Racconti a pedali

MentreNibali furoreggia nel Tour de France e tutti ci prepariamo apartire per le vacanze, mi scopro a pensare che, quest'anno,lascerò a casa la petite reine, lapiccola regina: la mia bicicletta. Per fortuna, ci sarannoi libri a colmare il vuoto.

Tuttadiscesa di Marina Girardiè uno dei miei fumetti preferiti. Racconta un viaggio in biciclettadi una coppia di ciclisti, Marina e il suo fidanzato, da Pieve delPino, in provincia di Bologna, a Pescara, un'estate di qualche annofa. 

Tuttadiscesa è un fumetto, ma anche un romanzo di viaggio, unaguida turistica, un manuale di sopravvivenza. Che voi lo leggiate olo utilizziate per ripetere il percorso proposto, documentarvi sullezone attraversate, leggere una magnifica storia o ammirare la classe diuna narratrice di grande talento, lo troverete irresitstibile.

A me è piaciuto molto anche perché sono ciclista,uso la bicicletta sempre: in città, campagna, montagna, al mare,e a cavallo di una bici spesso ho viaggiato. Quindi sobene di cosa sta parlando Marina.

Viaggiare in bici è un'esperienzaparticolare: oltre a farti fare una fatica bestia, è bellissimo,ed è questa la ragione per cui vale la pena di fare la faticabestia. Sei sempre in mezzo alla strada, e stare lì in mezzo a tuttoquello che la strada offre - paesaggi, panorami, fatti, persone,case, villaggi, città, animali, fiumi, colline, piante, storie,valichi – è, semplicemente, meraviglioso. Sei lì, senza filtro,con le tue borse attaccate al portapacchi e al manubrio, in bilicofra nostalgico desiderio di certezze e comodità e sete d'avventura,scoperte, imprevisti. Il sellino è lo spartiacque: la bici non tradiscel'inquietudine dei desideri contrapposti, le sue ruote ci scorrono inmezzo a quel confine, mantenendo tutte le promesse. Bisogna solo decideredi partire e questo un po' di sventatezza o coraggio, come vogliatechiamare l'intraprendenza, lo richiede. 

Tutta discesa raccontaciò nel dettaglio: dalla decisione del viaggio e del suo percorso, allafase di equipaggiamento, dalla partenza alle prime pedalate, dall'emozionedella discesa al panico per rampe spaventose sotto il sole, dall'angosciaper la strada da percorrere prima di raggiungere la meta, allevariazioni di umore in accordo con atmosfere di luoghi e momenti. Perchéviaggiando in bici puoi passare in una frazione di secondo dall'estasidi fronte allo splendore di un paesaggio al rancore sordo verso il tuocompagno di viaggio, per un battibecco su una direzione da prendere,quando ormai sei stremato dalla fatica. Ma soprattutto questo fumettoracconta la gioia infinita della strada e di ciò che questa offre: unosconfinato numero di esperienze e incontri. 
È questo che Marina sa rendere in modoperfetto: il viaggio nelle sue pagine non è solo cosa dei due ciclisti,me esperienza e racconto corale. Tutti, on the road,fanno la loro parte di narratori: i protagonisti, ma anche persone,bestie e alberi, case e manieri, nuvole, laghi, monumenti, e personaggiche escono dal passato con le loro storie: voci magiche, inattese,impreviste, misteriose, minacciose o benedicenti. Caratteristica di questolibro è una narrazione che si scioglie allegramente in mille rivoli,senza timore di perdere il filo, di affrontare l'incertezza e il caosdell'esperienza in presa diretta, mettendo insieme, in miracolosoequilibrio ciclistico, complessità, ricchezza, divertimento,informazioni, riflessione, poesia. 



Marina Girardi riescein questo compito perché, oltre che disegnatrice, fumettista,narratrice, cantante, è ciclista esperta: la bici per lei èquotidiano strumento di lavoro, perché sulla bici lei, in ognistagione, gira per la sua città, Bologna, disegnando, raccontando,incontrando grandi e piccoli, vendendo le sue produzioni. Sullasua vocazione al movimento la dice lunga anche il suo progetto Nomadisegni.In viaggio alla ricerca di storie nascoste dentroal paesaggio, realizzato insieme a RoccoLombardi.

Tuttadiscesa mi ha fatto venire in mente le avventuredi due impavidi ciclisti d'antan: ElisabethRobins Pennell e JosephPennell, cittadini e coniugi americani di fine Ottocento.

Lei scrittrice e giornalista, lui artista e illustratore,entrambi pionieri dei viaggi in bici: furono i primi a viaggiare l'Italiasu due ruote, o meglio su tre, visto che verso i primi di ottobredel 1884 partirono da Firenze su un triciclo a due posti, carichi divaligie e spinti da un incoercibile desiderio di avventure. La meta eraRoma, raggiunta girovagando attraverso Toscana, Umbria e Lazio.

Lei scriveva, lui disegnava, facevano delle fatiche nere,e tutti gli amici cercavano di dissuaderli, pronosticando loro incidenti,aggressioni, malanni lungo i tratturi itaiani; ma provvisti di fermezzae buonumore, i due rimasero incrollabilmente saldi nei loro propositi,ottenendo un trionfale successo.

Evien da dire: ovviamente, visto che nessuno aveva mai visto inquelle antiche contrade qualcosa di vagamente simile ai due pazzia pedali.
Oggi, noi possiamo godere dell'occhio acuto,della curiosità e ironia di questi due fenomeni grazie a due libri: L'Italiain velocipede (Sellerio 2002 ) e LeAlpi in bicicletta (Archinto 2002), viaggioquest'ultimo realizzato verso il 1896: dieci, dicasi dieci passialpini in due settimane, a cavallo di due biciclette (Elisabeth fula prima donna a compiere l'impresa).







Leggendoli ci si rende conto subito di una cosa:nonostante i quasi 130 anni che separano Marina Girardi e i Pernell, la vita dei ciclisti di ieri e di oggi si somigliatremendamente. I ciclisti continuano a viaggiare, amando, odiando,facendo, disfacendo, pedalando sognando, sperando, guardando le cosein un modo straordinariamente simile, cosa che, infatti, fa di lorouna comunità solidale e fraterna, nel tempo e nello spazio. Amano lastrada, l'avventura, gli imprevisti, ma anche il buon cibo e il riposo,sono anticonformisti, curiosi, infaticabili, umili, fatalisti, allegri,ma anche facili all'arrabbiatura, soggetti ai cambiamenti di umore,preda della disperazione, così come dell'euforia più inconsulta.

Joseph Pennell, Passo delGottardo.
Joseph Pennell, Tunnel e Galleria delSempione.



Tuttedoti che ritroviamo, puntuali, puntualissime in altriprotagonisti di viaggi a pedali che per la nostragioia sono diventati imperdibili libri. Uno per tutti Treuomini in bicicletta (Feltrinelli 2002): storiadi un viaggio in bici  da Trieste a Istanbul (che acquistaiper regalarlo a Paolo, facendoglielo trovare sul cuscino la notteche rientrò da un'impresa ciclistica folle, da Milano a Riva Trigosopassando per Varzi, Zerba, Ottone, Barbagelata e Cicagna). Anche qui, unoscrittore, PaoloRumiz, si accompagna a un fumettista, vignettista, FrancescoTullio Altan. E il terzo? EmilioRigatti, insegnante, scrittore, cicloviaggiatore e redattoredelle schede tecniche del libro.

Splendidamentescritto e ricco di informazioni, magnificamente illustrato dallediaboliche strisce e vignette di Altan, questo libro è ancheun'ottima guida di viaggio. Qui, il punto di vista, va detto, èdecisamente maschile. Basti dire che nella prima pagina, per primacosa trovate una puntuale descrizione delle tre biciclette. Siccomesono più di vent'anni che vado in bici, so per certo che gli uomininutrono un culto feticistico per gli strumenti dei loro sport. Quindise sono ciclisti, per le bici.

Quandoviaggiavo con i nostri, peraltro adorabili, amici di Eurobike, ricordoserate interminabili a base di cambi, ruote, sellini, mozzi e altriciappini del genere, intorno a tavole imbandite come per un banchettomedievale. A me bastava, in fondo, che i tubolari fossero gonfi, lasella mi facesse meno danni possibile e mi lasciassero la mia parte dibistecca. Va detto, tuttavia, che, mentre dieci anni fa rampavo verso lavetta del Mont Ventoux (che è quello dove Petrarca, salendo, ebbe la suacelebre crisi esistenziale e dove altri ci hanno lasciato non lo spirito,ma la pelle, come raccontano i cippi lungo la carreggiata), se non cifossero stati gli angeli custodi di Eurobike a gettarmi fra le faucitonnellate di merendine ipercaloriche (che io avevo lasciato a casa),ora non sarei qui a scrivere. Perciò, ciclisti, chiunque voi siate,anche fanatici e feticisti, io vi amo.

E, infine,come ciliegina sulla torta di questa carrellata di racconti apedali, se i viaggi in bici amate più immaginarli che realizzarli, Levoyage de Jules et Julie, di Bruno Heitz(Mila Edition 2007), è quel che fa per voi (e per i vostri eventualibambini): un libro attività delizioso dove al creativo lettore èaffidato il compito di disegnare a tappe e fasi, tutta l'avventura didue giovanissimi pedalatori: dalle bici, all'attrezzatura, alle strade,ai cartelli segnaletici, ai paesaggi, ai contrattempi, ai picnic, allemucche, ai campeggi, fino alla carte geografiche e alla cartoline, checonsentiranno ai due protagonisti di realizzare il loro viaggio. Unlibro ben fatto, molto divertente e intelligente, che fa impararea viaggiare attraverso il disegno. E che fa imparare a disegnareattraverso il viaggio. Vi sembra poco?