione per l'acquisto libri. Non l'abbiamo ancora catalogata, ma funziona con un sistema di autogestione: si entra, si prende un libro e lo si riporta. Questa modalità così informale permette anche alle persone che non si sono mai appassionate alla lettura di stare a contatto con i libri e di iniziare a leggere. Per molte famiglie del Lagaccio la biblioteca per ragazzi di Genova, la De Amicis, che è un posto bellissimo e sempre aperto, è percepita come fisicamente molto lontana. Molti non sanno nemmeno che c'è. Alcune persone non sono mai andate in biblioteca, ma hanno iniziato a prendere in prestito i libri per caso, mentre ci aiutavano a riordinare, a mettere da parte i libri di qualità, tra tutti quelli donati. Abbiamo coinvolto da subito le famiglie che frequentano la Casa nella gestione della biblioteca, con un gruppo composto da genitori, insegnanti, volontari del doposcuola.

Fondare una biblioteca dal basso in un quartiere che non ha mai avuto luoghi della cultura è un'altra azione simbolica, di riscatto sociale di un quartiere che sta provando a costruire una nuova identità.

Lucia Tringali durante una lettura.

Cosa significa fare promozione alla lettura in questo quartiere, rispetto ad altri luoghi in cui hai lavorato?

Lavorare qui ha rappresentato da subito una scommessa: abbiamo sempre lavorato in situazioni dove la motivazione degli adulti era ben viva e presente, come biblioteche pubbliche e scuole. Qui l'attenzione degli adulti per la letteratura per ragazzi e la consapevolezza dell'importanza del leggere ai bambini e di mettere a disposizione i libri si è rivelata da subito molto bassa. La scuola primaria si impegna molto, ma le risorse disponibili nelle scuole della zona sono molto scarse. La lettura non è percepita come importante per i bambini e all'inizio l'atteggiamento delle famiglie verso i laboratori era per lo più di indifferenza. La consuetudine si è creata con il momento settimanale di narrazione, con l'allestimento della biblioteca, ma c'è ancora molto lavoro da fare. Molti dei nostri genitori sono di origine non italiana e per molti l'italiano scritto rappresenta un ostacolo, fattore che spesso non avvicina allo scaffale dei libri per bambini o all'iscrizione dei bambini alle attività di lettura. Sono i bambini e le bambine, spesso in autonomia, ad avvicinarsi ai laboratori e a fare da tramite con le famiglie.

Questa necessità di costruire tutto da zero all'inizio è stata quasi spiazzante, ma ha rappresentato una scommessa. È stato necessario adattare il laboratorio di lettura a una situazione non facile: un'unica stanza che non può essere allestita in modo permanente a misura di bambino e, ogni volta, va arredata ad hoc, un luogo di passaggio che è attraversato anche rumorosamente durante i racconti, un gruppo che non è mai lo stesso, con bambini di età diverse e tempi di attenzione molto differenti.

Qui abbiamo sperimentato ancora di più la grande potenza narrativa dei silent books, che permettono di costruire la storia insieme e consentono anche a chi non parla bene l'italiano di raccontare ai bambini. Basta girare il libro verso di loro e chiedere: «Cosa vedete?». Per chi ancora non sa leggere la differenza tra gli albi e i silent books è grandissima: i bimbi sono attentissimi a quei misteriosi libri senza parole, di cui sono protagonisti assoluti e dove il significato si negozia insieme.

Bambini e silent book.

Che attività riguardano i bambini e i ragazzi?

L'attività preferita dai bambini in Casa Gavoglio è il gioco libero nel grande piazzale/giardino, ma sono sempre pronti a farsi coinvolgere nelle attività più strutturate: oltre alle narrazioni c'è il doposcuola compiti, il laboratorio musicale, l'orto dei piccoli e i laboratori creativi proposti anche dalle famiglie. Per gli adolescenti e i ragazzi ci sono le attività di educativa territoriale di strada, con street art e musica. Stiamo progettando, in rete con altri soggetti cittadini, attività di contrasto alla povertà educativa e altri progetti per le famiglie e il quartiere.

Inaugurazione del coro dei bambini.

Come si sono avvicinati bambini e ragazzi, e le loro famiglie, alle vostre proposte?

La nostra è una situazione un po' particolare, perché le famiglie sono lì con noi, ad abitare gli spazi. Non è la classica situazione in cui si pubblicizza un'iniziativa sui social, con le locandine ecc.

Tu vai, allestisci uno spazio e i bambini si avvicinano per curiosità. Gli adulti meno, ma sono i bambini stessi a fare da tramite. Chiaramente usiamo anche la nostra pagina Facebook per promuovere le iniziative, ma le cose si progettano insieme, anche grazie a quel fare spazio a cui accennavo prima.

Si monta la piscina.

Ci parli di Buone Storie Social Street?

Buone storie social street è un progetto di innovazione sociale dedicato alle famiglie con bambini da 0 a 6 anni, uno dei 10 progetti di un bando nazionale Infanzia Prima sulle soluzioni innovative per coinvolgere le famiglie nel progetto educativo dei bambini. Con i nostri partner (Coop Mignanego, Coop Il Laboratorio, Associazione AmA abitanti della Maddalena e Comune di Genova) abbiamo creato una social street dei bambini, una comunità educativa diffusa dove la lettura è il filo conduttore di una serie di iniziative per mettere in relazione le famiglie e il territorio. Per noi è un progetto importante, che ha permesso di consolidare la presenza in casa di quartiere e lavorare sulla coesione sociale, sulla biblioteca dal basso e sul senso di comunità e di creare nuove relazioni con gruppi e associazioni che abitano il territorio come noi.

Attività Buone Storie Social Street.

Casa Gavoglio si apre all’esterno offrendo i suoi spazi per altri eventi cittadini. Ci fai qualche esempio?

L'estate scorsa la facoltà di architettura dell'università di Genova ha organizzato un summer workshop chiamato Rebel matters social batters, una settimana di evento durante il quale gli studenti del dottorato di Architettura e Design hanno lavorato nell'area dell'ex caserma a installazioni temporanee intorno al tema della resilienza ambientale. È stata la prima volta in cui tutta l'area dell'ex caserma, anche quella che di solito è interdetta al pubblico, è stata aperta e visitabile. Per Casa Gavoglio è stato un momento di grande festa, c'erano ragazzi e ragazze ovunque, a lavorare, in un clima creativo che ci piacerebbe avere tutti i giorni. Sempre in estate, la Clemson University ha installato nel centro del piazzale una struttura di legno leggerissima e smontabile come il lego, all'interno della quale gli studenti americani hanno lavorato per raccontare al quartiere la loro progettazione sugli spazi urbani.

La GOG, Giovine Orchestra Genovese, ci ha proposto di realizzare prossimamente un evento musicale in uno degli spazi ancora in disuso, da rendere disponibile al pubblico per un giorno, per attirare l'attenzione sul presente dell'area e sulle infinite possibilità d'uso anche prima della ristrutturazione. Riceviamo spesso proposte di questo tipo, che accogliamo sempre con entusiasmo.

Si prepara l'installazione Rebel Matters.

L'installazione Rebel Matters

Festa finale della Facoltà di Architettura dell'Università di Genova.

Come viene vissuta questa struttura dalla città e che tipo di interesse attrae?

L'ex caserma per tanti anni è stata un buco nero all'interno di un quartiere sempre trattato come marginale dalle istituzioni. Ora, con il progetto di riqualificazione, la zona ha attirato l'attenzione di chi intuisce che possa esserci una trasformazione urbanistica radicale, intorno alla riprogettazione dell'area. Le informazioni da parte del Comune di Genova però sono sempre pochissime e quindi è molto difficile per chi non è dentro il percorso (ma spesso anche per noi che in teoria dovremmo conoscere bene il destino dell'area e informare i cittadini) farsi un'idea di quello che sta succedendo. Si sa che ci sarà la progettazione di un parco, ma per ora null'altro, nonostante sollecitiamo spesso le istituzioni a fornire informazioni chiare e divulgabili.

Street Art a Casa Gavoglio.

Casa Gavoglio è anche oggetto di studio e di collaborazioni in quanto progetto finalizzato alla rigenerazione urbana. Ce ne parli?

Fin dall'inizio del nostro percorso abbiamo cercato di tenerci in contatto con altre realtà locali e nazionali che lavorano per rigenerare luoghi e relazioni: altre case di quartiere, associazioni di cittadini attivi, gruppi informali, altre reti. Per noi è importante creare e tenere vive queste relazioni, per scambiare esperienze, progettare insieme, condividere competenze sulla partecipazione e darci reciproco sostegno nei momenti di difficoltà. Tramite la rete delle case del quartiere di Torino siamo entrati in contatto con la Shibuya University di Tokyo, un'università popolare nata da un gruppo di giovani che hanno creato un modello molto innovativo di lifelong learning, con lezioni itineranti su tantissimi argomenti, progettate dai corsisti con gli esperti. Yosuke Taki, scrittore e studioso di progettazione sociale che vive a Roma, ci ha messi in contatto con diversi gruppi dal Giappone.

 

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato?

Alcune difficoltà sono di carattere pratico, come la necessità di gestire questo luogo con solo un contributo simbolico da parte del Municipio, o la cronica mancanza di spazio a disposizione per le attività e di un angolo tranquillo sempre allestito per i bambini più piccoli e i loro genitori.

La difficoltà generale, secondo me, riguarda lo scarso o nullo investimento da parte delle istituzioni (e anche da parte di alcune delle persone che si interessano dell'area) sul presente, sulle trasformazioni che si stanno verificando nella comunità e tra le persone per la presenza di un luogo civico, aperto, che sa fare spazio alle idee e alle persone. Si progetta dal punto di vista urbanistico, come se intorno non ci fosse nulla e nessuno. Secondo me il quartiere merita più attenzione ora, anche per essere accompagnato in una fase di transizione che nei prossimi 10 anni ne cambierà l'aspetto, il valore, la mobilità. Un'altra criticità riguarda l'approccio rispetto ai temi della consultazione dei cittadini e della co-progettazione: si tende a lavorare a settori, come se la partecipazione fosse una ritualità da adempiere senza troppo entusiasmo, e solo in alcuni momenti, in 4/5 workshop seguiti da anni di silenzio e assenza di comunicazioni.

Questo deriva probabilmente da una scarsa presenza di processi di partecipazione a Genova, che a sua volta genera scarsità di conoscenze su come si gestisce un processo, sulle forme di auto-organizzazione dei cittadini e sulla costruzione del senso di comunità che nei processi di rigenerazione urbana è cruciale. L'estate scorsa abbiamo scritto a questo proposito un documento che si chiama La partecipazione tutti i giorni per ricordare che il destino dell'area si scrive anche con le azioni quotidiane e con l'azione capillare di apertura quotidiana della casa di quartiere che genera nuove relazioni e nuovi significati nella fruizione dello spazio urbano.

Due anni di Casa Gavoglio: valutazione.

Che programmi avete per il futuro?

Ci piacerebbe coinvolgere associazioni un po' da tutta la città, per sperimentare insieme attività di riuso temporaneo degli spazi, per progettare insieme, per ospitare e organizzare festival, incontri, eventi. In primavera e estate ci saranno molti eventi della social street dei bambini, anche itineranti per il quartiere e il centro città. Di sicuro la rete si allargherà, perché riceviamo molte richieste di collaborazione e, anche se non è semplice lavorare in tanti in un piccolo spazio, ci piace condividere la responsabilità di questo progetto con chi ne condivide i valori e gli obiettivi.

Laboratorio Clemson University.

Inaugurazione di Casa Gavoglio:  laboratorio di facilitazione.