La quarta dimensione delle cose.

Ovvero come è nato Paesaggi a caso, un gioco da fare in casa con la fotografia

[di Melania Longo]

Uno dei Paesaggi a caso di Alessandro Sanna, da una fotografia di Silvia Piazzoli.

Nella Grammatica della Fantasia [Einaudi Ragazzi, 2012], Gianni Rodari racconta di come, per noi adulti, gli oggetti che abbiamo in casa, ad un certo punto, diventino invisibili; cominciamo a servircene in maniera automatica, senza farci più caso. Per un bambino, invece, esiste una fantastica casalinga per la quale un tavolo si trasforma in un tetto, sotto il quale accucciarsi e sentirsi al sicuro; una sedia è interessante perché la si può spostare oppure rovesciare. A volte, diventa un varco da attraversare per raggiungere chissà quale altrove. Ogni oggetto si rivela come un attaccapanni della fantasia, materia prima per conoscere il mondo attraverso l’osservazione e l’emozione, quell’emozione di sorpresa e meraviglia che gli offre appigli per giocare a cercare e creare altri mondi paralleli a quello reale. Per i bambini, anche le cose che a noi adulti possono sembrare irrilevanti, sono approdi invitanti da cui iniziare un viaggio per fare incredibili incontri. «Anche un sasso?» potrebbe chiedere curioso qualcuno. Sì, anche un sasso!

Non è pura coincidenza, infatti, che due maestri come Leo Lionni e Bruno Munari, ai sassi e alla loro «forza generatrice» di storie fantastiche, abbiano dedicato due libri, che hanno fatto scuola, (Sulla spiaggia ci sono molti sassi, Emme 1961, il primo, e Da lontano era un'isola, Corraini 1971, il secondo) a cui, alcuni anni dopo, Mauro Bellei e Vittoria Facchini si sono ispirati per le loro originali sperimentazioni artistiche. I poeti e i sognatori, d’altronde, sanno molto bene che i bambini sono esploratori coraggiosi, disposti ad andare incontro all’inaspettato. Hanno occhi che chiedono nuove visioni e il loro pensiero si muove sicuro anche nei territori delle domande e del non-senso.

Sulla spiaggia ci sono molti sassi, di Leo Lionni (Emme, 1961).

Da lontano era un'isola, di Bruno Munari (Corraini, 1971).

Come questi bambini anche alcuni di noi, da adulti, hanno imparato a vedere al di là del limite della realtà, allenandosi a percepire, sino a leggerlo, un altrove inesauribile. Lo sguardo ha varcato una soglia, un taglio nella tela del reale, per spingersi nella dimensione poetica dello spazio (cfr. Lucio Fontana). Così ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo visto quello che, pur essendo intorno alle nostre vite, non si lascia afferrare così facilmente: «scarpe fuori moda, occhi inespressivi, orecchie tappate, cuori instabili…» [Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, Cose che non vedo dalla mia finestra, Topipittori 2011]. Complici di Max, lo abbiamo accompagnato nella foresta cresciuta all’improvviso nella sua stanza e ululato selvaggi al chiaro di luna. Altre volte, il rosso vibrante di un palloncino ci ha fatto volare via e insieme ci siamo trasformati, increduli nel sentire addosso quell’energia di poter cambiare forma in un gioco senza fine.

Cose che non vedo dalla mia finestra, di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo (Topipittori, 2011).

Il palloncino rosso, di Iela Mari (Babalibri, 1967).

Ma non sempre e soprattutto non per tutti è così plausibile che dietro le cose, al posto di una conclusione o di un punto d’arresto ci sia, invece, un seguito invisibile. Eppure, questa vita ferma sul presente quotidiano, nella quale all’improvviso ci siamo ritrovati, ci ha aiutato a rivolgere uno sguardo diverso a cose che prima erano dentro a una nuvola di scontatezza e ovvietà. I passi lontani da tutto quello che di esterno e estraneo poteva esserci al rifugio domestico ci hanno portati molto vicini al familiare e noto, divenuto all’improvviso straniero. Ludwing Wittgenstein, citato da Keri Smith, ha scritto: «Gli aspetti più importanti delle cose risultano spesso nascosti per via della loro semplicità e familiarità. (È difficile notare qualcosa che si trova sempre sotto i nostri occhi)».

Come diventare esploratore del mondo, di Keri Smith (Corraini, 2011).

Eppure, se ci concediamo la possibilità di rimanere sulle cose, ascoltare lo sguardo e fidarci di lui, più a lungo osserveremo più riusciremo a vedere. Fermarsi, dunque. Nelle nostre vite impetuose, tra le altre cose perse, parrebbe essere propria questa l’azione da compiere per tornare a vedere. Gillo Dorfles chiama intervallo perduto «la necessità di riprenderci, nel nostro rapporto con il mondo, tutto il tempo e il silenzio che ci occorre, di riscoprire la linea di confine sulla quale possiamo fare nostra, interiormente la cosa che contempliamo, senza perderci in essa, ma diventando capaci di superare il limite di un rapporto esclusivamente razionale, funzionale, convenzionale e comunque emotivamente impoverito con l’alterità» [L’intervallo perduto, Skira 2006]. Dovremmo svegliarci alla vita che stiamo vivendo con lo spirito di chi esplora senza sosta, lasciarla fluire nelle domande che aprono nuove soluzioni e riconoscere il valore anche delle più piccole cose. Allora, da «osservatori impacciati», come negli anni ‘50 Gropius, il fondatore della Bauhaus, descriveva i giovani [Per un’architettura totale, Abscondita 2007], torneremmo ad avere occhi spalancati come finestre su tutto ciò che ci circonda, sguardi puliti, liberi e creativi, che si alimentano di quell’energia straordinaria qual è l’immaginazione.

Da queste riflessioni è nato Paesaggi a caso: un gioco casalingo, con la fotografia e il disegno, fatto da me e Alessandro Sanna alla ricerca di immagini - scenari domestici da trasformare con l'aggiunta di pochi segni. Abbiamo iniziato un pomeriggio di questo lungo periodo di sospensione imposto dall’emergenza Coronavirus. La nostra missione, come puro piacere di vivere un’esperienza diretta e appassionata nella routine familiare, è stata quella di catturare frammenti di realtà ed aspettare che queste immagini si rivelassero come nuove visioni.

A questo punto, Alessandro avrebbe aggiunto dei segni per far accadere l’inaspettato. Come, per aspetti simili, era successo per Miramuri, silent book di Massimiliano Tappari e Alessandro Sanna [Terre di Mezzo, 2015] dove le fotografie di macchie sui muri, con l’intervento del disegno, raccontavano una storia sempre diversa, i nostri Paesaggi a caso hanno svelato «la quarta dimensione delle cose» [P.A. Florenskji, a cura di N. Valentini, L’arte di educare, Editrice La Scuola 2015]. La meraviglia era sempre stata lì, in attesa di prendere vita attraverso uno sguardo paziente e attento. Il nostro.

Miramuri, di Massimiliano Tappari e Alessandro Sanna (Terre di Mezzo, 2015).

La quarta dimensione delle cose non siamo altro che noi con i nostri sguardi unici eppure in trasformazione continua. Matisse ci parla di uno sguardo puer, nel senso metaforico del termine, quindi innato, profondo e allo stesso tempo competente, capace di impegnarsi nel cogliere e accogliere gli infiniti volti delle cose del mondo. «Vedere è già un’operazione creativa, ed esige uno sforzo. Tutto quello che vediamo, nella vita di tutti i giorni, subisce più o meno la deformazione generata dalle abitudini acquisite [...] Lo sforzo necessario per liberarsene esige una sorta di coraggio; questo coraggio è indispensabile all’artista che deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta: occorre vedere tutta la vita come quando si era bambini» [Henri Matisse, Scritti e pensieri sull’arte, cura di D. Fourcade, Abscondita, 2003].

L’entusiasmo di cominciare a collezionare frammenti di casa, rinati in una vita imprevista, ci ha fatto subito desiderare di condividere il nostro gioco con quante più persone possibili, con l’intento di raccogliere frame fotografici domestici da ogni parte del mondo. Ci piacerebbe alla fine realizzare un’opera editoriale collettiva, costituita dagli sguardi nuovi di chi, insieme a noi, si sarà concesso il tempo di scoprire un dettaglio e, attraverso di esso, fare un’esperienza visiva che modifica la percezione in invenzione. E quindi trasforma anche noi e il modo in cui ci relazioniamo alle cose. «Un dettaglio è un tesoro. Un vero tesoro. Non c’è tesoro più grande di un piccolo dettaglio. Un solo, minuscolo dettaglio può illuminare una giornata. Un solo minuscolo dettaglio può cambiare il mondo» (Germano Zullo e Albertine, Gli uccelli, Topipittori 2010).

Paesaggi a caso dalle fotografie di Agata Maria De Luca, Chiara Marsan, Daria Gamberini e Matteo Sala.

Dai nostri canali social, Facebook e Instagram, l’invito si è diffuso a macchia d’olio, moltiplicando in maniera inaspettata le condivisioni. Così, da un paio di settimane, ogni giorno riceviamo tante mail da parte di chi posa gli occhi sulle cose come fossero delle lenti di ingrandimento e intanto gioca con gli innumerevoli rispecchiamenti tra sé e le cose. Ogni fotografia è un’apparizione di qualcos’altro. Piccoli miracoli visivi che, chissà, forse già da soli potrebbero bastare per comporre un secondo volume di Breve trattato sull’arte involontaria (cfr. Gilles Clemént).

Per questo motivo i disegni di Alessandro cercano di essere minime tracce per continuare una storia brillante iniziata da qualcun’altro. La tenda, il tappeto, la testiera di un letto, le corde di una chitarra, l’ombra di una foglia hanno cominciato a provocare delle risonanze tutt’intorno, dimostrando come la realtà non è fatta solo di fenomeni spaziali, cromatici, volumetrici, superficiali ma di altri indicibili spazi dove i sensi possono giocare a rincorrere nuove eccitanti rivelazioni di forme, ritmi, colori. Basta guardare per entrare in quella specie di flusso che irradia dalle cose e che si rivolge alle nostre più intime facoltà percettive. Stare dentro questa corrente ci fa provare un sentimento di gioia, consapevoli di far parte del mondo con una posizione di apertura, piena di potenzialità. «L'atto di vedere determina il nostro posto all’interno del mondo che ci circonda» (J. Berger, Questioni di sguardi, Il Saggiatore, 2009).

Paesaggi a caso dalle fotografie di Silvia Piazzoli, Francesca, Selena Cropanese e Valentina Azzarone.

Coltiviamolo il senso visivo, sin dall’infanzia. Avere e offrire tante e diverse opportunità di giocare con la meraviglia porta all’esperimento e all’invenzione, sorgenti di ogni scienza e arte.


Tutti possono partecipare a Paesaggi a caso. Come funziona:

  1. Scatta una foto in orizzontale di un particolare della tua casa;
  2. Invia la foto alla mail studiocamea@gmail.com , scrivendo anche da quale parte d’Italia o del mondo ci scrivi;
  3. Alessandro a questo punto aggiungerà i suoi disegni sulla tua foto;
  4. Attendi che la nuova immagine venga pubblicata sulla pagina facebook di Alessandro Sanna.