In un sabato piovosissimo ho scoperto un film delizioso,diretto da Ivan Cotroneo, al suo esordio in regia:LaKryptonite nella borsa, tratto dall'omonimo romanzo dello stesso regista,pubblicato da Bompiani nel 2007.
Il protagonista èun bambino di nove anni, Peppino. Ha occhi grandi e blu, nascosti dietroa occhialoni spessi e viso incornciato da una foresta di capelli riccie corvini, magrolino e con le gambe da gazzella. Siamo a Napoli, neglianni '70. La mamma di Peppino, Rosaria, (una intensa Valeria Golino)e il papà (un sempre bravo Luca Zingaretti) lavorano come dattilografae come commerciante di macchine da cucire. Ci sono poi i nonni, gli ziiTinetta e Salvatore, figli dei fiori irresponsabili e incoscienti, lozio Federico, che sta preparando un esame e non fa altro che studiare;Assunta, povera in canna e con una famiglia che le vampirizza lostipendio, mentre lei sogna il principe azzurro. Ma soprattutto c'èil cugino Gennaro, che si crede Superman. Tutina azzurra e mantellinarossa, teme più di tutto, neanche a dirlo, la kryptonite. Il titolodel film è una delle prime frasi pronunciate proprio da Gennaro,che ispeziona la borsa di Rosaria in cerca della letale pietra.
Ma la kryptonite, ovviamente, è una metafora. Rappresentai segreti, grandi o piccoli, di ogni famiglia. Quelli che sitenta di nascondere in fondo alle borse e ai cassetti, che sihanno consapevolmente o dei quali si è vittime; i segreti chepossono far del male anche se non vengono a galla e non sappiamoche ci sono, i segreti degli altri.
Il segreto di Rosariaè che il marito la tradisce. Rosaria si chiude in un silenzio malato. Nonsi alza più dal letto, non parla, non mangia quasi. Intorno a lei lafamiglia si riorganizza per far fronte a questo misterioso "mal di testa"che non se ne vuole andare.
Peppino naturalmente sente ildolore della mamma. Ne sente una mancanza profonda. Il padre, troppooccupato a incastrare la sua tresca con il lavoro, e con la presenza diPeppino, è presente a tratti e sempre nel modo sbagliato. La famiglia,così occupata a spettegolare, si trova spiazzata quando si tratta dioccuparsi di Peppino: "Ma noi, questo bambino, a chi lo diamo?", sichiedono tutti seduti intorno a un tavolo. Peppino è in un angolo,spettatore passivo, e gli adulti ne parlano quasi come se non cifosse, come di una noia di cui qualcuno si dovrà pur far carico. Noni nonni, e nemmeno Federico, che sta studiando per il primo esameda dare all'università (in preparazione da cinque anni). Titina eSalvatore invece, hippies, giovani e scapestrati, in cambio di una"mancetta" accettano di portarsi dietro Peppino: feste, lsd (ebbenesì), raduni femministi certo non adatti a un bambino. Il papà,poi, cerca di reinventarsi "maestro di vita", tentando di consolarePeppino dopo la morte di Gennaro: le scene con i pulcini si spieganoda sole (e io non ve le racconto).
Il film scorre divertente e amaro. Peppinoe le sue domande, il suo essere bambino, vengono totalmente ignoratidal mondo adulto che dovrebbe proteggerlo e crescerlo. In qualchemodo tutti cercano di tenerlo occupato, per poter sbrigare le propriefaccende. Ma nessuno gli sta veramente vicino. Peppino osserva, cercadi capire, chiede e vuole inserirsi in questi ritmi di vita adultache gli vengono imposti, ma che ovviamente non gli appartengono. Nonc'è però cattiveria in nessuno, sia ben chiaro. C'è ignoranza,superficialità, noncuranza ed egoismo.
Come ogni bambino, Peppino hadelle risorse segrete, speciali, magiche. A Peppino basta chiamareSuperman (non più Gennaro, ma il suo alter ego) echiedergli aiuto. Lui accorre, non lo lascia mai solo, lo protegge. Nonfa nulla, in realtà: si tratta più che altro di una presenza cheriempie un vuoto, un'illusione che consola e che fa riflettere, unasorta di educatore con il mantello che ricorda a Peppino ciò che ègiusto. Superman ha lo stesso candore e semplicitàdi un compagno di giochi e di un amico con cui crescere insieme, ealla fine, volare, al di sopra di tutto.
Inquesto brulicare di episodi surreali, sullo sfondo la figura dellaprima mamma, quella sul podio, Rosaria, è fondamentale. Sì perchéPeppino ha tre mamme: la sua mamma, la Madonna e la maestra, ognunacon il suo posto sul podio. Anche qui, non vi racconto altro.
Rosaria è assente, ma costantemente in primo piano, perché tuttisperano che si riprenda. Mantiene la sua kryptonite nella borsa, e cifa i conti da sola, abbandonando la realtà e, in modo anche egoista,cucendo le ferite e ritrovando se stessa attraverso la terapia. Forse,trovando anche la forza nella bellezza ingenua di suo figlio, che peròda sola non basta a farla rialzare.
Il filminizia affermando che la storia che si racconterà riguarda l'amore. Puòl'amore renderci così tanto egoisti ed egocentrici da dimenticarci diprenderci cura di chi ha bisogno di noi? La risposta, qui sembra esseresì e anche no. Il film non risponde e non ha nemmeno la pretesa difarlo. Ma lascia una sensazione agrodolce quando finisce, è leggero, manon superficiale (come alcuni critici hanno scritto) e nel suo prendereatto di certe dinamiche umane risulta sincero e anche ingenuo. Un po'come Superman.