A scuola nel frutteto

Oggi Friday for Future, le piazze si riempiono della protesta di milioni di ragazzi contro l'inerzia dei governi sulle tematiche ambientali, Allora noi, oggi, vi parliamo di un progetto bellissimo di educazione alla conoscenza delle piante e in particolare degli alberi. Di un frutteto regalato a una scuola e di due insegnanti di scuola secondaria di Calco, in provincia di ComoGiulia Valsecchi e Antonella Maggioni, che hanno deciso di eleggerlo a luogo di sapere e di lezione. Siamo oltremodo orgogliosi che questa idea sia nata anche grazie a una iniziativa che abbiamo lanciato nel settembre dello scorso anno, in collaborazione con Barbara Cuoghi, proposta alle scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle dell'infanzia: le Lettere verdi. Le lettere verdi che i ragazzi di Calco hanno scritto sugli alberi di cui si sono occupati hanno mosso molta attenzione. Così, mi ha scritto Giulia Valsecchi: «La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha fatto una telefonata alla nostra Preside per ringraziare delle lettere ricevute dai vari ministeri. A fine anno scolastico abbiamo anche fatto un incontro con il Sindaco e l'Amministrazione Comunale per raccontare loro della nostra esperienza. Era presente anche la stampa locale e sono usciti due articoli.» Ringraziamo infinitamente Giulia Valsecchi e Antonella Maggioni e tutti i ragazzi e le ragazze coinvolti, orgogliosi di essere stati l'innesco di un lavoro così bello. Il progetto Lettere Verdi è tutt'ora valido, se qualcuno fosse interessato a seguirlo. La sua realizzazione è libera, basta seguire le istruzioni per la sua attuazione (qui). Alle scuole che lo realizzano chiediamo di farcelo sapere e se, possibile, di inviarci dei materiali che lo raccontino: testi e immagini da pubblicare in questo blog.

[di Giulia Valsecchi]

Quando ho letto l’iniziativa di Lettere verdia settembre dell’anno scorso, mi è piaciuta molto, come spesso mi capita con i suggerimenti della casa editrice Topipittori, e ho deciso che sarebbe stato bello farvi aderire la mia classe. Il post chiedeva di scrivere delle lettere che approfondissero il tema degli alberi, parlando delle loro caratteristiche e peculiarità, per informare e sensibilizzare il mondo degli adulti e in particolare coloro che dovrebbero tutelare il nostro patrimonio arbustivo (politici, imprenditori, ma anche mamme e papà, parenti e conoscenti).

L’idea che stava alla base del progetto era molto semplice: il modo più efficace e incisivo di affrontare i cambiamenti climatici potrebbe essere quello di piantumare e prenderci cura degli alberi sul nostro territorio. I benefici in termini di pulizia dell’aria, di abbassamento della temperatura etc. sono evidenti anche per chi non si è mai curato di questa tematica e, allora, perché no?

In più, avevo anche una fortunata coincidenza dalla mia: l’amministrazione comunale di Calco nel 2016 ha deciso di donare alla scuola, per scopi didattici, un frutteto, collocato in un prato antistante la palestra. La mia attuale seconda, con la mia collega Antonella Maggioni, aveva dedicato molto del tempo delle ore di scienze di prima media nel frutteto, usandolo proprio come laboratorio per l’osservazione e la cura degli alberi da frutto.

Piantina del frutteto realizzata dai ragazzi con i nomi dei singoli alberi (prima ancora di conoscere a quale specie appartenessero).

Dopo averne parlato con Antonella, insieme abbiamo deciso che durante le ore di compresenza di Scienze (altra fortunata coincidenza concessaci dalla nostra Dirigente), avremmo continuato e ripreso il lavoro di osservazione nel frutteto. Così abbiamo organizzato altre uscite e abbiamo anche invitato l’ex Assessore comunale alle politiche ambientali, per parlare ai ragazzi degli alberi da frutto e per farli assistere al momento della potatura.

Antonella mi ha riferito che l’ex Assessore, Roberto Meregalli, l’anno precedente aveva regalato ai ragazzi un opuscolo, per sensibilizzarli sulla tematica del mondo vegetale, dal titolo Vegetale a chi?

Si tratta di un libretto edito dal Comune di Calco che fa riferimento ad alcune delle tematiche trattate dal divulgatore Stefano Mancuso. L’idea generale era quella di capire che il modo vegetale è all’origine dello sviluppo della vita sul nostro pianeta e che le piante fanno parte del mondo degli esseri viventi e, come tali, vedono, sentono e hanno una forma particolarmente evoluta di intelligenza, differente dalla nostra, certo, ma capace di cooperazione e comunicazione.

Una delle prime evidenze emerse dagli scritti dei ragazzi è stata proprio la consapevolezza di quello che era stato loro spiegato, e che era stato scoperto non solo attraverso le lezioni teoriche, ma innanzitutto attraverso l’esperienza; era altresì evidente l’entusiasmo e l’attaccamento per quelli che sono diventati i loro amici: gli alberi.

Ecco cosa è emerso dai loro scritti.

«Con quell’albero ho passato belle esperienze, tra cui quella che preferisco, ovvero la scoperta di cose nuove, cose che non mi aspettavo, per esempio non si può dire che un albero non sia un essere vivente come noi umani perché lui è grande, alto (3,5 mt) e ha la pelle (la corteccia), le braccia (i rami) e molta chioma (le foglie) e infine piedi e gambe (tronco e radici), ha tutte le caratteristiche fisiche di un essere umano. Gli alberi oltretutto sono intelligenti, non è un’intelligenza pari alla nostra, ma anche superiore, essi infatti aiutano l’ambiente e non lo distruggono. Inoltre, ai piedi di quell’albero abbiamo fatto giochi, detto barzellette, scherzi con gli amici e lui era sempre lì, ad ascoltare.» [Irene]

«È stato divertente, ma anche interessante, cominciare a scoprire il mondo vegetale. Ho capito che prendersi cura di un albero non è una cosa banale, se lo desideri davvero diventa un amico indispensabile.» [Asia]

Sempre dai racconti di Antonella, ho scoperto che per i nostri alunni 'stare' in un giardino-frutteto non era un'esperienza così comune: ridendo, mi ha raccontato che quando ha chiesto loro di sedersi per terra per la prima volta, alcuni si sono letteralmente rifiutati di farlo: perché? Perché non l’avevano mai sperimentato e la cosa li metteva a disagio. Certo, dalle parole appena riportate non si direbbe… fortunatamente i ragazzi hanno dei tempi di ripresa abbastanza veloci, vien da dire! Anche questo piccolo disguido, però, è stato colto come spunto per chiedere all’amministrazione comunale delle sedie da mettere nel seminterrato, da poter utilizzare durante le lezioni nel frutteto. Oggi tutte le classi che si recano nel frutteto usano le loro sedie anche per attività che esulano dalla materia specifica di scienze (ma hanno anche imparato tutti a sedersi per terra).

Un’altra cosa molto interessante che Antonella mi ha spiegato è stata che in prima, in realtà, la classe era partita dall’osservazione di un noce e di un faggio, alberi molto grandi e imponenti; quando, poi, si è presentata l’opportunità del frutteto si è deciso di modificare l’attività, affidando ciascun albero ai singoli ragazzi. In pratica, per ciascun albero c’erano due alunni. Come si può evincere dagli estratti dei testi di cui sopra, la strategia è stata vincente: gli alberi sono diventati davvero i loro alberi 'personali'. Gli alberi da frutto, di dimensioni più piccole, infatti, erano più facilmente osservabili. L’esperienza di cura, quindi, è diventata anche un’esperienza di tipo affettivo, più incisiva.

 

Quest’ultimo aspetto ha avuto anche una ricaduta didattica incredibile, a parer mio. Quando si è trattato di decidere in che modo formalizzare i contenuti di ciò che stavano imparando, ho proposto ad Antonella di usare diverse tipologie testuali: ciascun ragazzo avrebbe lavorato sui singoli testi proposti che poi avrebbero costituito l’approfondimento da inserire nella lettera. La prima forma di testo è stata di tipo espositivo. Abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontare in una relazione la propria esperienza nel frutteto e l’incontro con l’ex Assessore.

Dopo aver introdotto in breve la tipologia testuale ed esserci esercitati, siamo passati alla fase di verifica: il loro tema del mese sarebbe stato la relazione sul frutteto. I risultati sono stati sorprendenti.  La classe, infatti, fino a quel momento, a parte rare eccezioni, aveva dimostrato scarsissima abilità nella scrittura (si tenga conto che l’anno della quinta elementare, quando si intensificano maggiormente le attività legate al tema in classe, per loro era stato un anno di DAD). Quasi tutti i testi delle relazioni (che potete leggere qui) presentavano, invece, una buona padronanza della forma scritta: erano completi, esaurienti e, soprattutto, ben scritti.

«L’anno scorso con la nostra Professoressa di scienze ci siamo occupati di osservare gli alberi nel frutteto scolastico. Lì ci sono 16 alberi e io ho osservato l’albero D; infatti ogni albero ha un nome con una lettera che gli avevamo dato noi quando non sapevamo ancora il nome per riconoscerlo. È in fondo al frutteto dietro tutti gli alberi. È un Prunus avium della famiglia delle Rosacee, è una varietà di ciliegia, più comunemente detta amarena, i suoi frutti sono quasi uguali alle ciliegie, ma più aspri e meno rossi, quasi un rosso acceso.» [Susanna]

«L’anno scorso, quando mi venne affidato l’albero O, il secondo pesco del frutteto (puoi trovarlo nella cartina qui a destra), avevo ben poche informazioni su di esso. Non sapevo che albero fosse, quali erano le sue caratteristiche, o quale fosse il suo aspetto in primavera. Avevo un sacco di domande, ma andando avanti nel lavoro, iniziai a capire molte cose e a rispondere ad esse. Iniziammo ad osservare le gemme che sul mio pesco erano apicali o avventizie. Le gemme sono dei piccoli prolungamenti del ramo e possono essere: avventizie ai lati, ascellari tra i due rami e apicali all’apice di un ramo.» [Lorenzo]

Discutendo con Antonella, abbiamo constatato la veridicità dell’assunto per cui se un argomento è posseduto, ma soprattutto se ne si è fatta esperienza, anche la forma verbale espositiva migliora, inevitabilmente. Un conto però è leggerlo sui manuali di didattica, un conto è vederlo realizzarsi in modo così evidente in un contesto reale.

Altro aspetto interessante di questo lavoro multidisciplinare è stata la proposta di Antonella per le altre due tipologie testuali. Un giorno, infatti, mi ha chiesto cosa ne pensassi dell’idea di portare i ragazzi nei boschi antistanti la scuola, presentare loro alcuni alberi presenti in loco per poi scrivere un tema in cui si paragonassero a quegli stessi alberi. Voleva proporre, poi, un tema sulla potatura degli alberi, impostando un paragone con la 'potatura' che i ragazzi subiscono nell’adolescenza da parte degli adulti. Ho subito accettato (anche se tra me mi sono detta: ma che insegnante di lettere sono se queste idee non vengono a me?).

I lavori dei ragazzi sono stati bellissimi, la cosa che mi ha più impressionato è quanto questo momento di scrittura li abbia aiutati a dire di sé:

«Circa due settimane fa con la classe e con le Prof. Valsecchi e Maggioni siamo andati in un boschetto vicino alla scuola per scoprire il portamento degli alberi e per scoprire quale pianta si avvicina di più al nostro carattere e comportamento. Mentre quasi tutti i miei compagni avevano già trovato un albero simile a loro, io invece neanche l’ombra, o almeno così credevo prima di vedere l’edera! Nel mio caso non era un albero ma un rampicante. L’edera era esattamente dietro di me, attaccata alla recinzione, aggrappata ad una pianta. Mi sono resa conto che mi rispecchiava perfettamente. Quando l’ho detto alla Maggioni, inizialmente pensava che stessi scherzando, poi però mi ha raccontato che come tutti gli esseri viventi, anche le piante hanno bisogno di nutrienti e l’edera non fa eccezione, anche se si differenzia per una caratteristica importante: ha bisogno di altre piante per vivere e crescere, perché il cibo di cui si nutre è la linfa di altri alberi e quindi non può nascere in una radura desolata e vuota, proprio come me. Io ho bisogno dei miei amici per crescere, perché altrimenti rimango come lei, senza appoggi su cui sostenermi per aggrapparmi e maturare. Senza gli amici rimaniamo da soli, dimenticati, senza uno scopo e finiamo per appassire.» [Federica]

«Io come albero ho scelto il castagno, un albero alto e robusto in cui mi rivedo. Appena l’ho visto ho capito che doveva essere il mio albero, anche perché il frutto che produce, la castagna, è buono come me, ma duro come la mia testa. Ha radici lunghe e ben salde che lo sorreggono, come i miei genitori. Le foglie del castagno hanno una forma particolare che ricorda quella di un altro albero e io sono spesso scambiato con il mio compagno di classe Lorenzo. Inoltre, trovo una grande somiglianza tra la sua chioma foltissima e i miei capelli ricci che non sono mai in ordine. Questo albero non è solitario perché di solito è nei boschi e a me piace stare in mezzo ad altre persone.» [Filippo]

Il testo più difficile è stato quello sulla potatura, forse perché i ragazzi hanno avuto timore o riguardo nel raccontare delle loro fatiche con gli adulti, ma ho pensato che in fondo andava bene così. Forse la relazione educativa ha a che fare con una citazione di Munari sugli alberi: «L’albero è l’esplosione lentissima di un seme».

È una citazione che mi piace molto perché dà la cifra della forza, della potenza della natura, ma anche della sua incredibile pazienza, del tempo, del saper aspettare. Forse aiutare a far crescere i ragazzi è un po’ come piantare un seme: assistere all’esplosione lentissima di un seme.

«Un albero viene potato per crescere bene, continuare a fare frutti più buoni, per togliere i rami morti e far crescere quelli più resistenti. In certe occasioni la potatura viene eseguita per riuscire ad arrivare a prendere i frutti dell’albero che non devono trovarsi troppo in alto. Se ci pensiamo bene anche noi preadolescenti veniamo potati quotidianamente da genitori, professori e figure che ci aiutano a crescere ed educarci. A noi però molte volte non piace essere potati, perché lo vediamo come un limite che ci viene imposto e vorremmo essere liberi. Noi preadolescenti ci sentiamo grandi, quindi crediamo di poter fare cose che alla nostra età non si possono fare, questa cosa ci porta spesso a scontrarci con i nostri genitori; la nostra è l’età in cui si forma il carattere, quindi non possiamo essere accontentati in tutto come quando eravamo piccoli. Secondo me la potatura di un umano avviene anche quando si perde una persona cara, una persona che nella tua vita significava tanto e quindi è come se perdessi un pezzo di te. A me è successo, mio nonno è venuto a mancare. Lui era tutto per me, guardavamo le partite insieme, parlavamo di calcio e mi aveva promesso che appena fosse uscito dall’ospedale, mi avrebbe portato a vedere un derby. Quando il 19 andrò allo stadio a vedere il derby, sarà come se lo guardassi con lui. È bello capire quante somiglianze ci siano tra un albero e un preadolescente.» [Nicolò]

La storia delle Lettere verdi non è finita qui: dopo che i ragazzi hanno scelto a chi spedire le loro lettere sugli alberi e dopo averle spedite, da alcuni Ministeri, dalla Regione Lombardia, dal Comune e da un papà imprenditore sono arrivate delle risposte in cui i mittenti erano piacevolmente colpiti dall’iniziativa.

Ora siamo diventati custodi di un albero che il papà di Alberto ci ha regalato con Treedom, una start-up che pianta e accudisce alberi nei più svariati angoli della terra e per l’anno prossimo il Comune ci ha regalato una vacanza in Trentino-Alto Adige. Andremo in visita a un frutteto altoatesino, per imparare ancora di più, cosa voglia dire avere un rapporto di collaborazione e convivenza utile con il mondo che ci circonda.