Ha scritto molti libri. A noipiace molto quando nei suoi libri a un certo punto compare sua figlia, chesi chiama Irma. Come per esempio accade in questo, che si intitola Micompro una gilera.
Ecco qui un brano dalprimo capitolo, Scimmie.
A mia figlia delle volte le piace farmi far l'Irma ele piace fare lei il babbo. Quando io faccio l'Irma che lei fa ilbabbo io le chiedo Posso guardare i Barbapapà?
No, mi dice lei.
Posso mangiare unamela?
No.
Posso bere un succo di frutta?
No.
Posso bere un bicchiere di latte?
No.
Posso bere un bicchiere d'acqua?
No.
Posso andare in bagno?
No.
Posso dormire un po'?
No. Fauna faccia da babbo serissima che lo fa bene, mi viene da dire, maquesto non c'entra.
Una volta salta fuori che Bazzocchiè malato. Come è malato?
È malato.
È venuto a farsi visitare?
Sì.
Ecosa aveva?
Il catarrone.
Ha pianto?
Sì.
E quanto deve stare a casa?
Dodicigiorni.
Allora dopo gli devi fare il certificato per tornare alavorare.
Sì.
Te lo scrivo io,le ho detto, e ho preso un foglio ci ho scritto Io, Irma Nori, dichiaroche Bazzocchi è stato curato dalla sua sindrome da catarrone e chepuò tornare a lavorare in centro a fare il suo mestiere, e poi le hodato il foglio e le ho detto To', firma. Ma come firmi, le ho chiestopoi dopo, che non sai scrivere?
Faccio un pesce, mi ha dettol'Irma, e sotto la dichiarazione ha disegnato un pesce. Ma questo nonc'entra.
Dopo poi, giovedì scorso, ero lì con lei, leivoleva vedere Barbapapà, io non potevo farglielo vedere, deve vederloal massimo una volta al giorno, allora lei un po' si è arrabbiata midiceva Vai via.
Io ho preso un libro, lei me l'ha tolto dimano mi ha detto Vai via.
Io ho preso in mano un altro librolei me l'ha tolto di mano mi ha detto È mio, vai via, vai a Parma.
Mia figlia abita a Bologna, io abito a Parma. Ogni tanto mi diceche vuole venire a Parma io sono contento, quella era la prima voltache mi diceva di andare a Parma.
Ho preso in mano un altrolibro, lei me l'ha tolto di mano mi ha detto È mio, vai via, vai aParma.
Io ho aperto il mio zaino, ho tirato fuori un libro,lei ha fatto per togliermelo di mano ha detto È mio.
No,le ho detto, è mio.
Lei mi si è avvicinata ridendo io leho dato una spinta le ho detto Vai via.
Lei mi ha guardato,è scoppiata a piangere è corsa da sua mamma Il babbo mi ha mandatovia, il babbo mi ha mandato via, diceva.
Dopo sua mammaha cercato di farci fare la pace solo che c'era poco tempo io avevoil treno dovevo andare non siamo riusciti, a fare la pace. Lei stavaaggrappata a sua mamma mi guardava diceva Ho paura. E io mi son messoil cappello il cappotto lo zaino sono andato a casa. Non ero ancora sultreno che stavo malissimo. Ho provato a chiamarla me la son fatta passareche volevo fare la pace solo come fai, a fare la pace al telefono, conuna bambina di poco più di due anni.
Per quattro giorni hopensato che quando mi avrebbe rivisto avrebbe avuto paura di me. Tutte lecose che vedevo che mi facevano pensare a dei bambini pensavo Anch'io,avevo una figlia che eravamo amici, dopo poi abbiam litigato. Adessolunedì, pensavo, quando mi vede, avrà paura di me.
Dopolunedì, quando la sono andata a prendere all'asilo, era contenta, divedermi. Si era già scordata. Siam stati benissimo. Solo una volta chestava spaccando un badile del teatro della Pimpa che le avevo regalatoio le ho detto No, forte, e lei ha avuto un tremlone di paura che iole ho detto Ti ho fatto paura?
C'era lì anche sua mamma leha detto Non devi aver paura del babbo, ha la voce un po' forte.
Quel pomeriggio, a un certo punto, mia figlia mi ha detto Facciamole bestie.
Va bene, le ho detto, io che bestia sono?
Un drago, mi ha detto lei.
E io ho fatto il verso deldrago Graaaaah. E poi le ho chiesto E te che bestia sei?
Iosono una femmina, mi ha risposto lei.
(RingraziamoPaolo Nori per la Irma, e per la gentile autorizzazionea riprodurre questo brano)