I regni dell'immagine/ 5. Facce!

IrvingPenn, Saul Steinberg in nose mask, New York,1966

Spesso, quando midedico alla valutazione dei portfolio che ci arrivano a centinaia datutto il mondo, osservando le illustrazioni mi trovo a riflettere cheuno dei maggiori problemi da risolvere per un illustratore è quellodella rappresentazione della figura umana. E, in particolare, quellodel volto.
In questo periodo di carnevale, è interessanteosservare come il volto, per strade e piazze, si trasfiguri nellasua rappresentazione e trovi nella maschera la sua faccia ludica,misteriosa, seducente, liberatoria.

SaulSteinberg & Inge Morath, Masquerade, 1959-1961.


In origine, persona in latino significavamaschera. Il nostro volto siamo noi. Ma il nostrovolto è anche la parte che del nostro corpo ci è più estranea, nonsolo perché non la vediamo mai, se non allo specchio o in fotografia oin filmato, ma soprattutto perché è quella che gli altri identificanocon noi e con la nostra identità. Cioè con quanto di più sfuggenteesista. Infatti, sappiamo bene che non solo apparenza e sostanza, dentroe fuori, possono non coincidere affatto, ma che la conoscenza autenticadi sé è uno dei traguardi più difficili dell'esistenza umana. Insomma,oltre che per un fatto squisitamente tecnico, si comprende bene per qualiragioni cimentarsi con la rappresentazione della figura e del volto umanisia tanto difficile e richieda una maturità, un'esperienza e un dominioespressivo notevoli.

SaulSteinberg & Inge Morath, Masquerade, 1959 -1961.


Il gioco fra maschera e volto è sottile, sempre in bilico frapulsioni individuali e annullamento dell'ego, fuga da se stessi, fradisvelamento e nascondimento, verità e menzogna. Il desiderio di viverealtre vite, quello di essere diversi da come si è; la curiosità diimpersonare temporaneamente un'identità altra o di entrare in dimensionidiverse dalla propria; l'ambizione di abbandonare il proprio ruolo perinterpretarne altri, diversi e negati dalla propria condizione; il sognodi avere qualità, attributi e poteri straordinari che non si possiedono;il desiderio di nascondere la propria identità per salvaguardarlae preservarne l'integrità dalle costanti minacce di che cerca diuniformarla o di costringerla in ruoli estranei; la voglia di trasgredirele norme e l'ordine costituito senza incorrere in punizioni e senzacompromettere il proprio volto socialmente accettabile e riconosciuto;

SaulSteinberg & Inge Morath, Masquerade, 1959 -1961.

e, infine,l'aspirazione ad assurgere a una condizione di impersonalità perincarnare ruoli, funzioni, compiti sovraindividuali: ecco alcune dellemolte dimensioni che si sono nascoste e si nascondono dietro le maschereed ecco le ragioni della fortuna che queste hanno avuto in tutte leculture umane.
Sulle maschere, sulla storia, sul ruolo chehanno avuto nelle diverse epoche e civilità umane, la letteratura èimmensa. E il carnevale è, naturalmente, solo uno dei numerosissimiambiti in cui la pratica della dissimulazione e del mascheramento èimplicata. Sul tema delle maschere e su quello del volto ho in mente duebelle mostre. Una, Africa. Capolavorida un continente, che siè tenuta parecchi anni fa a Torino, sulle maschere africane, che sono fra le piùinteressanti, spaventose, complesse, sorprendenti, meravigliose che maisiano state create e con le quali, infatti, l'arte moderna ha un debitoenorme.

Saulsteinberg, Mask, 1959 -1965.



Africa. Capolavori da un continente, Gam,Torino, 2003.


In proposito, ricordo che al termine di questa esposizione,entrati nella sala dedicata, appunto, a opere di artisti delNovecento ispirate all'arte africana, l'impressione fu, dopo avervisto ciò che anonimi artigiani africani erano riusciti a produrre,che Braque, Picasso, Modigliani, Gris, Moore, Brancusi, e altricolossi par loro, fossero scolaretti alle prime armi. Medesimaimpressione al Mart di Rovereto, durante una visita alla mostra Modiglianiscultore, dedicata ai volti in pietra dell'artistalivornese. In esposizione, fra le altre cose, teste cicladiche eclassiche, volti di Budda provenienti da diverse aree orientali,un kouros di splendore abbagliante, la meravigliosa Battista Sforzadi Francesco Laurana. Arrivati a Picasso e Modigliani si eraquasi imbarazzati, per quanto dirlo sia un'enormità.



Modigliani scultore, Mart,2010.

Recentemente,una maschera è diventata famosa in tutto il mondo: quella di GuyFawkes, protagonista, nel 1605, della Congiura delle Polveri,il quale insieme a un gruppo di cospiratori cattolici progettò di farsaltare in aria il parlamento inglese.

La storia di questo inquietantevolto candido dal sorriso beffardo, che in tutto il mondo improvvisamenteha assunto un ruolo di primo piano in rivolte, manifestazioni escontri di piazza, mette in risalto quanto, di volta in volta, larappresentazione di un volto umano, attraversando epoche, contesti,culture, possa assumere, perdere, modificare, e caricarsi di funzioni,attributi e significati nuovi.
Mutuata dal protagonistadel fumetto V for Vendetta diDavid Lloyds e AlanMoore, un rivoluzionario ribelle mascherato che combattecontro un'oligarchia dispotica, la maschera di Guy Fawkes è stata assunta a simbolo della ribellionecontro la tirannia  e adottata dapprima daAnonymous, il gruppo di hacker noto per aver attaccato siti di grandicorporation e di governi oltre che per la difesa di Julian Assange,e in seguito da Occupy Wall Street e dalla protesta gemella contro laCity. Rapidamente, poi, ha fatto il giro del mondo, facendo la suacomparsa in tutte le proteste nate da movimenti spontanei contro ipoteri occulti di banche, società finanziarie e lobby politiche (èdisponibile in rete a modica cifra).

Londra, Gran Bretagna, 17 novembre 2011. (StephenSimpson/LNP).


Sì, le maschere hanno una grande carica trasgressiva. E incutonotimore. Anziché farne mistero, come invece vogliono le convenzionisociali, ci mostrano infatti che una sottile e fragile superficie coloratapuò davvero rendere impenetrabile la verità dell'altro, rendendoloun abisso inattingibile. Sorella del volto, la maschera rivela, peranalogia, che il volto occulta la verità, che la sua superficie èscarsamente leggibile, per nulla trasparente, come invece abbiamo lapretesa, un po' ipocritamente, di immaginare, più per tranquillitànostra o per smania di controllo che per reale interesse verso quel chegli imperscrutabili, misteriosissimi altri provano e sono davvero.

 Blexbolex& Stefanie Schilling, Rebornagain.



 Blexbolex& Stefanie Schilling, Rebornagain.



 Blexbolex& Stefanie Schilling, Rebornagain.


Esiste materia più ambivalente delvolto e delle sue rappresentazioni, falsificazioni,stilizzazioni? Esiste materia visiva più inesauribile dell'analisi delle fisionomie e dei moti che lealterano? Il volto umano è la prima cosa che un bambino impara ariconoscere. E per la nostra specie poche cose sono altrettanto attraenti,interessanti. Nulla come il volto è ambiguo e amabile al tempo stesso. AOscar Wilde, che in materia era abbastanza ferrato, almeno a stare alsuo Dorian Gray, si debbonoalcuni illuminanti aforismi sulla relazione fra maschera e volto: "Ogniuomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero." "Una maschera cidice più di un volto." "Il volto è una maschera che ci è concessa percelare i nostri pensieri." Insomma, se il volto è un banco di prova perchi si cimenta nella rappresentazione dell'umano, le sue infinite maschereaiutano a comprenderlo e a leggerlo. Sicuramente, un gioco impegnativo,ma irrinunciabile.

PietroLonghi, Il rinoceronte, 1751. Ca' Rezzonico,Venezia.