Donata Schiannini. Una donna in lotta per la giustizia
Ormai parecchi anni fa ho frequentato una scuola per operatori del settore editoriale. La tenevano Donata Schiannini e Ferdinando Scala, che lavoravano in Garzanti, ed era ospitata nei locali delle Acli, in via della Signora, a Milano. È stato lì che ho imparato le basi del lavoro editoriale e in particolare del lavoro di redazione, ruolo con il quale ho cominciato. Sono state basi solide perché se la scuola era (ancora) piccola (poi è diventata una delle più prestigiose scuole italiane di editoria, il Master della Università Cattolica di Milano), gli insegnanti erano grandi. Dopo poco tempo, infatti, ho cominciato a lavorare in questo settore e da allora non ho più smesso. Quindi posso dire senza incertezze che quello che ho imparato, e il mio interesse per questa professione, sono nati lì, grazie a loro. Qualche giorno fa Donata Schiannini è mancata e ho chiesto a Ferdinando Scala di poter condividere questo bel ricordo che ha scritto di lei, uscito su NoiZona 2, newsletter Amici di Zona 2, a cura di Loredana Cattabriga, nel febbraio 2021. Lo ringraziamo per averci permesso la sua pubblicazione. (G.Z.)
[di Ferdinando Scala]
Come ho scritto su facebook, “era impressionante la forza d'animo con la quale riuscivi a sopportare le infinite fragilità del tuo corpo, e altrettanto impressionante era il coraggio col quale nonostante tutto ti buttavi nelle mille imprese che ti appassionavano: il quartiere di via Padova, le sue associazioni, Ciclobby, la Scuola di Editoria e il master universitario, i tanti libri di grammatica, qualche libro scritto insieme...” Il ricordo di Donata non ci abbandonerà e ci farà compagnia con il suo volto sempre sorridente.
Donata Schiannini avrebbe compiuto 82 anni ad aprile 2021. Il 27 gennaio, alle 4 del mattino, era stata ricoverata agli Istituti Clinici Città Studi, dove i medici gli avevano riscontrato una arteriopatia diffusa, concludendo che le sue condizioni erano molto disperate.
Non è un caso che io abbia messo questo titolo: “una donna in lotta per la giustizia”, per il suo carattere di un rigore talvolta estremo, quasi calvinista, un atteggiamento non sempre apprezzato dai colleghi, che invece non avevano difficoltà a riconoscerle grandi doti di intelligenza e ironia e una cultura fuori del comune, soprattutto in campo linguistico-lessicografico, essendo stata allieva di Tullio De Mauro e socia dell’Accademia della Crusca per la quale aveva scritto anche libri di grammatica italiana.
Io ho conosciuto Donata, ancora giovane, quando insieme abbiamo formato, negli anni ’60, una delle prime Commissioni interne della Garzanti Editore, da cui poi derivò il suo impegno nel sindacato e nella società civile, dove ha combattuto infinite battaglie per la causa delle donne lavoratrici. Ha poi cambiato azienda, è stata alla Bruno Mondadori, e infine ha aperto uno studio privato, collaborando con De Agostini, Zanichelli, Utet e altre aziende produttrici di dizionari e grammatiche.
Fu proprio negli anni in cui stavamo insieme alla Garzanti che decidemmo di aprire una Scuola di Editoria per dare un mestiere a tanti giovani neolaureati desiderosi di entrare nel campo redazionale dei libri, un settore affascinante che attira ancora oggi migliaia di aspiranti.
Anche il figlio Marco, sposato con Gabriella Manfrè (produttrice cinematografica), lavorava nell’editoria, ma nell’ambito dei fumetti. È scomparso giovane, a 40 anni circa, a causa di una malattia congenita. Questo avvenimento segnò profondamente la vita di Donata, che reagì al destino avverso, da una parte istituendo per il Master editoria una borsa di studio a lui dedicata, dall’altra buttandosi a capofitto in mille imprese sociali per le quali tuttavia si sentiva naturalmente portata: dal sostegno all’Associazione Ciclobby (faceva parte del direttivo e ne curava il notiziario milanese), ai Comitati di quartiere di via Padova (per 5 anni ha curato con altri, essendone una delle fondatrici, le edizioni della Festa “Via Padova è meglio di Milano”, che raccoglieva centinaia di associazioni e di aderenti), alla Scuola del Trotter, al recente Comitato Via Padova Viva.
Quando è nato il notiziario “Noi Zona 2”, lei ha aderito immediatamente, inviando in redazione servizi su avvenimenti e aspetti sconosciuti della vita sociale di via Padova, che lei ha sempre difeso contro ogni pregiudizio razziale proveniente da altre zone cittadine.
La mia personale collaborazione con lei non si è mai interrotta, nonostante alcune divergenze e discussioni. Abbiamo fatto insieme diversi libri della Scuola e del Master in editoria fino all’ultimo libro di storia del quartiere “Crescenzago e via Padova” (2017). Ora stava uscendo un ultimo progetto, che ci vedeva coinvolti in prima persona e che sarebbe partito in questi mesi, ma lei è partita prima. Ci mancherà.