ovvero Emergenze e trasformazioni globali: educare al pensiero ecologico con Max Weber, 100 anni dopo
[di Tiziana Bruno]
Le coincidenze hanno sempre qualcosa di magico. Una delle più sorprendenti riguarda il legame tra due protagonisti del Novecento, entrambi testimoni di quella immortalità in cui tutti, in fondo, speriamo. Per cominciare, portano lo stesso nome: Max. Uno è il protagonista di Nel paese dei mostri selvaggi di Sendak, l’altro è il sociologo che ci ha fornito una chiave di senso per guardare a noi stessi, Weber.
Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak Adelphi 2018.
Max Weber, studioso dal sapere enciclopedico e uomo dalla personalità complessa, avverte il forte bisogno di stanare i mostri che tormentano il suo secolo. Esattamente come il piccolo Max, che si avventura nel paese dei mostri selvaggi. Nessuno dei due si illude di sconfiggere le mostruose creature, quello che conta è conoscerle bene, farle uscire allo scoperto, per affrontarle meglio. Ecco allora che di notte sfidano ogni autorità e partono all’avventura, come guerrieri nel buio, per vedere l’effetto che fa. Weber restava fino all’alba sui libri e sul suo blocco di appunti, dove annotava le osservazioni della giornata. Perché il compito del sociologo è esattamente questo, osservare, guardare la realtà da più punti di vista, considerare le molteplici variabili che la determinano.
Sin dai primi anni in cui studiavo Sociologia, ho intuito che la professione del sociologo assomigliasse molto a quella dello scrittore. Un buon libro e la Sociologia hanno il medesimo compito: mettere in scena le differenti possibilità dell’esistenza umana. Un libro offre ai lettori l’opportunità di ritrovarsi, consente di riconoscere la propria esistenza fra tante. Allo stesso modo, la Sociologia ci permette di ritrovare noi stessi all’interno della complessa realtà in cui viviamo, ci aiuta a comprendere chi siamo e chi potremmo diventare.
I mostri sono i terreni inesplorati delle nostre paure, da cui prendono vita altre emozioni, come ad esempio la rabbia, che ci sforziamo di tenere a bada, spesso con scarso successo. Il piccolo Max è un ragazzino complicato, come ogni persona a qualunque età, e ci spiega che i mostri selvaggi si comportano da umani e agiscono nell’oscurità. Il sociologo Max integra questa spiegazione, ricordandoci che la notte è terribile per chi non possiede gli strumenti per affrontarla.
Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak Adelphi 2018.
A proposito di strumenti, siamo sicuri di averne a sufficienza per educare bambini e ragazzi ad affrontare la vita nella sua crescente complessità? Questa è la domanda che mi sono posta quando l’Associazione Italiana di Sociologia ha organizzato, alla fine del 2020, un convegno internazionale per riflettere sul pensiero di Max Weber. Sono trascorsi cento anni dalla sua morte e la luce che lo studioso ha gettato sulla realtà contemporanea, resta fondamentale per comprendere gli scenari della nostra esistenza. Weber si è occupato anche di educazione, osservando il modo in cui ci poniamo nei confronti dei piccoli ed evidenziando i ‘mostri’ che spesso dominano il percorso educativo.
Il mostro peggiore, per Weber, è la razionalizzazione che pervade la società, con ripercussioni nelle nostre vicende individuali e, ovviamente, nel contesto educativo. La razionalità è per lui qualcosa di selvaggio da tenere a bada, al pari della sfrenata irrazionalità. La modernità è caratterizzata da un agire ‘razionale’ che pervade ogni sfera del vivere. Le teorie razziali pseudoscientifiche, ad esempio, sono una razionalizzazione della pratica del razzismo. Ma gli esempi sarebbero tanti, perché quasi tutto, intorno a noi, è determinato dal principio della prestazione: l'idea di record sportivo, di risultati obbligatori a scuola e sul lavoro, il perenne calcolo e controllo del risultato dell'azione. Da questa diffusa razionalità discende l’imperativo dell’efficienza economica e la necessità di una burocrazia ispirata all'etica aziendale. Una burocrazia che ingloba anche gli insegnanti, allora come oggi. Ma la razionalizzazione è per Weber anche il declino del sentimento del magico e del sacro, a favore di un disincanto del mondo. Nella società razionale il principio dell'impersonalità sostituisce i sentimenti con l’efficienza della tecnica, è così che il mondo guadagna in rendimento e perde in creatività e bellezza. Ma la razionalità imperante, alla lunga, produce anche altri effetti, ovvero il ricorso a una pericolosa irrazionalità, reazione di difesa osservabile in diversi ambiti sociali.
Nel paese dei mostri selvaggi, Maurice Sendak Adelphi 2018.
Come nel libro di Sendak, anche Weber si avventura per affrontare i mostri generati ovunque dalla ‘razionalizzazione’ e lo fa attraverso le uniche armi che possiede: l’osservazione meticolosa e la riflessione scientifica. Per me, sociologa dell’educazione, le sue riflessioni sono illuminanti, mi aiutano a cercare nuove strategie didattiche, di cui credo ci sia urgente bisogno. e sono intervenuta al convegno su Max Weber, presentando il saggio Educare al pensiero ecologico. Nel mio intervento ho presentato i risultati della mia ricerca degli ultimi anni, contenuta nel saggio Educare al pensiero ecologico, edito da Topipittori. Ho parlato di relazioni sostenibili e di come la Sociologia sia indispensabile per la ricerca di un nuovo paradigma educativo. Anche nell’attuale società frammentata rimane immutato il modello di relazione basato sulla produttività, a cui Weber fa riferimento. Lo strato sociale prevalente impone il proprio modello educativo che, a sua volta, genera comportamenti microsociali di competizione, sopraffazione e predazione. L’output scolastico viene concepito in termini sempre più legati alle necessità del mondo produttivo.
Ecco quindi che rileggere la razionalizzazione di Weber può aiutarci a rispondere alle sfide educative moderne. Osservare la razionalità “educativa” aiuta a comprendere i meccanismi che determinano il paradigma educativo attuale. Ecco quindi che rileggere la razionalizzazione di Weber può aiutarci a cercare risposte alle sfide educative moderne. Il progressivo emergere di una “razionalità educativa”, aiuta a comprendere i meccanismi che determinano la diffusione del paradigma educativo di tipo cognitivo-razionale.
Come sociologa, ma anche da insegnante, propongo come alternativa un paradigma di tipo socio-relazionale, che integri il modello esclusivamente trasmissivo, ormai obsoleto. Il nuovo paradigma, a mio parere, è da sviluppare nel dialogo tra sociologia e scienze pedagogiche, per la costruzione di relazioni sostenibili, con ripercussioni positive su altre istituzioni: famiglia, politica, diritto. Lo studio dei comportamenti nell’ambiente scolastico, ovvero delle realtà microsociali, permette di esplorare a fondo il sistema delle relazioni educative e consente di pensare interventi socio-didattici, nel contesto di forte mutamento sociale odierno. Proporre un paradigma educativo di tipo socio-relazionale è un obiettivo concreto. Ma in che modo la Sociologia può essere di aiuto per raggiungerlo?
Di fatto, soltanto la sociologia possiede gli strumenti di rilevazione e di indagine, ovvero quell’impianto teorico e metodologico necessario per lo studio del sistema di relazioni nella scuola e per l’elaborazione di strategie di intervento sulla realtà microsociale e nella relazione scuola-famiglia. La mia ricerca sul campo parte da questi presupposti, sperimentando l’introduzione nella scuola di un’educazione alle relazioni sostenibili e al pensiero ecologico, e quindi di un nuovo stile comunicativo, frutto di un incontro mediato dalla narrazione, in tutte le sue forme, a partire da quella degli albi illustrati.
Nel saggio Educare al pensiero ecologico descrivo attività concrete svolte nelle scuole di ogni ordine e grado, aprendo alternative per il futuro. Siamo ancora in tempo per costruire relazioni migliori e dare una direzione diversa al nostro mondo interiore, oltre che alla vita del nostro pianeta.
Qui potete ascoltare il mio intervento al convegno Ripensare la Società nelle Emergenze e nelle Trasformazioni Globali, AIS Associazione Italiana di Sociologia, tenutosi dal 14-al 18 dicembre 2020, .