L'oggettività dell'oggetto

«Quando i miei due bambinihanno raggiunto lo stadio dell'interesse per le immagini, una ricercapersonale mi ha rivelato che praticamente non ne esistevano che potesseroessere considerate da una parte appaganti per loro e dall'altra in lineacon le moderne teorie dell'educazione. Così, ho pensato che fossenecessario creare un libro che contenesse immagini di questo tipo,non solo per i miei figli, ma anche per tutti gli altri bambini chemanifestavano un bisogno analogo. Le immagini che presentiamo qui sonostate approvate dai bambini di una scuola per l'infanzia progressistadi questo paese.»

Una dichiarazione baldanzosae un po' ingenua, quella che funge da prefazione a TheFirst Picture Book: Everyday Things for Babies,un libro pubblicato negli Stati Uniti nel 1930 (ma più facilmentereperibile nella ristampa del 1991, con una postfazione di JohnUpdike) da un'idea di MarySteichen Martin Calderone. Il libro raccoglie unaserie di immagini fotografiche, non accompagnate da testo,che ritraggono oggetti quotidiani. Il fotografo è EdwardSteichen, padre di Mary, fondatore con AlfredStieglitz della rivista CameraWork, grafico, curatore dimusei e gallerista.


La struttura del libro non è dissimile da migliaia di altri:immagini di oggetti di uso quotidiano che il bambino riconosce e,con l'aiuto dell'adulto, nomina e, nominandole, le fa esistere. «Èin questo,» aggiungeva Mary Steichen, «che sta il piacere che ibambini traggono dalle immagini: a loro piace riconoscere ciò checonoscono; per loro è un piccolo trionfo personale. Ed è anche unconforto e un godimento.»

Ma di libridi questo genere ne esistevano già a decine, stampati su carta o sustoffa, di grande e piccolo formato, illustrati con disegni degli stilipiù vari. Erano il materiale di base della nursery e della scuolamaterna, fin dai tempi dell'Orbis Pictus del Comenio. Ciòche rende questo libro speciale è il ricorso alla fotografia, associataa una specifica e ricercata qualità delle fotografie utilizzate. Sempresecondo Mary Steichen, «La maggior parte di queste illustrazionisono inadeguate e, troppo spesso, sono colorate dal punto di vistadell'artista e sulla base di una sua interpretazione personale, chepresentano un'immagine falsificata dell'oggetto. Per questo abbiamofatto ricorso alla fotografia.»

Lefoto di Steichen si sono perfettamente adeguate allo scopo e, adistanza di ottant'anni, in queste immagini possiamo leggere unaanticipazione della tendenza, poi pienamente espressa dall'arte pop diAndyWarholRoyLichtenstein e EdRuscha, di considerare il quotidianocome arte in sé.

Èinteressante notare come Mary Steichen, medico e promotore della causadell'educazione sessuale e della pianificazione delle nascite negliStati Uniti degli anni Trenta, rifiutasse completamente l'approcciofantastico all'illustrazione destinata ai bambini, considerando, alcontrario, la realtà «di primaria importanza nei primi tre anni divita del bambino.»


L'idea portante di questo libro, ancora oggi disponibile inlibreria, era integrare le immagini e le parole in forma di discorso:«parlare al bambino delle cose che conosce, connesse fra loro inbase ai connotati della sua esperienza e in termini che gli sianofamiliari.» L'obiettivo era educare il bambino alla consapevolezzadella realtà, in modo che fosse un bambino migliore e conquistasse,da adulto, una maggiore sicurezza.

Lafotografia non ha mai conquistato un posto stabile nella produzione dialbi illustrati per bambini e ragazzi. Forse possiamo attribuire lasporadicità del suo utilizzo proprio alla difficoltà di realizzareimmagini neutre o, come scrive Mary Steichen, "oggettive": «Il fotografo[cioè il padre dell'autrice, ndr] ha eliminato nella misura delpossibile ogni fuorviante gioco di luci e ombre, presentando ogni oggettopiù “oggettivamente" possibile, in modo che nessun "effetto" possaconfondere il bambino.» Questa oggettività, così evidente delle fotodi Edward Steichen, riesce a trasformare gli oggetti in archetipi, a darloro validità universale a prescindere dai connotati che caratterizzanolo specifico oggetto fotografato.


Forse da questo libro potrebbe partire una riflessione intornoalla tendenza, molto contemporanea, di offrire ai bambini più piccoliimmagini graficamente sintetiche, caratterizzate da estrema asciuttezzadi forme e brillantezza dei colori, realizzate quasi esclusivamentecon strumenti di grafica vettoriale. Forse quella che oggi sembral’unica strada percorribile per abituare i bambini molto piccolia leggere e riconoscere le immagini senza scivolare nel didascalico,non è poi così unica. Forse ci sono altri approcci estetici e altristrumenti da sperimentare.


A proposito di librifotografici per la prima infanzia, questo pezzo era pronto da qualchegiorno, in attesa di essere pubblicato quando è uscito questobreve articolo di Mara Pace su LaStampa.

Tutte le citazioni virgolettatesono tratte dalla prefazione di Mary Steichen all'edizionedel 1930 del libro.