Con un testone e due occhi bovini...

Nell'opinione comune, prevale l'idea che le fiabe siano storielle rassicuranti e un po' campate in aria per mettere a letto i bambini. Tuttavia, basta qualche informazione inpiù per rendersi conto di quanto il luogo comune sia lontano dalla verità.

Per esempio, per farsi un'idea di quanto le fiabe possano affondare le loro radici nel terreno scabroso e tumultuoso del cuore umano, è utile sfogliare un'edizione delle fiabe dei Grimm, TheJuniper Tree and Other Tales from Grimm, pubblicata nel 1973 da Farrar, Straus and Giroux e illustrata da MauriceSendak. Più avanti pubblicheremo un post sul lavoro che fu necessario al grande illustratore americano per affrontare questo monumento della letteratura.

Per ora, semplicemente, pubblichiamo una delle illustrazioni della raccolta e il racconto corrispondente: Gli gnomi. Breve. Brevissimo. Una fiaba sconosciuta e poco praticata fra le tante che, invece, sono notissime. E tuttavia fulminante, con la sua atmosfera allucinata, le allusioni a riti antichi e quasi stregoneschi, le ombre che si agitano accanto ai focolari e alle cucine, regni femminili per eccellenza, ma carichi di inquietudine e per niente rassicuranti, metafora di timori e ambivalenze presenti nei cuori materni.

A proposito di questo lavoro di illustrazione, Sendak disse, fra le altre cose che di queste fiabe quelche gli premeva era “cogliere il momento in cui la tensione fra storiae emozione è perfetta, così che il lettore leggendo si sorprenda, rammentando che si tratta di una 'semplice' favola.”

I due volumi di fiabe contengono una selezione di ventisette racconti (pochi per scelta, così da poterli stampare in un corpo grande), effettuata da Sendak insieme alla traduttrice, Lore Segal. Sarebbe interessante sapere perché, fra le moltissime, proprio questa fu selezionata, così arcana, sfuggente, spiazzante.






Gli gnomi



A una madre gli gnomi avevano tolto il bambino in culla e ci avevano messo un mostriciattolo, con un testone e due occhi bovini, che non faceva che bere e che mangiare. Disperata, la madre andò a chieder consiglio alla vicina. Questa le disse di portare il mostro in cucina, di metterlo sul focolare, accendere il fuoco e far bollire l'acqua in due gusci d'uovo: così l'avrebbe fatto ridere e, se rideva, era tutto finito. La donna fece quello che la vicina le aveva detto. Quando mise sul fuoco i gusci d'uovo pieni d'acqua, disse quell'occhio bovino:


- Sono per mia sfortuna
vecchio come la luna.
Ma ancor non vidi alcuno nei gusci far cucina.



E si mise a ridere. Mentre rideva, sopravvenne una folla di gnomi; portavano il bambino vero, lo misero sul focolare e si ripresero il mostro.



(trad. Clara Bovero, da Fiabe, Einaudi 1951)