La scorsasettimana, foglie; questa, sassi. Ai sassi, appunto, Leo Lionni eBruno Munari hanno dedicato un libro, a distanza di dieci anni l'unodall'altro. Entrambi li presentano come oggetti d'elezione dellosguardo. Presenze naturali altre rispetto all'umano, e in quanto talimute nella loro alterità. Fenomeni in grado di condurre l'osservazionedall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande. Misura esattafra microcosmi e macrocosmi.  Universiestetici su cui esercitare la pratica della lettura fra  empirismoe immaginazione, esteriore e interiore. Assumere un materialepovero, come un sasso, che si trova ovunque,  democraticamentee caoticamente contiguo a milioni di altri sassi,  significafare una scelta di principio. Dichiarare la potenza dello  sguardonell'assunzione e nell'elaborazione di senso, anzitutto. 
 L'originalità èsolo un accidente, una    conseguenza. La voluta “povertà” visiva diquesti libri, che vanno    contro ogni regola di buon senso commerciale,insegna agli editori che    cercare di fare libri che “piacciano”,cercare di azzeccare titoli    giusti è un'arduo mestiere, non unamagica/meccanica pratica di    marketing. Lo scrittore franceseFrancis Ponge, in Il partito preso delle cose,(moderno De   natura rerum,manuale poetico al metodo di  “considerare ogni   cosa del tuttosconosciuta, e di passeggiare o di  sdraiarsi nel   sottobosco osull'erba e di riprendere tutto  dall'inizio”), dedica ai   sassi unbel capitolo intitolato,  appunto, Il ciottolo,di cui riportiamo un brano: Un'estate di qualcheanno fa, a Milos, quando ancora eravamo editori in erba, sedotti dai sassiincredibili di quest'isola vulcanica, ci siamo dati, pazzi di gioia, aun'orgia minerale che è culminata così:
Dalontano era un'isola (1971) e Sulla spiaggiaci sono  molti sassi (1961), entrambi in originepubblicati da Emme  Edizioni, spiegano ai lettori che gli occhiservono per conoscere. E che  la conoscenza significa, anzitutto,saper vedere, saper guardare.
Quindi,  nell'accensionecreativa di cui lo sguardo è fautore, quando    il fuori,  ilsasso, diventa spazio dove esercitare i movimenti del    dentro,dell'immaginazione, diventando metafora dell'umano e dellesue     insopprimibili necessità narrative. Diventando,cioè, voce, disegno,    parola. 
Serve altro perfare un libro?
In un consigliabile saggio dal titolo Lestorie che curano, James Hillman definisceil logos come, sostanzialmente ilpotere intuitivo della mente di creare un cosmo e di dargli unsenso. Guardiamo e  riguardiamo i disegni a matita diLionni, le fotografie in bianco e  nero di Munari. Aiutano a capireche quel che chiamiamo stile è prima di tutto una     qualitàdel pensiero. 
Agli autori,che scrivano o disegnino, che l'umiltà è un  abito   necessario almestiere poiché è l'unico modo per entrare in  relazione   con ilmondo, e la relazione col mondo è ciò che permette di  trovare   emettere a fuoco ciò che abbiamo in noi. 
Se ora voglioesaminare con più attenzione uno dei tipi particolari della pietra,allora la perfezione della sua forma, il fatto che io possa afferrarlo erigirarlo in mano, mi portano a scegliere il ciottolo.
Il ciottolo è esattamente, d'altra parte, la pietranell'epoca in cui comincia per essa l'età della persona, dell'individuo,cioè della parola.
Paragonatoal banco roccioso da cui deriva direttamente, il ciottolo èla pietra già frammentata e levigata in un grandissimo numero diindividui quasi uguali. 
Paragonato alla ghiaia,per il posto in cui lo si trova, per il fatto  che anche l'uomo non èsolito farne un uso pratico, si può dire che  esso è la pietra ancoraselvaggia, o per lo meno domestica. Dato che per pochigiorni ancora è senza significato in ogni campo pratico del mondo,approfittiamo delle sue virtù.
(Einaudi, 1979;traduzione, Jacqueline Risset)
      



 