Fresco di stampa, durante la Fiera di Bologna abbiamo ricevuto il nuovo catalogo di Scelte di classe 2015, progetto di Tribù dei lettori volto a selezionare i libri migliori dell’anno rivolti ai bambini e ragazzi dai 5 ai 13 anni. Di questo importante progetto su questo blog abbiamo scritto più volte e in particolare qui. Da tre anni collaboro a questa pubblicazione, con la stesura di una delle schede dei libri proposti. Lo faccio per diversi motivi: il primo è che l'idea generale di Scelte di classe mi piace; il secondo è che mi piace anche la pubblicazione a cui il progetto dà luogo, curata, bella e ben pensata; il terzo è che il libro su cui scrivere non è scelto da me, ma mi viene assegnato d'ufficio dalla redazione del volume. Naturalmente qualora non mi interessasse scrivere sul libro assegnatomi, sarei libera di rifiutare; ma finora i libri che mi sono stati proposti mi hanno interessato.
Lo scorso anno il libro era il libro La scopa della vedova, di Chris van Allsburg, Logos 2013. L'anno prima La gigantesca piccola cosa, di Beatrice Alemagna, Donzelli 2012. Quest'anno è stato il Il taccuino di Simone Weil di Guia Risari e Pia Valentinis. Ora in tutti e tre i casi io non avrei avuto occasione di scrivere su questi libri. E devo dire che in tutti e tre i casi non si è trattato di libri che avessi notato in particolare o su cui la mia attenzione si fosse specificamente posata. Per cui accettando di scriverne, ho dovuto occuparmene, pur non facendo questo parte dei miei piani. In generale penso che trovarsi a fare cose non pianificate sia salutare, per tante ragioni: una è avere modo di rendersi conto di quanto sia facile farsi idee sbagliate e quanto sia importante trovare modi per rendersene conto.
Non sono una esperta di Simone Weil, ma certamente da parecchi anni mi sono trovata a riflettere sul suo pensiero e sulla sua figura, leggendo suoi libri, diari, lettere, saggi, ma anche studi e biografie a lei dedicati, o seguendo conferenze e incontri su di lei. Ho sempre avuto l'impressione che la complessità del suo pensiero, della sua persona e della sua vita rischino la banalizzazione: la cristallizzazione in una icona gratificante e piatta confezionata del marketing imperversante del lavaggio a buon mercato delle coscienze. Mi rendo conto che sia un modo un po' crudo di dire le cose, ma questo è ciò che penso.
Perciò, lo ammetto, ho guardato con diffidenza al Taccuino, quando è uscito. Ma quandoScelte di classe me lo ha proposto, ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per farmi un'idea fondata, scevra da pregiudizi, su questa biografia in forma di diario. Alla fine quello che ho scritto è questo. Se volete leggerlo, cliccate sulle immagini.