La valigia dei burattini

[di Donatella Pau]

Is Mascareddas è la storia di tanti incontri. Inizia sul finire degli anni ‘70, quando Tonino Murru incontra il duo di burattinai cileno-argentino La Calesita. Rimane con loro per tre mesi, dentro la baracca(la baracca è il teatrino di legno in cui viene rappresentato lo spettacolo dei burattini ndr), studiando i loro movimenti e la precisa energia che mettevano nel dar vita ai burattini. A seguito di questo intenso periodo, nel 1980, Tonino fonda la compagnia e un anno dopo sono arrivata io. In quel periodo frequentavo l’anno integrativo del Liceo Artistico e pensavo poi di iscrivermi alla facoltà di Architettura. Il mio sogno infatti era quello di fare l’architetto ma la vita mi ha regalato una diversa possibilità: una mia cara amica mi indicò la compagnia “Si tratta di una compagnia di burattinai" mi disse, "cercano un tecnico luci. Vedrai, ti troverai bene”. Così è iniziata l’avventura con le marionette. Sì, possiamo davvero chiamarla avventura pioneristica: è stata la prima compagnia di burattinai nata in Sardegna, fino ad allora non si era mai cimentato nessuno e adesso dura più di quaranta anni.

Antonio Murru e Donatella Pau, e sotto "Giacomina e il popolo di legno"

La compagnia all’epoca del mio arrivo aveva in repertorio un solo spettacolo, Fantasia musicale, con protagonista Romano Cavolina. Lo spazio di lavoro non era che un garage piccolo, buio, senza corrente elettrica, pieno di scatole di cartone, un vecchio furgone e un bauletto rosso traboccante di burattini di cartapesta. A prima vista li trovai poco interessanti. Anzi, decisamente brutti. Eppure avevo respirato un fermento, una passione tale che decisi di buttarmi anche io in quel mondo. L’entusiasmo a quei tempi non mancava: le aspettative e gli obiettivi erano tanti, ma in quegli anni era per certi versi più facile avere grandi aspirazioni, o forse eravamo semplicemente giovani e quindi pieni di energie. Volevamo fare un teatro legato alla realtà, popolare, che potesse contribuire a far crescere il senso critico dei piccoli e grandi spettatori, che mettesse dubbi. Dalle nostre riflessioni nacque Il soldatino del Pim Pum Pà, di Mario Lodi, un testo non facile, antimilitarista, che segnò anche il mio esordio come costruttrice, ruolo che mi ha sempre visto completamente coinvolta sia materialmente che intellettualmente.

  

"Giacomina e il popolo di legno"

Si tratta di un processo serio, importante e che necessita di ricerca e concentrazione. Per me il disegno e la progettazione su carta sono fondamentali, una fase importantissima che va condotta con calma e precisione per evitare errori e sprechi di materiale. In quello stesso periodo ci spostammo in città, nel quartiere di Castello e da allora abbiamo cambiato casa numerose volte. Anche oggi che siamo a Cagliari a Sa Manifattura, siamo ancora alla ricerca di un luogo dove creatività, organizzazione, produzione e spazio scenico possano coesistere.

"Areste Paganòs e la farina del diavolo"

"Venti Contrari"

"Rebecca"

Ma torniamo a quei giorni, agli albori della compagnia. Fin da subito abbiamo dato vita a rassegne, festival e spettacoli che ancora oggi il pubblico ricorda con affetto. Penso al progetto Burattinando in città, durato nove anni, o la rassegna Marionette al di sotto dei 2000 abitanti che ci permise di circuitare in paesi piccolissimi portando gli spettacoli dappertutto: cantine, saloni parrocchiali, chiese sconsacrate, sale consiliari. In quel periodo abbiamo incontrato molte persone, visto tante cose, assaporato cibi ed emozioni che sono sedimentate in noi in modo indelebile. Tutto quel patrimonio di esperienze, quella conoscenza, quelle suggestioni, quelle storie e l’atmosfera, segreta e intricata della nostra isola, ispirarono senza dubbio la nuova avventura teatrale: l’invenzione di un burattino eroe sardo. Nacque così Areste Paganòs. Tuttavia non fu un processo facile: Areste è un insieme di elementi arcaici esterni e interni. Come tutti gli eroi burattineschi doveva essere sagace, ironico, irriverente, brillante. Si pensò a un personaggio ai margini, un “areste” per l’appunto, cioè uno di quegli uomini dotati di ingegno, follia, anticonformismo e un po’ di anarchia. Areste Paganòs ha segnato l’identità della compagnia, ha dato il via a una trilogia che ha visto migliaia di repliche e che ancora oggi affascina grandi e piccini.

  

"Areste Paganòs e la farina del diavolo" e "Venti Contrari"

Ma il travaglio che ha portato alla nascita di Areste, vale per ogni spettacolo, personaggio, storia. Ogni produzione infatti è il frutto non solo di un lavoro di ricerca e di costruzione, ma in un certo senso anche di amore, impegno, passione. Sentimenti che abbiamo sempre convogliato anche nel compiere le nostre scelte, sia di produzione che di organizzazione, nel rifiutare facili bambinismi, toni mielosi e temi ruffiani che spesso vengono rivolti ai più piccoli. Abbiamo parlato di morte, di emarginazione, di soprusi. Abbiamo sperimentato linguaggi inusuali poiché abbiamo sempre riposto una sorta di fiducia nel nostro pubblico. Penso ad esempio a Rebecca, le avventure di una gallina spettacolo che ho inventato completamente da sola, per la prima volta senza burattini ma con marionette da tavolo e senza testo. Penso a Giacomina e il popolo di legno, che ha viaggiato in tutto il mondo, e che ha aperto un filone di produzione a noi particolarmente caro, quello della ricerca su artisti che in Sardegna hanno in qualche modo utilizzate figure o pupazzi. Da queste premesse, ad esempio, nel 2015 è nato anche Venti Contrari, ispirato alle sorelle Coroneo. Sig.ra Rossetta l’ultima produzione che ha debuttato proprio di recente, è invece uno spettacolo legato all’anzianità, alla perdita della memoria, alla solitudine. Un progetto intenso che ha visto la favorevole unione di tre energie al femminile: oltre a me, Anna Fascendini che ha curato la regia e la partitura scenica, e Tomasella Calvisi che ha dato voce e suoni al monologo interiore della protagonista.

"Sig.ra Rossetta"

Tirando le somme dei nostri quarant’anni e più di attività, insomma, mi rendo conto che abbiamo fatto tantissime cose, abbiamo lottato per trasformare questa passione in un lavoro serio, senza mai risparmiarci. Oggi la compagnia può vantare di aver ricevuto un prestigioso riconoscimento: la Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio di Cagliari ha dichiarato il nostro patrimonio artistico d'interesse particolarmente importante e la Soprintendenza Archivistica della Sardegna ha disposto la tutela del nostro archivio e della Biblioteca Yorick. Questo vincolo è per noi fondamentale, ha un significato grande, riconosce il lavoro e l’impegno di tanti anni. Ma la priorità adesso è trovare uno spazio idoneo, che possa ospitare tutto il patrimonio accumulato in 40 anni e che oggi restituiamo alla comunità. Purtroppo la politica e le istituzioni non sentono l’urgenza di ascoltare le istanze che arrivano dal mondo della cultura e ormai da troppo il nostro ruolo è diventato quello dei questuanti. Eppure il nostro obiettivo ultimo è sempre stato quello di lavorare esclusivamente per il bene pubblico. Ed è quindi alla comunità che rivolgiamo un appello, affinché ci sostenga e si unisca a noi nel sollecitare un luogo adatto ad accogliere tutto il patrimonio, il laboratorio di costruzione, la biblioteca. In definitiva, una casa per il nostro popolo di burattini e marionette, per il nostro lavoro, per le nostre storie.

"Sig.ra Rossetta"