La terza edizione di Costruttori di Libri, si terrà il 19 novembre 2021 e presto ne sarà data notizia. Nel frattempo, vi proponiamo il terzo profilo dell'edizione edizione 2019, quello di Antonella Abbatiello scritto da Lorenzo Cantatore. Costruttori di Libri è nato da un'idea di Antonella Abbatiello, Lorenzo Cantatore, Martino Negri e Giovanna Zoboli, con l'obiettivo di fornire strumenti adeguati alla conoscenza dei libri con le figure e dei processi creativi che li riguardano. Trovate gli altri profili sul nostro blog. Qui trovate Roberto Innocenti raccontato da Ilaria Tontardini. Qui Fausta Orecchio raccontata da Martino Negri. Qui Alessandro Sanna, raccontato da Antonella Abbatiello. Qui Giusi Quarenghi raccontata da Giovanna Zoboli. Qui Federico Maggioni raccontato da Lorenzo Cantatore. Qui Chiara Carminati presentata da Susanna Barsotti.
[di Lorenzo Cantatore]
Il cammino di Antonella Abbatiello nel mondo del libro per l’infanzia è segnato da due parole chiave: sperimentazione e ricerca. L’artista era molto giovane quando, immersa in quella bottega d’arte e letteratura che fu l’aula dove il “mago” Toti Scialoja teneva le sue lezioni di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, scopriva il fascino della terza dimensione e, contemporaneamente, le illimitate possibilità creative che scaturiscono dagli incontri fra segno grafico, colore e parola. Di lì a poco Antonella sarebbe entrata in un’altra bottega che ha segnato il passo delle arti sceniche italiane secondo novecentesche, quella di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini. Quante immagini occorre ritagliare per far muovere un Pulcinella di Luzzati in un film d’animazione? E per una rana di Lionni? Apprendista abile e paziente, Antonella imparava e lasciava sedimentare.
Il battesimo degli incontri, di quelli che ti cambiano la vita, per Abbatiello, è dunque avvenuto nel giro di pochi anni, ma lei non si è accontentata di ammirare, osservare e collaborare alla vena fertile di questi maestri. Da loro ha assorbito la furia, ipnotica e improrogabile, della sperimentazione e della ricerca. Qualcosa che le bruciava dentro l’ha portata presto, infatti, a seminare da sé, in tempi non sospetti, su un terreno artistico e editoriale ancora difficile da dissodare nell’Italia degli anni Ottanta-Novanta del Novecento: l’illustrazione del libro per l’infanzia. Qui Antonella ha umilmente, e metaforicamente, preso le mosse dall’ABC, dai libri per i piccolissimi: pagine di cartone bucate e angoli smussati. Ha iniziato, però, bisogna riconoscerlo, dall’avanguardia nobile del settore, la casa editrice La Coccinella. L’incontro dell’immagine con le parole (sue o di altri) e con le possibilità espressive della cartotecnica l’ha portata a riflettere su quel magico equilibrio che è la distribuzione degli spazi nella mise en page del libro per l’infanzia e, contemporaneamente, a elaborare una sua prima personalissima “grammatica della fantasia”, fatta di contenuti, di stile e di tecnica: sono nati così i suoi inconfondibili animali (i gatti, le volpi, i pesci), le sue immancabili casette, la sua vegetazione, i suoi sfumati a tempera e pastello e i suoi verdi, i suoi blu, i suoi gialli oro-paglia, pieni di luce rassicurante. È nato così il suo rosso, che recupera e rilancia la flagrante lezione cromatica di Luzzati. Tuttavia, con la lentezza e la pazienza di un saggio orientale, Antonella Abbaiello covava dentro di sé una sana insoddisfazione e il conseguente tenace desiderio di andar oltre: ricerca e sperimentazione. Eccola, nel giro di pochi anni, darsi con generosità di gesti all’incontro con l’acqua. Da nuotatrice amante degli spazi ampi e liberi, si scioglie, senza rinnegarlo, dal legame con il dettaglio e il particolare, dal tratto, per individuare nell’acquarello lo strumento tecnico-inguistico più adatto a quel lirico senso dell’assoluto che le fa vincere timidezze e ritrosie, forse qualche paura.
Illustrazione di Antonella Abbatiello per Maremè di Bruno Tognolini, 2008.
Ma le esperienze della giovinezza non passano senza lasciar traccia e per Abbatiello una delle tracce più profonde negli anni dell’apprendistato è stata lasciata dall’arte del taglio della carta: ancora Luzzati e Lionni. Quel gesto-segno pulito, definitivo, assertivo, che è fisico, linguistico, intellettuale e morale nello stesso tempo, è rimasto nel fondo fertile del suo laboratorio di illustratrice. Eccola, infine, che disegna tagliando direttamente carte colorate, facendo parlare il movimento della mano, la pressione delle dita che agiscono sulla forbice. Non sono ammessi ripensamenti, pena la distruzione del manufatto. Questo è senz’altro un modo per escludere ciò che non serve, il più e il troppo, ma è anche un modo per far emergere ciò che, in fondo, già esiste e che è la sua ma niera, ancora inconfondibilmente sua, di pensare per immagini: pulite, essenziali, incorrotte, nette, talvolta severe. E le ombre, gli sfumati, i toni d’un tempo? Ora è tutto affidato a quell’ombra esile che circonda la sagoma ritagliata e incollata sul supporto. È molto, è quasi tutto. In gioco ci sono, ancora una volta, ricerca e sperimentazione: una ricerca e una sperimentazione che non cessano di stupirci con la profonda leggerezza di un pensare per immagini che conduce sempre noi lettori, piccoli e grandi, a un porto sicuro.