Condividere conoscenza ed esperienze, inventiva e pertinenza

Il direttore della Biennale Architettura 2016, l'architetto Alejandro Aravena, a presentazione dell'edizione da poco inaugurata e attualmente in corso a Venezia (e che rimarrà aperta fino al 27 novembre), scrive a proposito dello spirito di Reporting from the Front:

Durante un suo viaggio in America del Sud, Bruce Chatwin incontrò un’anziana signora che camminava nel deserto trasportando una scala di alluminio sulle spalle. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche, che studiava le linee Nazca. A guardarle stando con i piedi appoggiati al suolo, le pietre non avevano alcun senso, sembravano soltanto banali sassi. Ma dall’alto della scala, le pietre si trasformavano in uccelli, giaguari, alberi o fiori. Maria Reiche non aveva abbastanza denaro per noleggiare un aereo e studiare le linee dall’alto, e la tecnologia dell’epoca non disponeva di droni da far volare sul deserto. Ma l’archeologa era abbastanza creativa da trovare comunque un modo per riuscire nel suo intento. Quella semplice scala è la prova che non dovremmo chiamare in causa limiti, seppure duri, per giustificare l’incapacità di fare il nostro lavoro. Contro la scarsità di mezzi: l’inventiva.

D’altra parte, è molto probabile che Maria Reiche si sarebbe potuta permettere un’automobile o un furgone per viaggiare nel deserto, salire sul tetto della vettura e guardare da una certa altezza; e così facendo si sarebbe anche potuta spostare con maggiore rapidità. Ma questa scelta avrebbe distrutto l’oggetto del suo studio. Quindi, in questo caso, si è arrivati a una valutazione intelligente della realtà grazie all’intuizione dei mezzi con cui prendersene cura. Contro l’abbondanza: la pertinenza.

Vorremmo che la 15. Mostra Internazionale di Architettura offrisse un nuovo punto di vista, come quello che Maria Reiche aveva dall’alto della scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide che l’architettura deve affrontare, REPORTING FROM THE FRONT si propone di ascoltare coloro che sono stati capaci di una prospettiva più ampia, e di conseguenza sono in grado di condividere conoscenza ed esperienze, inventiva e pertinenza con chi tra noi rimane con i piedi appoggiati al suolo. L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così.

Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito. La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche della mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone. La difficoltà delle condizioni (insufficienza di mezzi, vincoli molto restrittivi, necessità di ogni tipo) è una costante minaccia a un risultato di qualità.

Le forze in gioco non intervengono necessariamente a favore: l’avidità e la frenesia del capitale, o l’ottusità e il conservatorismo del sistema burocratico, tendono a produrre luoghi banali, mediocri, noiosi. Ancora molte battaglie devono essere dunque vinte per migliorare la qualità dell’ambiente costruito e, di conseguenza, quella della vita delle persone.

Inoltre, il concetto di qualità della vita si estende dai bisogni fisici primari alle dimensioni più astratte della condizione umana. Ne consegue che migliorare la qualità dell’ambiente edificato è una sfida che va combattuta su molti fronti, dal garantire standard di vita pratici e concreti all’interpretare e realizzare desideri umani, dal rispettare il singolo individuo al prendersi cura del bene comune, dall’accogliere lo svolgimento delle attività quotidiane al favorire l’espansione delle frontiere della civilizzazione.

Dopo avere letto queste parole, allora, si comprende bene perché fra gli di studi di architettura italiani chiamati a prendere parte a Taking Care. Progettare per il Bene Comune, mostra del Padiglione Italia, curata da Tam Associati, sia stato scelto Alterstudio Partners con un progetto importante, sviluppato per conto di AIB (Associazione Italiana Biblioteche): BiblioHUB, dispositivo mobile pensato per la cultura.



Insieme a BiblioHUB, gli altri quattro progetti presentati a Taking Care riguardano altri quattro dispositivi mobili destinati a quattro associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche italiane: Emergency (salute), Legambiente (ambiente), UISP (sport) e Libera (legalità).

A proposito di BiblioHUB, Alterstudio spiega: «BiblioHUB è un veicolo mobile di diffusione di cultura, informazione e socialità, che sosterà per alcuni mesi nelle aree più periferiche, al servizio delle biblioteche. Come uno “scrigno”, il BiblioHUB si apre e si espande verso l’esterno a riappropriarsi di spazi urbani residuali. Piattaforma polifunzionale multimediale di informazioni su cultura, tempo libero e servizi al cittadino, punto di prestito di libri ed e-books scaricabili con Qr-code, internet, vetrina di bookcrossing e hotspot wi-fi, laboratorio ludico didattico per bambini e luogo d'incontro. Presidio e strumento di partecipazione, di inclusione e coesione sociale.»

«L’idea» scrive Marco Muscogiuri, uno degli ideatori di BiblioHUB, «è quella di portare i servizi bibliotecari in luoghi marginali e in aree periferiche dove non sono – ancora – presenti, per creare, sia pur temporaneamente, un presidio sociale, un luogo di aggregazione e di socialità culturale, nella speranza che questo attivi anche, a livello locale, un circolo virtuoso che porti alla creazione di una vera e propria biblioteca di zona.»

Per realizzare i 5 dispositivi mobili è partita la campagna di crowfunding civico, Periferie in azione, oltre a sponsorizzazioni private. Ed è interessante sapere che «è in assoluto la prima volta che alla Biennale di Architettura, invece di raccontare semplicemente progetti in corso o quelli realizzati, si propone un nuovo progetto e si stanziano alcune risorse per realizzarlo (invece di consumarle tutte nell’allestimento della mostra) e che la Biennale stessa “esce” al di fuori della sua sede con azioni e progetti che girano per i due anni successivi.»

Al centro del progetto, quindi, è la biblioteca pubblica interpretata come uno dei pochi luoghi pubblici “neutrali” e “sicuri”, spazio di incontro per persone diverse per età, cultura, ceto, provenienza: ganglio importante non solo del sistema della cultura ma anche del welfare locale, per aumentare il “capitale sociale” di un territorio e costruire comunità.

Dedicata a questa questa variegata comunità è il ritratto collettivo realizzato da Guido Scarabottolo, rielaborando gli autoritratti fatti da un centinaio di utenti in un workshop in una biblioteca di Milano, organizzato ad hoc per la Biennale. Un disegno che in seguito è stato inciso a laser nella lamiera microforata retro-illuminata di uno dei lati del BiblioHUB.

Il BiblioHUB sosterà a partire dal prossimo autunno nelle aree periferiche di diverse città d’Italia, con la prima tappa nelle periferie milanesi, diventando parte per sei mesi del Sistema Bibliotecario Milano e poi spostandosi in altre città, mettendosi di volta in volta al servizio delle biblioteche pubbliche locali.

Per l’allestimento alla Biennale, Libri Finti Clandestini ha realizzato un libro d’artista che racconta l’ideazione del BiblioHUB, mentre Lorenzo Bailo e Nicola Botti hanno realizzato due  video che illustrano il progetto e più in generale, alcune biblioteche progettate da Alterstudio Partners, come condensatori urbani e luoghi di socialità culturale.


BiblioHUB è stato progettato dal team di Alterstudio Partners*, ovvero Marco Muscogiuri, Matteo Schubert, Micaela Bordin, Giorgio Faccincani, Camilla Pravettoni, Erika Zerbinati, Claudio Carlini (rendering), Elisabetta Brian (fotografie), (video). Se vi interessa approfondire la conoscenza del lavoro di questo studio di architettura, specializzato nella progettazione di biblioteche, e scoprire fra le altre cose alcuni degli spazi nati da loro progetti, andate a questo post da noi pubblicato qualche mese fa.



*Alterstudio Partners è una società di architettura fondata a Milano nel 1996 che opera nel campo della progettazione, approfondendo in special modo i temi inerenti le biblioteche, gli edifici per la cultura e gli spazi pubblici, utilizzando dove possibile, metodologie e strategie di progettazione partecipata. Ha al suo attivo oltre 300 progetti realizzati per conto di committenti pubblici e privati e numerose partecipazioni a concorsi nazionali e internazionali, dove ha conseguito importanti premi e segnalazioni. All’attività professionale i soci coniugano iniziative e eventi a carattere culturale e di ricerca.