Educazione sensoriale e Prelibri

[di Francesca Romana Grasso]

«Noi sappiamo che nei primi anni di vita i bambini conoscono l'ambiente che li circonda attraverso tutti i recettori sensoriali e non solo attraverso la visto l'udito, ma anche percependo sensazioni tattili, termiche, materiche, sonore, olfattive.»

(Bruno Munari)

«Maneggiando,  succhiando e rigirando in bocca gli oggetti, i bambini fanno scoperte relative al peso, alle dimensioni, alla forma, alla consistenza, al rumore, all’odore e, quando scelgono un oggetto, possiamo immaginare che si stiano chiedendo Cos’é?»

(Elinor Goldschmied)

Cestino dei tesori.

Alle parole di Bruno Munari si legano con facilità quelle di Elinor Goldschmied, assistente sociale psichiatrica formatasi dapprima al Dipartimento di Salute Mentale della London School of Economics, e successivamente  sotto la guida di Anna Freud, Susan Isaacs, Donald Winnicott. Spesso alcune loro ideazioni trovano una entusiastica accoglienza da parte di neogenitori e professionisti: accade ad esempio con I Prelibri (1981) e il Cestino dei tesori, idea che la dottoressa Goldschmied puntualizzò negli anni, individuandone il nome intorno al 1958. Queste due proposte vengono talvolta ritenute intercambiabili e offerte a persone di pochi mesi. Ritengo che sia una forzatura: i tempi dell’’educazione sensoriale sono lunghi e si fatica a comprendere quanto delicata e preziosa sia l’attenzione del bambino, e con quanta facilità venga interrotta da ambienti saturi e da adulti poco allenati a riconoscere cosa fa un bambino che apparentemente non fa nulla, fin dalle prime ore di vita. Prendendoci cura dell’infanzia, non si può avere fretta. Heinrich Pestalozzi, Jean Itard, Emmi Pikler, Maria Montessori ci aiutano ad accendere sguardi consapevoli e pazienti sull’infanzia.

Elinor Goldschmied, xilografia di Barbara Donati.

Elinor Goldschmied ha ideato il cestino dei tesori per rispondere agli interessi riscontrati tra le persone in età compresa tra sei e nove mesi: l’idea era offrire loro un’ampia varietà di esperienza sensoriali che i bambini potessero scegliere autonomamente. Non è necessario incoraggiare i bebé ad usare il materiale di gioco, basta dare loro l’occasione e lo faranno, sosteneva; il ruolo dell’adulto è individuare oggetti adatti, poi rimanere nelle vicinanze per rassicurare il bimbo in modo che possa liberare la sua energia per un intenso godimento. Riconoscendo che il bambino gioca spontaneamente e che attraverso tale attività ludica si protegge anche in condizioni avverse, come quelle che caratterizzavano l’Europa in epoca post bellica, ha avuto un’intuizione importantissima, che ha  sviluppato in parte presso il Villaggio della Madre e del Fanciullo milanese.

Emmi Pikler, xilografia di Barbara Donati.

Elinor Goldschmied non conosceva i lavori della pediatra ungherese Emmi Pikler e non ha quindi prestato attenzione a correggere errori comunemente compiuti da tutti noi, cresciuti senza che venisse rispettato il nostro naturale sviluppo motorio. La dottoressa ha ideato quindi la sua proposta partendo dal presupposto (errato) che per il bambino di sei/nove mesi sia naturale mantenere la posizione seduta in cui viene messo da un adulto, e ha presupposto che, mantenendola senza disagio, potesse godere pienamente del cestino dei tesori. In realtà per molti bambini mantenere quella postura risulta faticoso, cosa di cui Elinor Goldschmied era consapevole; infatti, era sollecita nel raccomandare una costante attenzione alla salvaguardia del piacere e della comodità, invitando educatrici e genitori a provvedere, quando necessario, con eventuali cuscini di contenimento, per evitare l’effetto torre di Pisa del bambino che cedeva sul fianco. È evidente e innegabile che i bambini amano poter scegliere cosa afferrare, cosa farci, per quanto tempo conservarlo e quante volte posarlo e recuperarlo. Si dedicano a questa attività in uno stato di totale unione tra psiche e corpo: esplorano il mondo e loro stessi all’unisono, nel piacere. Il cestino dei tesori è sicuramente una delle intuizioni brillanti attraverso cui il secolo scorso continua a fare scuola. Del resto, già nel 1820, Pestalozzi, padre della pedagogia dell’amorevolezza, argomentava che in gesti molto semplici si sviluppano le competenze più raffinate: battere, portare, gettare, spingere, tirare, voltare, torcere, afferrare etc. sono le precipue semplici manifestazioni delle nostre forze fisiche. Differenti le une dalle altre, contengono tutte insieme e ciascuna per sé le forme elementari di ogni attività pratica possibile, anche delle più complicate, su cui si fondano i mestieri degli uomini.

Bruno Munari, xilografia di Barbara Donati.

Bruno Munari dal canto suo, avendo in mente bambini sul finire della primissima infanzia, pensava: «si potrebbero progettare un insieme di oggetti che sembrano libri, materiali diversi per informazione visiva, tattile, materica, sonora, termica, ma tutti dello stesso formato come i volumi di un’enciclopedia, che però contiene tutto il sapere o perlomeno molte informazioni diverse [...] ».

In alcune pagine del mio taccuino di schemi e appunti pedagogici ho sintetizzato alcuni punti.

«Questi libretti, piccoli perché devono stare agevolmente nelle mani di un bambino di tre anni, potranno essere costruiti con materiali diversi, con rilegature diverse, con colori diversi naturalmente, e su ogni libretto ci sarà un unico titolo uguale per tutti: Libro. Il titolo sarà messo in modo che, comunque il libro sia preso in mano, risulti dritto. Quindi la copertina avrà il suo titolo e anche capovolgendo il libro si troverà un'altra copertina uguale su quella che di solito è detta la quarta di copertina.»

(Bruno Munari)

Munari riprende dunque la lezione sulla mappatura sensoriale del mondo e la ripropone, con un andamento spiraliforme, ai bambini che abbiano almeno tre anni; la immagina infatti per persone con una manualità fine tale da consentire loro di sfogliare i libri e accedere ai racconti presenti al loro interno. Mi sembra interessante ricordare che già il medico francese Itard aveva intuito l’importanza di presentare a Vincent, il ragazzo selvaggio ritrovato nelle 1798 in una foresta dell’Alvernia, un materiale didattico ordinato e tassonomicamente pensato per favorire l’esplorazione di una qualità alla volta, in maniera tale da favorire la possibilità di indagarla in relazioni a condizioni diverse, per arrivare, attraverso l’esperienza sensibile, a mapparne le variabili, così da poter anche formulare ipotesi previsionali. Questa esperienza fu poi raccontata da Truffaut nel film Il ragazzo selvaggio (1970).


Maria Montessori, xilografia di Barbara Donati.

A Itard, e al suo allievo Edouard Séguin, guardò con grande attenzione Maria Montessori e si spese per arricchire quel filone di indagini con le proprie, ripensando lei stessa materiale delle relazioni capace di fungere «da aiuto per orientarsi nel mondo delle cose, in modo da poterle distinguere, precisare, analizzare. Tale materiale è tutt’oggi proposta innovativa, offerta direttamente al bambino perché giunga via via, con tempi propri alla formazione di tanti concetti astratti, dalle semplici qualità degli oggetti ai calcoli più complessi. L’adulto può presentarne una prima modalità d’uso, ma è il bambino a lavorarci ripetutamente, con modi spontanei, guidato dai propri interessi e da ritmi interni. 
Le varianti e i risultati saranno dunque suoi, non programmabili, ma non per questo meno significativi. Semmai, risulteranno ben più durevoli proprio perché dettati da motivazioni individuali». Così si legge ne Il materiale Montessori in cataloghi editi a New York, Londra, Bucarest, Berlino, Gonzaga tra gli anni '10 e '30, curato dal Centro Nascita Montessori (CNM). 
Tra le pagine troviamo esplicitato come la Montessori ideasse i suoi materiali seguendo «il principio dell’isolamento della qualità, allo scopo di eliminare ogni elemento superfluo che potesse confondere. Ciascun elemento del materiale è quindi un’astrazione materializzata della qualità stessa (grandezza, peso, colore, suono, peso, forma, etc.) ovvero la rappresentazione concreta di un concetto».

Prelibri e Libri Giocattolo, 10-11 novembre 2018 presso il Centro Nascita Montessori.

Con questo bagaglio, si capisce che il contenitore dei dodici libri è parte integrante de I Preilibri nonché un vero esercizio di meta-lettura giocosa e scientifica, sebbene frequentemente trascurato, spesso proprio in virtù di una proposta precoce. La struttura propone tomboline che invitano i bambini ad abbinare ciascun libro a un posto determinato, riconoscibile attraverso il doppio canale del colore e della numerazione; tuttavia, in caso di errori, non subentrano problemi perchè non vi è varietà di dimensioni e forme. 
Il posizionamento del libro costituisce un vero e proprio incastro e richiede una certa manualità, poiché non è sufficiente sovrapporre il libro sul proprio spazio, ma occorre individuare il giusto grado di inclinazione per inserire ogni libretto in una nicchia. La ripetizione del gesto per i dodici libri, tiene conto del piacere innato entro il quale si rafforza l’acquisizione di una nuova competenza. I prelibri sono in effetti una vera enciclopedia, come prometteva Munari, e sono felice di riscontrare che spesso vengono regalati ai neonati: il mio invito è a non avere fretta di proporli e aspettare invece che i bambini siano in grado di godere anche della scatola.

Per chi fosse interessato ad approfondire, si svolgerà a Milano, nel mese di febbraio, un corso sui Libri Giocattolo, presso la libreria Tiritera. Per saperne di più: Infanzia, gioco, libri-giocattolo e\o libri gioco?

Ringrazio Barbara Donati per le xilografie e colgo l’occasione per segnalare la mostra Battiti (27 gennaio - 25 maggio, Liberamente, via Ugo Braschi, 48 - Santarcangelo di Romagna).

Bibliografia:

Bruno Munari, Da cosa nasce cosa (Laterza, 1981)
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Elinor Goldschmied, Sonia Jackson, Persone da zero a tre anni (Junior, 1996);

Enrico Pestalozzi, Come Geltrude istruisce i suoi figli (La Nuova Italia, 1928);

Lia De Pra Cavalieri (a cura di), Il materiale Montessori in cataloghi editi a New York, Londra, Bucarest, Berlino, Gonzaga tra gli anni '10 e '30 (Associazione Centro Nascita Montessori, 1993).