[di Francesco Fantoni]
Le Fiabe in Scatola sono piccoli mondi di cartoncino colorato, racchiusi in un minuscolo universo di latta.
Sono nate un po’ per caso, in un momento in cui stavo mangiando moltissima liquirizia, così mi trovavo con queste bellissime scatoline di latta vuote e mi sembrava un peccato non utilizzarle. Poi, dato che mi ero appena costruito una macchina pilotata dal computer con un piccolo laser per tagliare la carta (si chiama La Magnifica Macchina, una roba seria), le due cose si sono trovate ad andare d’accordo piuttosto naturalmente.
L’idea di inscatolare il mondo mi ha sempre affascinato, lo vedo un po’ come uno strumento per comprendere e maneggiare meglio il proprio intorno, circoscrivendolo e ritagliandolo, per raccontarlo concentrandolo, per poterselo portare via, metterlo in tasca. C’è una ascendenza nobile forse, che volendo si potrebbe far rimontare a certe piccole meraviglie da wunderkammer, come le noci da preghiera fiamminghe del XV o XVI secolo, passando per Marcel Duchamp e Joseph Cornell, ma le mie sono cosine molto più leggere e senza pretese, di carta colorata.
Io già in passato avevo fatto piccole scatole dentro alle quali mettevo, ad esempio, una veduta di un mio progetto, perchè sono un architetto, mi piaceva fare piccoli diorami tascabili insomma, per mostrare meglio la mia idea. In fondo, pensandoci bene, anche il mio stesso lavoro di architetto consiste un po’ nel fare entrare in una scatola, cioè in uno spazio fisico circoscritto, tutto un sistema di necessità materiali e immateriali che sono delle storie complesse, raccontiamo storie manipolando lo spazio. La cosa più divertente per me sta proprio nel condensare la narrazione in un piccolo lampo chiuso nella scatolina. C’è un lavoro di progettazione, molto divertente ma anche complesso, che consiste nell’asciugare la storia per farne uscire un’unica immagine che possa comprenderla tutta e che sia compatibile con i limiti imposti dalla tecnica che ho scelto per rappresentarla. Alcune storie si prestano meglio di altre perché hanno già in sé un carattere iconico, con altre è più difficile, ma le fiabe classiche, quelle che conosciamo tutti, sono perfette, perché in un certo senso sono già molto dense e simboliche e, in qualche modo, si sono asciugate e condensate nel tempo, passando di bocca in bocca.
Quando ho finito il progetto, con il mio laser taglio del cartoncino colorato che poi compongo su diversi livelli dentro alla scatola di latta per raccontare la storia. È un lavoro fatto in parte con il laser, che permette una grande precisione ed accuratezza, e in parte manualmente con un bisturi. Il coperchio delle scatole è serigrafato a mano. Insomma, è un’opera che si avvale di tecnologie moderne, ma allo stesso tempo molto artigianale, che delle volte ricorda un po’ certi teatrini con i quali abbiamo giocato da bambini, o le quinte di uno spettacolo di ombre cinesi.
La Magnifica Macchina.
Sono nate come un progetto molto personale, non le pensavo per un pubblico particolare, ma alla fine mi sembra che piacciano sia ai bambini che agli adulti, basta forse avere voglia di farsi stupire da un piccolo oggetto magico che si può tenere in tasca e guardare di soppiatto di tanto in tanto, magari durante la ricreazione a scuola, o quando una riunione di lavoro sta diventando un po’ troppo noiosa. Mi piacerebbe molto che fosse così (se ne voleste acquistare una, cliccate qui).
Qualche giorno fa poi ho pensato che forse a Capuccetto Rosso, alla Bella Addormentata e a tutti gli altri personaggi che abitano le mie scatoline, lo spessore ridotto del loro mondo di latta stia cominciando a stare un po’ stretto, sono anzi quasi sicuro di avere sentito qualcuno di loro lamentarsi quando pensavano che non li stessi ascoltando, e allora mi sono dato da fare e sto progettando per loro un mondo nuovo, più tridimensionale, usando le tecniche dei libri pop-up. È maledettamente divertente.