Da questo martedì in avanti, il nostro blog festeggerà i 10 anni della collana Gli anni in tasca, uscita nel 2009, pubblicando un brano o un intero capitolo di ognuno dei titoli usciti fino a oggi. Non c'è cosa migliore, a nostro avviso, per intuire se un libro fa o no per noi, che assaggiarne qualche pagina. Dato che la scuola è appena cominciata e che per i bambini lo spazio della scuola occupa molto del loro tempo, cominciamo con Luisa Mattia e con il suo W la libbertà. Il capitolo che vi proponiamo si intitola La prima della classe. Buona lettura.
A scuola c’è la prima della classe.
La seconda della classe non c’è.
Comunque, se c’è, a nessuno gliene importa.
La prima della classe è una bambina con la faccia lunga e la frangetta.
Ha sempre il grembiule pulito e il colletto inamidato. «Il fiocco suo è sempre perfetto», mi dice mamma che, con questa storia del fiocco azzurro, sembra che ci soffre.
Perché il mio fiocco non è mai perfetto, sta sempre sbilenco e spesso si scioglie. E io non lo so rifare da sola e devo sempre andare dalla maestra che mi guarda storto e si scoccia pure lei di rifarmi sempre il nodo.
Mamma me l’ha fissato, il fiocco, con una spilla da balia ma non serve a granché perché – non si sa come mai – io riesco a scioglierlo lo stesso.
«È perché è cavallona», dice mia sorella. «Non sta ferma un secondo.»
È vero. Non sto ferma. Lei, invece... lei, mia sorella, “dove la mettevi stava, bella de mamma!” dice mamma.
Io no. Mi muovo. Pure al banco, che è di legno, stretto stretto e ci fatico perché la sedia è stretta e le gambe se ne vanno per conto loro, la penna scivola dal piano inclinato, la cartella mi sbatte sulle ginocchia e si apre sempre, così cadono giù i quaderni e la maestra s’arrabbia.
La prima della classe sta ferma ferma, impettita. Come sua madre che l’accompagna tutte le mattine e saluta la “signora maestra” e ci chiacchiera un po’ mentre la primadellaclasse si siede – composta! – e sistema il quaderno, la matita, la gomma, la penna e lascia che la maestra le accarezzi la testa per tutto il tempo della chiacchierata.
Andavo a scuola già da un po’ e si vede che non ero male perché, dall’ultimo banco, la maestra piano piano mi fece sedere in terza fila. E poi, una mattina che era quasi primavera, mi disse di sedermi... al primo banco!
Il primo? Il primo.
Sedevo, adesso, vicino alla-prima-della-classe che non era contenta.
Difatti, ogni volta che c’era il compito tirava su la copertina del quaderno e poi diceva sottovoce “Non copiarmi!”.
“E chi copia!”, pensavo io e temperavo la matita, perché se ti si spuntava mentre la maestra faceva il dettato erano guai!
«Luisa lavora. È faticona», aveva detto la maestra a mamma. «Fa quello che deve fare.»
Si vede che lo facevo bene perché, quel giorno liì, la maestra prese la penna rossa e scrisse 10 e LODE sulla paginetta, che era perfetta, senza un errore, senza uno sbaffo.
Tornai al posto che ero contenta.
Laprimadellaclasse, invece, aveva una faccia tutta ingrugnata e mi guardava storto.
«Quanto hai preso?» mi domandò.
«10 e lode. E tu?»
Cercai di sbirciare il suo quaderno ma lei lo richiuse. «Non te lo dico!»
Dietro, c’era una bambina con i capelli biondi e gli occhi azzurri azzurri.
Secondo banco. Una un po’ meno brava della primadellaclasse.
«Ha preso solo dieci», sussurrò.
Solo dieci? Ma se era un voto che te lo sognavi!
«Tu hai preso pure la lode.»
Già. C’era la differenza. E come.
Era la prima volta che laprimadellaclasse arrivava secondadellaclasse!
Non tutto restava uguale.
Poteva succedere che anche il secondo arrivava primo.
E magari ci restava.
Io, però, non volevo diventare laprimadellaclasse, se no mi veniva la faccia storta e mamma doveva passare tutte le mattine a salutare la maestra.
E mica aveva tempo, con tutto quello che c’era da fare!
Tornai a casa col dieci e lode e nonno mi comprò la cioccolata.
Anzi, dieci cioccolate, come il voto. Buona giornata, quella.