Qualche tempo fa, sono andata a vedere Murmure des mursspettacolo di grande fascino e raffinatezza, con meraviglioseinvenzioni nelle scenografie e nei costumi. In parteme lo aspettavo, poiché si tratta della regia diVictoria Thierrée-Chaplin,e chi di voi ha visto i suoi spettacoli ne sa qualcosa.
Questa volta ciò che più mi ha colpito è stata lastruttura narrativa, diversa dai precedenti spettacoli, che in genere procedevano per 'stanze', con temi diversi e noncollegati.
Qui, infatti,c’è una storia che viene raccontata utilizzando degli elementiscenografici e dei personaggi che continuano a ritornare e a ripetersiperò scompaginando schemi logici di comprensione basati su tempo e luogo,introducendo in ogni nuova situazione varianti che ne modificano ilsignificato.
Il racconto si svolge tutto attraverso immaginie senza parole.
Iniziada una situazione molto comune, dove una ragazza (la brava protagonista, Aurelia Thierrée-Chaplin) è alle presecon un trasloco, fra scatoloni, plastiche e oggetti vari iniziaa farsi strada un clima misterioso e sospeso: scatole che simuovono da sole, un fantasma/animalone in pluriball, uominisenza volto vestiti di polvere.
Tuttosi svolge tra interni dove sono protagonisti muri scrostati, le cuivecchie tappezzerie sanno raccontare storie; esterni di case che ricordanoMagritte; finestre illuminate da cui entrano ed escono i personaggi a cuisi sono aggiunti nel frattempo un ballerino; un traslocatore/acrobata;uno strano essere con testa da uccello che sembra uscito da un dipintodi Max Ernst.
Di scena in scena, la storia si arricchisce disuggestioni nuove e destabilizzanti, puntando in una direzione decisamenteonirica e fiabesca.
Appenaa casa, ho visto sul tavolo il bellissimo libro di Blexbolex Ballata, edito da OrecchioAcerbo, e subito il collegamento con lo spettacolo è scattato.
Il meccanismo narrativo mi è sembrato identico econdotto con lo stesso ritmo. Un racconto basato su immagini moltosemplici, accompagnate da una didascalia che le definisce in una solaparola, come negli abecedari infantili, è basato sulla ripetizione dialcuni elementi base: la casa, la scuola, la strada, lo sconosciuto,il tragitto, il ponte, la foresta, i briganti.
In ognicapitolo, a queste “figure” se ne aggiungono altre, (la strega,la tempesta, l’ingorgo, il labirinto, le ombre, il presagio ecc);cambiano le posizioni e le relazioni tra loro e, come in un mazzo ditarocchi, anche i significati, giungendo a una complicazione narrativaquasi caotica che spinge il lettore a tornare indietro, a ricostruirepercorsi e biforcazioni che portano la storia ad aprirsi a ventagliocon un ritmo sempre più incalzante.
Lagrande sorpresa è quando le didascalie di accompagnamento spariscono,sostituite da uno spazio vuoto fra la virgola e il punto, che invita illettore a scriverle, cosa che mi ha ricordato la sensazione che si provada piccoli, quando si impara ad andare in bicicletta e improvvisamentenon ci sono più le rotelline di sostegno.
Inquesto modo, il lettore ha la possibilità di costruirsi i propripersonali percorsi mentali. Così, la storia contenuta in questolibro ognuno di noi l’avrà in mente un po’ diversa daglialtri. Come nelle ballate, appunto.