La penultima novità di autunno è la nuova uscita per la collana Anni in tasca Graphic, Haiku siberiani, opera prima di Jurga Vilė e Lina Itagaki che racconta, attraverso gli occhi di un bambino, Algis, le deportazioni sovietiche dei Lituani in Siberia. Si tratta di una vicenda vera, narrata dalla figlia di Algis, Jurga, sulla base delle memorie paterne. Il risultato è una storia potentissima e toccante, che intreccia Storia, storie, infanzia, poesia, ricordo, e mette in piena luce la straordinaria capacità di resistenza e di coraggio dei bambini in situazioni estreme. Le autrici Jurga Vile e Lina Itagaki saranno presenti in Italia, a breve, per presentare il libro, in una serie di incontri organizzati in collaborazione con Lietuvos kultūros institutas /Lithuanian Culture Institute e Ambasciata della Repubblica di Lituania a Roma: a Bologna, per BilBolBul, sabato 30 novembre, con un laboratorio a Sala Borsa, dalle 11 alle 12.30; a Genova, domenica 1 dicembre, alle 11 presso L'amico immaginario, via Luccoli 26/2, in compagnia di Barbara Schiaffino direttrice della rivista Andersen (e, allo stesso indirizzo presso Genoa Comics Academy, seguirà, dalle 14 alle 18, un laboratorio di fumetto, per info info@genoacomicsacademy.it); a Pisa, lunedì 2 dicembre, dalle ore 17 alle 19, alla Libreria Gli Anni In Tasca, Lungarno Pacinotti, 11, in compagnia del traduttore, dott. Adriano Cerri dell'Università di Pisa; a Roma, il 3 dicembre, alle 19, alla Libreria L'altracittà, in compagnia del professor Lorenzo Cantatore; e infine a Milano, con una presentazione mercoledì 4 dicembre, da Spazio BK, alle 19, insieme a Giusi Quarenghi.
[di Jurga Vilė]
Di tanto in tanto, quando ero piccola, mio padre nominava la Siberia davanti a me a ai miei fratelli. Parlava, tra i denti, della deportazione della sua famiglia. Quello era il destino di molti nemici reali e potenziali del regime sovietico di occupazione. Raccontava sempre la storia della patata congelata. Di quanto era stato fortunato a trovarne una e se l’era mangiata di gusto. Spesso morivano di fame.
Io mi immaginavo la Siberia come un posto congelato, lontano, lontanissimo, dove le persone vivevano con i brontolii allo stomaco e i ghiaccioli penzolanti dal naso. Da piccola, non riuscivo a capire come avesse fatto mio padre, da bambino, a finire in un posto così orribile. Il suo passato sembrava pieno di segreti.
Algis, il padre di Jurga Vilé, da bambino.
Più tardi, nel 1990, la Lituania dichiarò l’indipendenza. Io avevo tredici anni. Furono tempi emozionanti. La libertà era nell’aria e ormai non potevamo più respirare senza. Le manifestazioni, fiumi di bandiere giallo-verde-rosso, i colori della nostra nazione, la gente che cantava e recitava poesie fino a sera, con gli occhi pieni di speranza.
I deportati che avevano avuto la fortuna di tornare a casa cominciarono a pubblicare le loro memorie. Questi libri venivano chiamati Letteratura dell’esilio. Io li divorai tutti. Ma il taccuino di mia nonna, che avevo scoperto sempre all’epoca, era il mio preferito. Lo leggevo in continuazione.
Taccuini e lettere dalla Siberia.
La madre di mio padre, mia nonna Ursula, non era di tante parole. Portava la Siberia dentro di sé, con grandi sofferenze e tomenti. Scrisse le sue memorie dell’esilio in modo laconico e chiaro. Raccontava il suo dolore senza tralasciare la bellezza della natura siberiana e la gentilezza delle persone. Mentre leggevo quelle pagine quasi trasparenti, scritte a matita, sentivo intorno una nube di tenerezza. Calava dal passato sotto forma di gocce salate. Ero attratta dal sentimento che producevano in me. Una parola mi volava in testa come una farfalla. Quando l’afferrai, la riconobbi. Era il sentimento di un haiku. Così, spontaneamente, nacque il titolo del mio futuro libro: Haiku siberiani. Volevo che, in qualche modo, assomigliasse al racconto di mia nonna. Come essere con la faccia a terra e sentire che ti stanno spuntando le ali. Ho immaginato il libro pieno di luce.
Nel frattempo ho avuto due figli. E spesso ho raccontato loro le storie siberiane. La Siberia per loro era più lontana della luna. Così, decisi di dedicare il mio libro ai bambini. Per far sì che conoscessero quel brutto capitolo della nostra storia, e non solo della nostra. Per mostragli che le persone sono in grado di custodire i loro tesori anche in situazioni tragiche. Fargli capire che bisognerebbe essere consapevoli e grati della felicità che abbiamo oggi. Ma anche per non dimenticare che fatti così terribili e assurdi accadono ancora. Proprio adesso. Ho scritto la storia di mio padre Algis e del suo amico, il papero Martino, e della loro infanzia trascorsa lontano da casa. È una storia vera con qualche seme di fantasia.
Poi, insieme alla mia editor Sigita (della casa editrice Aukso Zuvys) abbiamo cercato un illustratore. Curiosamente, il motivo per cui abbiamo notato Lina Itagaki è il suo cognome giapponese. Poiché nel libro c’è un verso giapponese particolarmente importante, ha attirato la nostra attenzione. Ma sicuramente era destino che ci incontrassimo. Il libro è un esordio per entrambe. Ci siamo lanciate in questo progetto con grande trasporto. Lina ha sentito la storia, ci si è immersa e l’ha illustrata in modo estremamente vivido. Ha riscritto la storia a mano, rendendo ancora più forte l’impressione di trovarsi davanti al diario di un ragazzino.
Tavole tratte da Haiku siberiani.