[di Mario Onnis]
Per il centenario della nascita di Italo Calvino sono nate tantissime iniziative, mostre e incontri già da mesi. Ma la maggior parte degli eventi si concentrano nel mese di ottobre, in particolare il 15, il giorno in cui lo scrittore nacque nel 1923. La casa editrice Mondadori, che ha in catalogo tutte le sue opere, ne ha rinnovato la grafica e la curatela proponendo nuove edizioni. Tra le novità editoriali con cui l'editore rende omaggio a Calvino, il romanzo a fumetti con gli acquerelli di Sara Colaone basato su Il barone rampante del 1957, mi ha subito conquistato. Si tratta del secondo capitolo della triologia araldica I nostri antenati, è appena uscito anche Il visconte dimezzato di Lorenza Natarella e a inizio 2024 è prevista l'uscita de Il cavaliere inesistente a cura di Sualzo e Silvia Vecchini. Ho fatto qualche domanda a Sara Colaone che è riuscita nell'impresa di raccontare in maniera lieve e divertente le mirabolanti avventure aeree di Cosimo Piovasco di Rondò.
Ho molto apprezzato come hai caratterizzato i personaggi, il fatto di averli presentati con dei ritratti con le loro caratteristiche principali. Battista, la sorella di Cosimo è la mia preferita, perché è sicuramente un personaggio bizzarro, le hai addirittura fatto i baffi da topo come viene descritta nel libro. La tavola con tutti i suoi manicaretti è molto divertente. Qual è il personaggio che ti ha più divertito disegnare?
SC: Battista è senz’altro un personaggio “gustoso” e “detonatore” della rivolta di Cosimo. Sua è la fatidica zuppa di lumache dell’ultimo pranzo in casa Piovasco di Rondò con cui si apre il libro. Una fantastica scena che sembra di essere in un diorama o nel bellissimo Rembrandt J’accuse di Peter Greenaway. Quell’odore di lumache a me pareva di sentirlo nelle narici mentre disegnavo e provavo lo stesso senso di repulsione che dovevano aver provato i commensali, come se quel pasto fosse accaduto davvero. Eppure Battista è un personaggio così risolto nel suo essere raccapricciante, così bene descritta nel sua insofferenza che le fa fare cose orribili, quel suo muoversi a scatti da sorcio, che mi ha fatto venire un mente fosse credibile farla coi baffi da topo. Un personaggio che ti fa scaturire questa fantasia possibile non può che essere eccezionale. Perciò ho deciso: potevo sfruttare il suggerimento letterario e farlo diventare grafico e perciò più reale.
Altro personaggio stupendo è la madre Konradine Von Kurtewitz (quante K...). Che gusto nel disegnare quella curva rigida della nuca, quegli occhi porcini, quella foga repressa che si esprime nelle gonne e nelle polveri di cannoni immaginari! Eppure lei capisce delle cose di Cosimo che altri non colgono, forse perché abituata a guardare col cannocchiale, dove tutto assume una prospettiva e quindi una relazione spaziale diversa.
Al bassotto Ottimo Massimo avrei voluto dedicare tante più pagine. I cani, anche i più piccoli, sono fantastici. Esprimere nel loro muso puntuto tutta quell’ansia di essere all’altezza della situazione, un perfetto misto fra natura selvaggia ed educazione, che si distrae per il volo d’una farfalla.
Ho letto il tuo fumetto prendendo il Meridiano di Calvino per confrontare il testo. Mi ha sorpreso come sia riuscita a utilizzare in maniera fedele il testo di Calvino, è stato difficile? Ti ha aiutato tenere la stessa divisione in 25 capitoli?
SC: Sì, ma non è una regola, perché lo stesso Calvino ha licenziato tante versioni diverse del volume, con capitoli che venivano tolti e poi rimessi.
Il lavoro sul testo è stata senza dubbio la parte più complessa. Da subito ho capito che l’arte del fumetto era alleata, non vincolante, nell’interpretazione di questo testo. Non dovevo forzare, dovevo ascoltare. Potevo in pratica usare tutto quello che Calvino ci ha dato, semplicemente sfruttando al massimo la possibilità descrittiva e sintattica offerta dal disegno. Così ho potuto trovare un posto perfetto per le bellissime descrizioni della natura presenti nel romanzo o, per fare una altro esempio, le tante descrizioni degli usi del mondo. In alcuni punti pareva che Calvino avesse scritto per il fumetto. Diciamo che non ho voluto “rifare Calvino”, ma ho preferito “disegnare Calvino”, quindi dargli una forma che è nuova, ma al tempo stesso gli appartiene da sempre.
Cosimo trascorre la sua esistenza tra gli alberi, per certi versi nel tuo fumetto mi ha ricordato il personaggio mezzo-demone del manga di Rumiko Takahashi Inuyasha. Come hai sviluppato i suoi movimenti aerei? Hai fatto ricerche particolari?
S: Inuyasha, fantastico! Ho cercati di immaginare il peso corporeo del ragazzo che diventa uomo. Un acrobata che si trasforma lentamente corame, sfiancato dalle intemperie e del piegarsi fra i rami. Ho guardato come si muovono gli artisti del circo, dove trovano il baricentro per camminare sulle funi, ho provato anche la slackline, con scarsissimi risultati... Ma l’idea di fondo è quella che si vede in copertina. Una figura che compie l’impensabile quasi senza sforzo, anche perché sta guardando altrove.
Claire Martin ha realizzato un fumetto sul barone rampante un paio di anni fa, e tanti illustratori si sono cimentati con questo romanzo, penso a Yan Nascimbene, o Roger Olmos. Hai visto i loro lavori o preferisci non farti influenzare troppo?
SC: Un capolavoro porta sempre con sé anche le sue interpretazioni. È il mondo dell’intermedialità, con la sua costellazione di riletture, varianti e trascrizioni, che amplificano la portata dell’immaginario e ne consolidano la dimensione di classico. Sono rimasta incuriosita dalla capacità metaforica delle immagini di Olmos; ho riconosciuto lo sforzo di Martin a rendere “facile” una storia che facile non è; ma più di tutto ho ammirato la leggerezza di Nascimebene, le cui meravigliose nuvole sono citate a pagina 77 del mio fumetto.
A destra:Yan Nascimbene, illustrazione per Il barone rampante
Cosa hai scoperto del testo di Calvino rileggendolo? A me, leggendo la tua graphic novel ha colpito molto la componente ecologista.
SC: In effetti ci sono molti indizi di una insofferenza di Calvino verso una modernità che sembra votata alla distruzione. Cosimo compie un sacrificio impensabile nel Secolo dei Lumi, quello di lasciare le comodità per avvicinarsi alla natura. Un percorso al contrario rispetto al mito del “figlio della natura” espresso da Paul et Virginie di Bernardin Saint Pierre del 1787. Ma al tempo stesso sembra evidenziare il fallimento dell’idealizzazione del buon selvaggio di Rousseau, che viene forse riproposta negli anni del dopoguerra in opposizione al galoppante consumismo e conseguente allontanamento dell’umano dai suoi bisogni più veri e dal godimento del suo spazio naturale. Biagio ci ricorda, alla fine del romanzo, che quell’intreccio di piante autoctone vitale per la vicenda non esiste più, se mai esistito. Le piante che caratterizzavano il paesaggio e le foreste italiane ormai sono state soppiantate da piante esotiche, ma più probabilmente sono divenute legno e carbone, per opera dei grandi disboscamenti che hanno caratterizzato l’Italia dell‘800.
Per quanto tempo ci hai lavorato?
SC: Un anno.
Ho letto che Lorenzo Mieli produrrà una serie Tv sul barone rampante, ci sono novità sulla serie tv basata su In Italia sono tutti maschi, la graphic novel che racconta il confino degli omosessuali italiani nel ventennio fascista, con cui hai lavorato con Luca de Santis?
SC: Io e Luca de Santis abbiamo avuto diversi contatti con produttori per realizzare una versione cinematografica e una serie tratta da In Italia sono tutti maschi, speriamo sempre che sia la volta buona. Nel frattempo abbiamo collaborato alla realizzazione di docufiction e sostenuto versioni teatrali, ma il nostro graphic novel naviga felice e dopo 10 anni ed edizioni in cinque lingue, quest’estate siamo approdati nella Repubblica Slovacca.
A cosa stai lavorando in questo momento?
SC: Sto realizzando una storia dell’arte a fumetti che evidenzia il ruolo delle opere d’arte realizzate da artiste donne nel panorama mondiale, un progetto per il mercato francofono davvero complesso sul piano dell’immagine, ma molto stimolante!
Ultima domanda: credi che Il barone rampante a fumetti possa essere un'alternativa alla lettura del testo originale da parte dei ragazzi e cosa pensi in generale delle riduzioni o degli adattamenti?
SC: Gli adattamenti sono un modo per pensare all’opera, per leggerla nei minimi dettagli, per dispiegarne le pieghe più strette e illuminare gli angoli più bui, ma devono sempre lasciare qualcosa di incompiuto, un qualche aspetto inesplorato. Perché così qualcun altro potrà riprendere il lavoro e andare avanti. Allora non ci saranno parole FINE o pietre tombali su un’opera e si potrà rileggere l’originale, il fumetto, la versione teatrale, la serie tv all’infinito, con gioia sempre nuova.
© 2023 Eredi Calvino – Giovanna Calvino e Mondadori Libri S.p.A., Milano, per la presente edizione
© 2023 Sara Colaone, per le illustrazioni