La piccola comunità scientifica cui dà vita Katrin Stangl in Si può svuotare una pozzanghera? non è erudita, commette errori, ha una scarsa conoscenza in generale, non sa nulla di «Quante cose succedono dietro al divano?». È Giulia Mirandola, traduttrice del libro e studiosa della Stangl, a presentare la penultima novità di questo autunno 2018.
[di Giulia Mirandola]
A sei anni dall'uscita di Forte come un orso, l'editore Topipittori torna a pubblicare un nuovo albo illustrato dell'illustratrice tedesca Katrin Stangl. Si tratta di Si può svuotare una pozzanghera?, uno dei libri tedeschi più belli del 2018 secondo il giudizio della Stiftung Buchkunst di Francoforte, che il 7 settembre scorso ha assegnato a Katrin Stangl il prestigioso Preis der Stiftung Buchkunst 2018.
A dare il titolo a Si può svuotare una pozzanghera? è una delle ventisei domande di cui è composto il testo. Ventisei è anche il numero delle illustrazioni con le quali l'autrice conduce visivamente lettori e lettrici all'interno di abitazioni con le pareti azzurre, gialle, amaranto, arancioni, verde mare. Passiamo informalmente da gabinetti, salotti, camere dei bambini, bagni, cucine, stanze da letto.
Per ventidue volte la scena si svolge dentro casa, un mondo dove crescono bambini e del quale fanno parte, insieme agli esseri umani, famiglie di oggetti diversi, animali veri e finti, sostanze commestibili, solide, liquide, difformi, colorate, odorose. In casa si sta senza le scarpe e a piedi nudi. Maschi e femmine stanno seduti, corrono, ballano, saltano. In più di un'occasione il pavimento è una superficie liscia, resa più morbida da tappeti o copertine su cui sdraiarsi, fare le capriole, sedersi, gattonare, disegnare, abbassarsi fino a far toccare la faccia per terra, chinarsi per conversare meglio con le bambole e con i pupazzi.
Giocando è prevedibile che accada di sporcare, macchiare, bagnare di latte, di acquerelli, di schiuma, di muesli, di dentifricio, di briciole di pane, di terra, di fango. Gli adulti non interrompono l'azione per rimediare, non sono presenti, infatti, ma soprattutto non è adesso il momento di mettere ordine. Dubbi quali "Quante volte vanno lavati gli orsacchiotti?", "È buona l'acqua del bagno?", "Su un foglio ci stanno tutti i colori?", "Quanto può essere lungo un tubetto di dentifricio?" sono da vagliare con i propri mezzi e con quello che si trova in casa in quel momento; un certo disordine è causato dall'urgenza di sperimentare fisicamente, unito al potere della concentrazione, del gioco, del desiderio. La scena dedicata alla domanda "Si può fare il giro del soggiorno senza toccare per terra?" mi ha inoltre ricordato che ci sono ricorrenze grazie alle quali, e straordinariamente, è possibile che gli adulti permettano ai bambini ogni licenza. Penso a compleanni, feste di carnevale, ritrovi famigliari in giorni precisi dell'anno. Che uso più intelligente si potrebbe forse fare del concetto di libertà?
Fuori dalle mura domestiche le domande sono suscitate dagli elementi del paesaggio urbano: una bambina che porta a passeggio il cane, guardando dove mette i piedi domanda "Si possono calpestare le linee?"; un bambino in procinto di tornare a casa, in braccio al suo papà, chiede "Si può dormire con gli stivali di gomma?".
C'è un aspetto del testo originale in lingua tedesca che un poco si perde nella traduzione italiana, inevitabilmente. In tedesco il verbo potere si usa in due modi diversi: können per sottolineare di essere capace, essere in grado di fare una cosa; dürfen per comunicare di avere il permesso o il divieto. Il verbo utilizzato da Katrin Stangl in Si può svuotare una pozzanghera? è können. I protagonisti, mentre formulano "Con il ciuccio posso lavarmi i denti?", "Si può dire tutto a un gatto?", "Si può bisbigliare ad alta voce?" non stanno chiedendo una autorizzazione, stanno tentando una misurazione delle proprie capacità, insegnano indisturbati qualcosa a loro stessi.
Mi piace pensare che Stangl abbia inteso fissare nelle sue immagini la stessa grammatica del testo e proporcela perché vi facessimo attenzione, ci soffermassimo a riflettere. Possono, le immagini, essere delle domande, invece che delle prove di autenticazione? Può, una scena disegnata, essere un luogo adatto ad esprimere dei perché?, invece che dei perciò oppure a sviluppare una tensione particolare verso ciò che non è evidente e già noto, bensì nascosto e ancora da scoprire? La mia risposta è sì.
In queste illustrazioni Stangl costruisce situazioni realistiche incontrate nella vita di ogni giorno, in contesti dove sono presenti bambini e bambine, perché lettori e lettrici della stessa loro età possano essere sicuri che Si può svuotare una pozzanghera? li riguarda da molto vicino. Ogni pagina è un esperimento del quale non viene comunicata e rappresentata la soluzione. Al suo posto, dettagli visivi e frasi brevi indicano quali gesti, parti del corpo, oggetti e sostanze siano le componenti sensibili del piacere di ricercare. Le mani, i piedi, gli occhi, le orecchie, la bocca sono parti che Stangl non trascura mai di valorizzare e che lascia libere di muoversi, toccare, leccare, annusare, eccetera.
Le figure di Katrin Stangl sono dunque interrogazioni della realtà, non sono risposte (giuste/sbagliate) o commenti visivi alla parte scritta. Possono suonare stravaganti ("I telefoni si divertono sulla giostra delle pentole?"), riguardare dilemmi che accomunano tutti i bambini ("Meglio dormire con la mamma o il papà?"), spingere nella direzione di un confronto serrato tra cose possibili e impossibili ("Possono venire tutti alla mia festa di compleanno?"), trasformare una paura nella più alta e amorevole delle conversazioni interiori ("I pupazzi si svegliano, se ci si muove?").
In questo libro il tempo delle idee è tempo reale. Può avere la luce del mattino, del pomeriggio, della sera, della notte. C'è una componente di casualità non trascurabile nel sorgere delle idee e Katrin Stangl accenna ripetutamente a questa peculiarità. Leggendo Si può svuotare una pozzanghera? mi sono tornati in mente i testi di Antonella e di Elena, due bambine che frequentano la scuola elementare di Vho di Piadena e che scrivono per il giornale scolastico. Il testo è tratto da Insieme - Giornale di una quinta elementare di Mario Lodi (Einaudi, 1974).
«Mentre facevo il bagno in casa, scoprii l'ombelico. Per vederlo meglio mi chinavo ma lui spariva fra le pieghe della pelle. Allora mi mettevo in piedi ma non riuscivo a vederlo bene. E facevo tanti movimenti per vederlo meglio.» (Antonella)
«I bicchieri si rompono. Un giorno ero da sola e volevo giocare, ma non avevo la palla. Allora mi è venuta un'idea: ho preso un bicchiere ovale, a coppa, e lo buttavo in alto come una palla. Ma una volta non sono riuscita a prenderlo, è caduto e si è rotto. Io non sapevo che i bicchieri si rompevano.» (Elena)
La piccola comunità scientifica cui dà vita Katrin Stangl in Si può svuotare una pozzanghera? non è erudita, commette errori, ha una scarsa conoscenza in generale, diciamo pure che non sa nulla di questioni importanti come "Quante cose succedono dietro al divano?". «Per fare ricerca scientifica vera si deve accettare di vivere nell'ignoranza», dice serenamente uno degli scienziati protagonisti di Almost Nothing - Cern: la scoperta del futuro, un bellissimo documentario della regista Anna De Manincor uscito nel 2018, dedicato al più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Chissà quali conversazioni immaginifiche potremmo ascoltare se i bambini di Katrin Stangl incontrassero degli scienziati veri.