Concerto per rane, ricordi e bambini

[di MichelePetrucci] 

 «LeRane è una canzone che parla del tempo che passa, delricordo. Crescendo, invecchiando, si tende a ricordare la parte piùbella di quello che si è vissuto, anche perché il ricordo è selettivo,e così confrontato con il presente dà spesso un senso di perdita. »
Francesco Bianconi (Baustelle)

A caccia di rane è il mioprimo libro a fumetti pensato per un pubblico di bambini e ragazzi. Lastoria che sta alla base del libro, un'estate di tre amici e il lororapporto con la natura circostante, con la crescita e con il superamentodelle proprie paure, la scrissi molto tempo fa, ma per anni è rimastanel cassetto.
Da quello scritto, però, negli anni ho attintoa piene mani. Per esempio il ricordo della pesca a mani nude che io ealtri miei amici facemmo nelle secche del fiume (e il ricordo di queimacabri trofei portati ai nostri genitori e il senso di colpa per averucciso quei pesci nelle notti successive) è finito in un altro mio libroa fumetti, Metauro(Tunué), anch'esso in parte autobiografico. 

Cerco nella memoria i tre amici. Primeprove...


Quando ho saputo della collana Gli anni in tasca Graphicdei Topi ho ripreso in mano quel racconto e suggestionato dall'ascoltodella canzone Le rane dei Baustelle (nell'albumI mistici dell'Occidente), l'ho sistemato e presentatoa Giovanna e Paolo.
Il mio libro parla del ricordo e dicome il tempo possa modificarlo e spesso abbellirlo. Da alcuni recentistudi si è scoperto che i ricordi non vengono "stampati" nel nostrocervello per poi consumarsi pian piano con il tempo. Il cervello aggiornacontinuamente i nostro ricordi, li "ricostruisce"periodicamente.

Aggiungo un po' digrigio.

Per fare unparagone, è un processo che non assomiglia tanto all'emulsione di unapellicola, ma piuttosto a uno spettacolo teatrale che viene continuamentemesso in scena e che quindi ogni volta cambia un poco. Il lavoro cheho fatto in A caccia di rane è stato quindi, primadi tutto, un lavoro di ricerca personale, per far affiorare anche ilati meno luminosi e gioiosi (che sono ovviamente tanti) della miainfanzia.

Ancora in cerca del respiro e del segnogiusto.

Aquel punto ho dovuto cercare il respiro adatto al racconto e un segnoe un disegno che sintetizzasse quel respiro. Ho dovuto procedereper tentativi, mescolando elementi più diversi. Ho iniziato conla sintesi tipica dei giapponesi studiando i disegni di un grandeartista come Yoshitomo Nara. Da lì hocercato di rendere il segno più personale, usando pennello eaggiungendo il grigio (tecniche che utilizzo da molti anni).

Entra in scenail colore.



Eccoli, sonoloro.


Con i Topi abbiamo anche deciso di usare un secondo coloree il verde, ovviamente, è stato il primo che ci è venutoin mente. Ma il risultato ancora non ci soddisfaceva, così hospostato il registro su un piano più figurativo.


L'estate è verde: verdecome le rane.


A questo punto ho cominciato a lavorare su vecchie foto esono arrivate immagini soddisfacenti. Infine, ho deciso diabbandonare il pennello a favore di un pennarello a puntafine, per rendere il disegno più immediato, diretto.

Le ranesono una metafora...

A quel punto, ilfumetto ha cominciato a prendere forma e ho realizzato le tavole moltovelocemente. Alla fine della storia mi sono divertito ad aggiungereuna specie di postfazione a fumetti, un secondo finale dove vediamocosa fanno i personaggi del libro oggi, a distanza di 30 anni. Ma secondo Giovanna mancava ancora qualcosa allibro. Le rane.
Perché in realtà di ranenel fumetto se ne vedono poche. Le rane sono più una metafora delpassare del tempo e della crescita, non a caso ogni capitolo dellibro inizia con una fase dello sviluppo di una rana, dalle uovaalla formazione delle piccole rane (che dura approssimativamenteproprio quanto un'estate). Giovanna ha però avuto l'idea diaggiungere una divertente seconda postfazione a fumetti, una speciedi semplice manuale per andare a caccia di rane. E solo a quelpunto il libro ci è sembrato veramente finito.



... ma Giovanna non si accontenta dimetafore.